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Millennium: uomini che odiano le donne secondo David Fincher

Creato il 08 febbraio 2012 da Soloparolesparse

Difficile mettere mano ad un film così poco tempo dopo la prima versione e tirar fuori qualcosa che non sia una copia di un film già ben fatto ma una trasposizione nuova di un romanzo ottimo.
David Fincher ci riesce a metà (e diciamo la verità, da lui potevamo aspettarci che ci riuscisse in pieno) con Millennium: uomini che odiano le donne.

Millennium: uomini che odiano le donne secondo David Fincher

La storia la conoscete, è inutile che stia a raccontarvela di nuovo (e comunque la trovate precisa precisa su Wikipedia) anche perchè Fincher non la modifica di una virgola, giusto qualche ritocco di secondo piano su chi scopre cosa in alcuni momenti.

Il film è ottimo, coinvolgente, pieno di pathos e capace di tenere un ritmo pacato ma sempre molto teso.
Se non avete visto la versione precedente di Niels Arden Oplev ne rimarrete affascinati.
Ma se avete visto quella pellicola svedese allora un minimo di amaro in bocca probabilmente vi rimarrà perchè per tutta la prima parte Fincher si limita a riproporre le stesse situazioni con lo stesso stile.
Niente di nuovo nè dal punto di vista della vicenda (comprensibile, ovviamente) nè da quello dello stile o della tecnica.

Ne viene fuori un thriller estremamente pulito e funzionante, come il precedente.

Qualcosa cambia man mano che il film va avanti.
La musica ad esempio è molto più funzionale e ricercata, lo stile delle inquadrature e del montaggio si fa più elegante.
E poi è ottimo il momento della ricerca di indizi di Mikael e Lizbeth raccontato con un montaggio alternato serrato e coinvolgente.

Millennium: uomini che odiano le donne secondo David Fincher

Il meglio però Fincher lo tira fuori nei momenti più estremi, sia che si tratti di scene di sesso (sorprendentemente eccitante Rooney Mara), sia che si tratti di violenza.
Lì viene fuori il Fincher più secco e riconoscibile.

E man mano che ci si avvicina alla fine Millennium assomiglia sempre più al regista che lo dirige, anche grazie allo sviluppo del personaggio di Lizbeth che trova più spazio qui che nella versione precedente.
E questo proposito innegabile che venga fuori con forza Rooney Mara, davvero cruda e perfettamente calata nell’ambiguità del ruolo.

Meno indimenticabile Daniel Craig (che a me non è che piaccia molto) che comunque questa volta si trova a suo agio nella freddezza del personaggio.

E poi scusatemi ma devo chiudere con un invito a tutte le donne: date uno sguardo a questo film anche solo per imparare a sfilare le mutande ad un uomo con l’eleganza e la sinuosità di Rooney Mara nella prima scena di sesso con Craig.


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