Una equipe medica dell’ospedale San Raffaele di Milano ha eseguito per la prima volta al mondo un trapianto di cellule staminali ematopoietiche su due pazienti affetti da neuromielite ottica, una grave malattia neurologica. I risultati a due anni dall’intervento sono incoraggianti.
Cellule staminali: cosa sono? Perché sono una risorsa importante? Scoprilo cliccando qui e scaricando gratuitamente una guida alla conservazione delle staminali del cordone ombelicale.Il trapianto è avvenuto due anni fa ma i risultati sono stati diffusi soltanto in questi giorni, dopo un lungo periodo di osservazione. I risultati ottenuti dal team, guidato dal professor Giancarlo Comi, direttore del dipartimento di Neurologia e dal dottor Fabio Ciceri, che dirige l’Unità di Ematologia dell’ospedale, sono molto promettenti.
“Si tratta di una patologia che nella maggior parte dei casi conduce ad rapido accumolo di disabilità, nonostante i normali trattamenti immunosoppressivi e immunomodulanti” ha spiegato il professor Comi “Dopo il trapianto allogenico di cellule staminali, avvenuto oltre due anni fa, nei due pazienti la progressione della malattia si è arrestata, i deficit neurologici sono parzialmente regrediti e non vi attualmente alcun segno di riattivazione della malattia”.
I medici hanno inoltre spiegato che questo trattamento si è rivelato sicuro, in quanto nessuno dei due pazienti ha sviluppato infezioni gravi che complicanze come la malattia del trapianto contro l’ospite (GvHD).
Il dottor Attilio Abbondanza, immunologo e co-autore dell’articolo apparso sulla rivista scientifica Annals of Neurology, dove è stato pubblicato il lavoro, ha spiegato che il fattore più soprendente è stata la normalizzazione dei parametri immunologici con la rigenerazione del sistema immunitario sano e la scomparsa degli autoanticorpi nocivi.
Il team che ha eseguito l’intervento ha concluso sottolineando che nonostante il numero limitato di pazienti su cui è stato testato il trattamento, questa esperienza suggerisce che il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche potrebbe essere efficace contro questa patologia.