Magazine

MilanoNichiSolaAndata, Festa del Cinema Invisibile, pugliesi migranti

Creato il 02 giugno 2010 da Patriziacaffiero

festa

I pugliesi migranti, quelli come me - dagli anni novanta in poi - hanno scritto molte storie, ma poche di queste narrazioni sono su carta.
Una delle qualità che accomuna le nuove generazioni di migranti è la discrezione.
Il distacco dalla nostra regione d'appartenenza non è avvenuto compatto,
nessuna piccola schiera armata di valigie, nessuna categoria d'appartenenza che desse agio alla schedatura facile.
Foglia a foglia ci siamo staccati da rami antichi e pazienti.
Qualcuno è figlio di piccoli borghesi, altri di contadini. Qualcun altro di famiglie benestanti.
Neppure un ceto sociale unico d'origine, ci ha connotato.
Noi pugliesi migranti, quelli infiammati dall'ambizione di fare cultura o arte.
In una nazione che si è sempre disinteressata di sostenere chiunque in questo processo difficile e delicato.

Non esiste il concetto di sussidio, neppure un dibattito su questo argomento, così fondamentale in altre nazioni europee per chi desidera cominciare e sostenere un percorso d'arte.

Noi pugliesi migranti siamo equipaggiati obbligatoriamente fin dalla nascita da una tenacia senza fine e di un immaginario pugnale pacifico e inarrestabile fra i denti.
Un brillare di occhi neri acuti, forzati all'umiltà dall'esperienza imposta, il precariato da vivere, orribile, che non si immaginava prima.

Galere lavorative ci aspettavano all'arrivo, dopo il viaggio sui treni della speranza, del cambiamento.

Lavorerò e scriverò di notte. O dipingerò. O danzerò. Organizzerò eventi.

E insieme alla faccenda sgranata e storta del procacciarsi il sostegno economico per pagare affitti vergognosi- se la parola vergogna non fosse stata desemantizzata per tutti noi che viviamo sotto l'ombrello impermeabile delle alpi- siamo rimasti da soli a inventarci le elaborazioni da distacco dalle nostre radici, dall'orizzonte di un mare invincibile, dalla famiglia spesso rimasta a custodire il suolo inaridito in ogni senso.

Qualcuno ha risolto il suo conflitto passando ogni giorno libero dagli impegni lavorativi al sud, e qualche volta questo non mi è sembrato corretto.

milanonichisoloandata

Non mi sembra sia eticamente giusto usare il Nord come dispensatore di stipendi e come dormitorio.
Ma questo dato va considerato come sintomo di un disagio nascosto, drammatico.
Qualcuno ha provato a vivere le regole civili ed esistenziali di un nord Italia che è davvero una nazione distinta e molto diversa per molti aspetti da quella d'appartenenza.

Siamo quasi tutti dotati di un background intellettuale mica da ridere.
All'università di Lecce, dipartimento di filologia- dove ancora oggi agisce un grande formatore, il filologo romanzo e studioso della lingua italiana Rosario Coluccia, negli anni novanta, potei formarmi oltre che con lui, insieme a intellettuali dalla levatura impossibile.

Al Nord, francamente, non ho più trovato simili cenacoli.
Dopo il cinema d'essai visto ritualmente insieme ricordo leggendarie discussioni interminabili e agguerrite e sostanziate da categorie del pensiero filosofico, marxista e non solo.

Carlo De Carlo. Giuseppe Giuranna. Pici Faggiano. Marisa Prete. Marco Minerva. Cosimo Pacciolla. Stelvio Attanasi. E molti altri. Partecipavamo in piccoli gruppetti, una messe di studenti brillanti e ancora provvisti dell'idea di un futuro alle conferenze di relatori importanti.

Loredana Gianfrate. Marcella Romano. Saulo Delle Donne. Tranne Saulo e Lordana, quei ragazzi che frequentavo allora non vivono più nel salento, ma a Roma, a Milano, a Torino, a Bologna.

E all'estero, naturalmente, invogliati alla partenza da una classe di politici che svuota di cultura ogni anfratto del sistema per renderlo più malleabile, totalmente asservito e manipolabile.

foto di giuseppe la forgia

Questo e molto altro mi viene in mente dopo aver partecipato sabato 29 maggio scorso a Milano ad una bella festa, una delle due serate della festa del Cinema invisibile in una speciale versione, al circolo ARCI La Scighera di Milano.

Ero lì con Viviana Guadalupi, scrittrice ricercatrice danzatrice e attrice.
L'ho rivista, emozionandomi, dopo un numero d'anni non precisamente quantificabile.

Anche lei si è formata alla scuola Coluccia, splendida ragazza in bilico fra un percorso artistico di qualità e la famiglia, fra Salento e Nord.

