Magazine Cinema
Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso), in lingua ufficiale sottotitolato.
Nella Tunisi ancora scossa dalle proteste di piazza, dalle incarcerazioni facili e da un governo traballante, due amiche devono fronteggiare la vita di tutti giorni, fatta di famiglie oscurantiste, promesse di matrimonio e vite all'estero, di datori di lavoro troppo espansivi e di sorelle da mantenere. In tutto questo la questione del velo (e della religiosità) diventa insidiosamente centrale. Una delle due amiche, su insistenza della futura suocera e da un fratello ortodosso, viene obbligata dalla famiglia ad indossare il velo e a smettere di lavorare come cameriera; l'altra, che invece il velo lo porta volontariamente, viene insidiata dal datore di lavoro che la vuole obbligare a togliere il velo per essere più carina con i clienti.
Bouzid sa come si fa un film. Fin da subito utilizza il ritmo giusto e la trama ne giova tantissimo. Si muove con sicurezza dietro la macchina da presa, senza svolazzi eccessivi, ma tentando sempre l'inquadratura giusta per dare chiarezza alla scena.
Bravissime le due protagoniste che, nonostante siano sostanzialmente digiune di cinema sono credibili e rappresentano il vero punto di forza del film.
Religione, politica e vita privata (anzi, le libertà personali) si mischiano in maniera spesso ovvia in un film sull'islam in evoluzione, ma in certi momenti del finale danno qualche squarcio, non dico originale, ma tremendamente sincero (su tutti l'ovvietà, mai espressa direttamente "la religione è politica").
Detto ciò il film si perde nel finale, troppe lungaggine, troppo girare attorno alla tortura psicologica della ragazza progressista, troppa insistenza nel rapporto fra sorelle dell'altra ragazza (che per tutta la prima parte rimane sullo sfondo e non ha un'utilità evidente). Tutto questo affossa il ritmo e mi ammazza la godibilità di un film altrimenti molto buono.
Il film è stato anticipato dal corto "Paper boat" dell'egiziano Helmy Nouh. Un corto su un ragazzo egiziano che vaga per le deserte strade del Cairo durante la notte, in un bar incontra una ragazza con cui ha un breve dialogo sui desideri, il passato e il rapporto con una società chiusa. Corto ben realizzato, ma senza idee fondamentali che si piega tutto sull'esposizione di una tesi abbastanza ovvia. Buono, ma non aggiunge nulla.
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