Il prossimo 17 settembre, al Piccolo Teatro Strehler di Milano, è attesissima la conferenza, organizzata da Deutsche Bank Italia in partneship con l’Eni, che vedrà affrontare con il pubblico presente in sala (maggioritarie saranno senz’altro le presenze al femminile) sette donne leader (africane e no), ciascuna esperta del proprio ambito lavorativo, intorno al tema del cosiddetto sviluppo “sostenibile”.
L’incontro è previsto articolato (si partirà come orario nel primo pomeriggio alle 15,30) in due momenti di riflessione , ciascuno dei quali sarà sempre preceduto da un video breve, il quale mirerà a sottolineare lo specifico di un confronto tra le differenti economie africane e quelle europee.
E questo, ancora una volta, nella convinzione che una collaborazione fruttuosa (Europa-Africa), in un clima che sia di pace e di autentica democrazia, possa pagare .E anche bene. E per entrambe le parti in causa.
L’Eni in Africa ha un’esperienza professionale sul campo molto provata e di vecchia data, senza sottovalutare per questo, accanto alle luci, le immancabili ombre, che pure ci sono state e che nessuno intende negare. Resta, però, che il continente africano presenta per noi europei alcuni elementi distintivi che devono contare. Elementi che non ci possiamo permettere di trascurare con i tempi che corrono. E che semmai, con modestia, sarebbe il caso di tenere ben presenti.
Nel ruolo lavorativo al femminile, ad esempio, le donne africane fanno registrare un tasso di crescita, negli ultimissimi anni, addirittura di molto superiore a quello europeo (le statistiche in possesso di Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, per l’Italia ci dicono, addirittura, che essa risulta essere all’80’ posto dopo il Ghana e il Bangladesh). E, dando tempo al tempo, si perverrà per tutte le donne dei Paesi in via di sviluppo anche all’accesso allargato di beni e servizi proprio come già accade, al momento, in Europa e in altre parti del pianeta.
E, a dirla tutta e bene, l’impegno delle donne africane non riguarda solo l’artigianato, la piccola industria e/o il commercio o le professioni ma anche la politica.
Nel Rwanda di Paul Kagame si registra da molti anni, e senza tema di smentite, la più alta percentuale di donne in Parlamento rispetto ad altri Paesi nel mondo.
Ritornando al meeting di Milano (Women in Business and Society), esso giunge per la prima volta in Italia.
Sono attese dall’Africa, in particolare, la liberiana Leymah Gbowee, Premio Nobel per la Pace e, soprattutto, direttore di “Donne per la Pace e la Sicurezza in Africa”e la mozambicana Esperanca Bias, ministro delle risorse minerarie del Mozambico, che entrambe parleranno dell’importanza dello sviluppo energetico, che all’Africa oggi fa problema e, quindi della partnership pubblico-privato.
Oltre alle africane ci saranno un’islandese (l’Islanda per molti di noi è assolutamente un mondo sconosciuto e tutto da scoprire), una cubana e numerosi importanti nomi di italiane,alcuni dei quali noti anche al grosso pubblico come Paola Severino, docente di Diritto Penale e già ministro della Giustizia, e Suor Giuliana Galli, membro del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo.
Conduttrice dell’incontro e moderatrice degli interventi sarà la nota giornalista di Rai News24, Monica Maggioni, affiancatae supportata nello specifico di alcuni contenuti di settore, per l’intera durata ,da Paolo Scaroni (amministratore delegato Eni) e da Flavio Valeri (amministratore delegato Deutsche Bank Italia).
E tutto perché, anche il superare le differenze di genere nel campo lavorativo, vuol dire oggi promuovere quella crescita responsabile, che tutti auspichiamo, capace di guardare lontano. Molto lontano. Fare divenire , insomma, il”futuro” un po’ più “presente”.
E “donna” che lavora è più bello.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
ndr.) nella foto Leymah Gbowee, autrice di "Grande sia il nostro potere", edito da Corbaccio