L’ho incontrato durante i miei interminabili giri durante lo scorso Fuorisalone, fortemente attratto dalla sua Sonnike, una madia in legno riciclato e valorizzato. Ispirata dall’arte tribale è un buffet dalle proporzioni generose. Il deciso impatto cromatico e i suoi pattern geometrici colorati formano una texture dall’effetto tridimensionale, ottenuta dall’accostamento di assi che, dopo il ciclo di laccatura del mobile, vengono solitamente scartati. Colorazioni intense, quasi violente, rimandano a motivi decorativi tipici degli affreschi murali delle case africane. Il ricorrente effetto “spray” apre invece a un mondo decisamente più urban. Una curiosità: nasce spontaneamente, senza bisogno di schizzi direttamente in falegnameria, recuperando proprio lì, gli scarti di lavorazione.
Davide Aquini studia grafica pubblicitaria a Venezia e si diploma con una tesi sull’industrial design italiano e Bruno Munari; da qui il ritorno alle passioni originali: il disegno del prodotto, del mobile per l’arredamento e della luce. Si butta convinto nel mondo dell’autoproduzione per curare da vicino, e in ogni fase, il lunghissimo percorso che il progetto contemporaneo deve affrontare prima di diventare prodotto. Sarà per questo che ogni pezzo si distingue per alta qualità e notevole valore artistico. Seguire lo sviluppo di un’idea, dalla nascita alla forma, è per lui una sfida elettrizzante.
Ama tutti i materiali che considera “veri”, sinceri, quelli che ostentano sicurezza e mostrano il loro essere senza imitare altre materie. Marmo, legno, ceramica, vetro sono parte della nostra tradizione artigiana, un patrimonio diffuso dal valore inestimabile, fonte continua di ispirazione per artisti e designer in ogni parte del globo.
E parlando di globo non possiamo non aprire una parentesi sulla sua personale visone di globalizzazione: “Anche se viviamo in una società globalizzata, mi piace quando un progetto parla con i canoni del suo contesto e territorio, rielaborandoli in chiave contemporanea. Applicare quindi il concetto di Glocal, piuttosto che di Global, anche nel design, in un certo senso è come andare a mangiare sushi in centro America o pasta col pomodoro in India”.
Si ispira a ciò che sente far parte di se, l’essenzialità lineare dei paesi nordici e la tradizione mediterranea e del vicino oriente. Sarà per questo che nasce Byzantine una collezione di piccoli mobili contenitori in legno e metallo che si rifà all’arte dell’impero di Bisanzio. Austera fuori, ricca dentro, l’aspetto minimal cela preziosi rivestimenti interni in mosaico. Interpreta la decorazione musiva grazie alla vicinanza di differenti materiali, marmo, vetro, oro e madreperla. L’uso di tessere di madreperla, spesso irregolari e i disegni che originano, narrano di un periodo storico dove gusti, stili e sensibilità venivano condivisi tra oriente e occidente. La superficie opalescente interna crea caldi riflessi di luce. Il mobile con rivestimento in vetro e foglia oro richiama la magia d’orata di mosaici a Istanbul.
E ora accendiamo la luce. Novecento è una collezione di lampade led da tavolo a illuminazione indiretta in marmo che strizzano l’occhio all’art déco. Due le versioni, una in nero Marquinia, l’altra in bianco di Carrara, con la possibilità di personalizzazione del tipo di marmo su richiesta. Dischi spessi in marmo posano su strutture in ottone triangolari dall’aspetto quasi simbolico. Anche quando l’illuminazione non è attiva, Novecento valorizza il marmo quale elemento d’arredo, con le sue venature e screziature uniche e irripetibili che si compongono e inseguono sulla superficie lucida.
Layers è un sistema di illuminazione modulare in marmo sottile che unisce la tecnologia flat LEDs all’emozionalità del marmo. Il variare della luce e il libero sovrapporsi di quinte trasparenti creano il proprio mood personale. Un dialogo continuo tra luminosità e cristalli di materia che genera effetti davvero affascinanti.
Vasi e luci per una collezione di gusci in cemento e stucco usati come diffusori. Variopinti palloncini spatolati di cemento e stucco, in purezza o mescolati tra loro, danno vita a un variegato universo di calotte: i Fragiles. Una volta asciutti, possono essere liberati, lasciando sgonfiare e sfilando i palloncini per ottenere sagome frastagliate ai bordi, materiche all’esterno e lisce all’interno, ognuna unica nel diametro e nelle imperfezioni: incrinature, crateri, avvallamenti, sbrecciature, rughe. Una collezione che coniuga l’insospettata e poetica fragilità del cemento e dello stucco con robusti profili in metallo realizzati a mano in Italia.
Le vacanze sono ahimè terminate, è tempo di rimettersi al lavoro, ci vediamo mercoledì prossimo con una nuova storia di Funk Design!