Oltre alla scelta di cinque film rappresentativi delle quattro edizioni del festival che ha avuto luogo a Lecce negli ultimi anni (segnalo soprattutto la gemma Amelia della bravissima Chiara Idrusa Scrimieri e L'isola analogica di Francesco G. Raganato) c'è stata un'anteprima d'eccezione, quella del film MilanoNichiSoloAndata, regia di Paola Crescenzo e di Daniele Guadalupi, (2010, 32'), girato sui nichibus, gli autobus noleggiati per chi dalle città dell'Italia settentrionale si è spostato a votare in Puglia per il candidato Nichi Vendola alle ultime elezioni regionali.

Il film di Paola e di Daniele è un documento equilibrato che sfrutta per la maggior parte la tecnica dell'intervista, passando accortamente il giudizio sul fenomeno nichi agli intervistati e non tagliando in fase di montaggio atteggiamenti critici e perplessità di alcune voci.
Ma questo onesto atteggiamento di ripresa di quello che accade, privo di retorica o di qualsiasi superficiale esaltazione della figura del leader Nichi, presente in pochi secondi di sonoro in una folgorante chiusa del film non eclissa l'intento fortemente etico dell'opera.

Ai bordi delle autostrade la telecamera riprende con assiduità fiori in boccio, presenza quasi assurda per il semplice fatto di testimoniare la vita nei non luoghi.
E' indimenticabile del film la carrellata silenziosa degli sguardi accesi puntanti verso la telecamera di alcuni nichiviaggiatori.

In tutto questo, nelle arcate del risveglio culturale che da molti sintomi avviene in Puglia e del salento in particolare. Lo deduciamo, per esempio, dall'esistenza di questi film, o dalla mappatura che possiamo fare di certa nuova scrittura; tra tutte quella di Luisa Ruggio scrittrice, intellettuale e giornalista che ha scelto in forte dissonanza e controtendenza di r/esistere al sud, a Lecce, coltivando con il suo compagno Dario Congedo (compositore e percussionista geniale) un'intrepida indipendenza di idee, e con altissimo artigianato la sua arte scrittoria.

Anche Loredana Gianfrate, laureata in Lettere moderne (sempre la scuola Coluccia), con il suo compagno Ernesto Martonucci ha fatto della Puglia il suo campo d'azione e oggi gestisce e lavora con forme innovative di intervento su una lunga lista di biblioteche e archivi storici producendo lavoro anche per gli altri oltre che per sé (controtendenza! Qualità di interventi!)

nichi-vendola

Connessioni profonde di amicizia, di collaborazioni, connessioni d'amore fra noi migranti foglie cadute lontano dall'albero, e da chi ha 'resistito' in loco.
Ho conosciuto da poco Davide Manico, straordinario coreografo, danzatore, intellettuale proveniente dalla provincia di Lecce che vive da un decennio a Milano, ma questo non accade spesso: noi pugliesi 'dispersi' raramente abbiamo fatto rete, non abbiamo particolarmente legato nelle grandi città omologate sfornite ormai da decenni di validi punti di ritrovo, di caffè letterari.

Internet ha compensato in gran parte questa mancanza.

Nichi Vendola. Una figura aggregante, carismatica, un padre sui generis che sembra riportare mille punti dispersi verso un centro.
Con parole d'amore e di politica vissuta nel suo corpo, con il suo linguaggio che è letteratura, e nei fatti concreti produce un siero eccezionale, una seta sconosciuta fin'ora: fa rinascere la speranza di credere in un'utopia vissuta.

Il suo viso barbarico, arcaico è un faro che riporta l'attenzione a sud, e da sud la riverbera in Italia. Più di 300 fabbriche sono nate spontaneamente per lavorare sul territorio nazionale, il loro numero aumenta esponenzialmente per tentare di riempire il vuoto che ha lasciato da tempo la sinistra tradizionale, per dare dignità alla politica che parte dal basso.

Un dato importante attraversa questa narrazione in fieri, quello stesso dato che ha percorso la campagna elettorale di Obama in America: si nota un rovesciamento di quello che sembrava una realtà assoluta e definita una volta per tutte,la constatazione di un dato clinico: l'afasia e l'inerzia presente nelle giovani generazioni.

Film del cinema indipendente come quello di Paola e di Daniele e di molti altri; l'opera di alcuni non puramente destinata ai circuiti commerciali, l' esistenza di artisti resistenti; la motivazione forte di chi attraversa migliaia di chilometri per votare un poeta tradendo una luce intensa negli occhi testimoniano la sopravvivenza della speranza di mutare lo stato delle cose.
Sta a tutti noi proteggere questa piccola fiamma tenace.


Il video

Comments


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog