Minchia che tranvata! 7 anni a Mora e Fede, 5 alla Minetti. Silvio e gli avvocati indagati. Bari processa l'ex premier per i soldi a Lavitola. È vero, tira più un pelo...

Creato il 20 luglio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Lele Mora nutriva la neppure troppo segreta speranza di essere assolto. Emilio Fede, per anni la “voce del padrone” in carne e ossa, puntava tutto sull'imparzialità della magistratura. L'unica a non parlare, a non esprimere idee né giudizi né stati d'animo, era Nicole Minetti. Nel corso della deposizione al processo che la riguardava insieme agli altri due figuri, si era lasciata andare a una commovente, straziante dichiarazione d'amore nei confronti di Silvio Berlusconi: “Quella mia con il presidente del Consiglio – disse Nicole guardando i giudici dritti negli occhi – è stata una storia d'amore vera. Io ho amato alla follia quell'uomo”. Roba da romanzo d'appendice se non fosse che, intercettata al telefono con una delle decine di Olgettine, ebbe a dire: “Quel vecchio bavoso e flaccido mi sta rovinando la vita...”. È vero che le espressioni d'amore sono infinite come le vie del signore, ma le parole trascritte dagli agenti della polizia giudiziaria non sembrano propriamente una dichiarazione d'amore, forse una ulteriore richiesta di denaro, ma amore proprio no, l'amore è un'altra cosa. Che la tendenza al papponaggio fosse insita nel dna di Lele Mora, è un fatto che rientra nell'ordine delle cose del mestiere dell'ex talent-scout. Lui, alle ragazze della sua scuderia, per farle diventare famose imponeva praticamente di tutto, non a caso aveva fra i suoi contatti privilegiati anche Fabrizio Corona, l'uomo che non doveva chiedere mai e che guidava senza patente. Di Emilio Fede che dire che non si sappia già? È stato per anni il megafono di Silvio. Ha dilapidato nei casinò il fiume di denaro che il Capo gli elargiva a profusione e, non bastandogli, si è scoperto che faceva pure la cresta sulle altre regalie e prestiti del Capo verso terzi. Che fosse anche un discreto procacciatore di giovin donzelle, si era già ventilato quando scoppiò lo scandalo di Noemi Letizia, ma la conferma è arrivata solo dopo il caso Ruby, una ragazzina che Emilio fece arrivare ad Arcore direttamente dalla Sicilia. La figura tragica di tutta questa storiaccia però è lei, Nicole, condannata a 5 anni per “troppo amore” e per essere stata materialmente l'organizzatrice della presenza delle Olgettine alle cene eleganti di Arcore. Il suo avvocato ha detto: “Per tre quarti, giustizia è fatta”. In effetti, molte delle accuse nei confronti di Nicole Minetti sono cadute ma è restata quella di induzione alla prostituzione (di maggiorenni) che le ha in qualche modo, alleggerito la pena. Interdizione perpetua dai pubblici uffici per Mora e Fede, e questa è la condanna che forse li sconvolge meno, così come a Nicole, nauseata (a suo dire) dalla politica, non frega una mazza di ripresentarsi alle prossime elezioni: la attende il suo vecchio mestiere di igienista orale al San Raffaele e, se possibile, un matrimonio d'amore vero e bambini da far crescere senza il mito dell'inarrivabilità. Guai invece, per 33 testimoni del processo. I giudici del tribunale di Milano hanno disposto nei loro confronti indagini più approfondite, perché mentire sotto giuramento è un reato. E nell'ordinanza sono inclusi anche Berlusconi, e i suoi legali Longo e Ghedini. Grandioso, Niccolò Mavalà: “Tutto ciò è surreale”, ha detto e, forte della sua immunità di parlamentare, se n'è andato in vacanza. Guai anche da Bari, tanto per completare quello che sembra un bollettino di guerra. I giudici pugliesi hanno stabilito che il giro di denaro Silvio-Lavitola-Tarantini, non sia stata una semplice partita di giro, ma che nasconda qualcosa di inconfessabile: un ricatto? Siccome sono dei curiosi della madonna, i giudici baresi hanno deciso di rinviare tutti a giudizio. Sarà anche vero che Silvio non ha mai pagato una donna per procurargli piaceri sessuali. Ma dio bono, quanto gli costano! 

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