Per quanto abbia passato mattine e pomeriggi infuocati dal sole australiano dentro acidi alberi da fico, o chino strappando erbacce in un campo di zucchine, niente è stato più difficile che la prima settimana di lavoro in banca. In quella settimana ho imbustato più di 16000 fogli, per circa 4000 buste, dalle 8 del mattino alle 5 del pomeriggio, dal lunedì al venerdì. Grazie ad ore di Ipod e una tenacia mentale da sudori alla schiena.
Il percorso sul treno per le vie di Melbourne era tra i più belli che mi potessero capitare. Prima tra le dritte strade del centro. Poi tra i grandi gioielli architettonici dello sport, come il Melbourne Cricket Ground da 150k posti, o il neo-eretto stadio del rugby, col suo strano tetto bianco che ho visto crescere fino al giorno dell’inaugurazione (Australia-Nuova Zelanda, ovviamente). Infine nel bel quartiere che cresce intorno a Church Street, precedendo San Kilda e il mare.
Scordate tutto ciò che di bello ci potete vedere però, per adesso. Io almeno me ne accorgerò solo diverso tempo dopo. Per ora la mia attenzione è rivolta verso una cucina di ostello da più di 100 stanze, alle 7 del mattino, marmellata economica e tavoli di metallo, una receptionist incazzata a fine turno e neanche troppo carina. Anche tutto questo verrà poi apprezzato e rimarrà nella memoria come un tempo felice. Non durante i primi giorni di banca però.
Se magari sono io che non mi sveglio volentieri alle 6 del mattino, sono certo che nessuno sarebbe felice di farlo facendo una doccia in un bagno pubblico, camminando in corridoio col proprio accappatoio indosso, radendosi la barba ogni mattina con al fianco un altro paio di tizi incazzati quanto voi che fanno altrettanto. Ci si abitua. Ma all’inizio non piace.
Il tram poi e senza biglietto, perché non si fa la multa ad un turista che vive in ostello. Neanche il più duro dei controllori può riuscirci. E questa affermazione è provata perché quella che beccò me era tostissima, ci provò, ma non ce la fece neanche lei. Non c’è modo. Comunque, niente di tutto ciò che precedeva l’arrivo in banca poteva essere peggiore dell’imbustare migliaia di estratti conto ANZ, manualmente. Trasformandosi in una macchina per 8 ore consecutive, con appena lo spazio di mezz’ora di umanità, con cibo e acqua, poi di nuovo seduto al tavolo. Cercando di domare la mente.
Il metodo è tutto. La pila di estratti conto sta sulla sinistra. Al centro spazio vuoto di manovra. Sulla destra la scatola da riempire, piccolo traguardo che vale uno zuccherino e il senso che la missione non è infinita, che una meta c’è ed è raggiungibile. Ipod su musica che racconti storie, con le cuffie messe in modo tale da non ostacolare in alcun modo i fogli. Ascoltando quintali di Deandrè, Dalla, De Gregori, Paolo Conte. A fiume, senza sosta. Immedesimandosi in ogni parola ed ogni personaggio pur di svagarsi, di smettere di ripercorrere la propria vita a ritroso, col corpo immobilizzato e obbligato a muovere le mani unendo e dividendo fogli, aprendo e chiudendo buste, leggendo nomi e numeri di pagina senza che questi abbiano alcun tipo di senso.
Immagino ci siano più modi per non impazzire facendo il lavoro di una macchina e molti che hanno lavorato in uffici o fabbriche ne saprebbero di certo parlare meglio di me. Il principale per me è stato svagarsi, pur continuando a tenere una parte della mente concentrata sul lavoro delle mani, perché in fondo la cosa più stancante è ripetere sempre lo stesso movimento e nel modo migliore possibile. La concentrazione necessaria è assoluta, ma la monotonia e la totale vuotezza di interesse dell’oggetto di questa attenzione sfibrano poco a poco a tal punto da portare al limite del controllo. Per questo è necessario svagarsi, tramite la musica o l’obbligo ai pensieri felici.
Una tale attività mette alla prova in tutto e per tutto. La compostezza del corpo è testata, così come la mente che deve sguazzare esclusivamente in se stessa contenendosi e rigenerandosi. La propria integrità è vagliata; si spedirà a John Seaman il suo estratto conto interamente, o parte di questo sarà erroneamente indirizzata a David Walsh? Inoltre, sei in grado di prefiggerti un obbiettivo e raggiungerlo? Hai una settimana di tempo per concludere questo lavoro così come deve esser fatto, né bene né male, solo fatto e a tuo modo, puoi farlo?
Questo è solo uno dei test cui ho dovuto sottopormi perché il mio viaggio in Australia diventasse realtà. Uno dei più difficili senza dubbio. É qualcosa che sono stato disposto a fare per viaggiare. Ed è valso la fatica spesa, perché quelle ore sono diventate soldi, e poi un van e poi migliaia di chilometri tra spiagge bianche e deserto.