Storia che parte negli anni 20, nel 1919 per la precisione, e finisce l'anno stesso del film, appena dopo il termine della guerra. Si svolge quasi interamente in un liceo romano.
Orazio fa il bidello. Nella prima scena, lui sempre rispettoso ed attento ai modi, lo vediamo correre per la scuola ad annunciare la nascita del suo primogenito, felicità presto strozzata dalla contestuale morte della moglie. Chiamerà Orazio anche il bimbo, che accudirà con un amore "MaterPaterno", impegnando tutto sé stesso a che il bambino cresca studiando, istruito ed intelligente, tanto che sia lui che i conoscenti soprannomineranno il bambino Professore fin da piccolo. Sarà così, il sogno si esaudirà, e non solo, il ragazzo crescerà con valori etici e morali rigorosissimi tanto da rifiutare qualunque genere di raccomandazioni.
Un sogno che ha richiesto sacrifici ad Orazio che solo un padre può comprendere. Col Professore ancora adolescente lo manderà a studiare lontano, per evitare che nella scuola dove lui lavora possa subire pregiudizi. Il giovane inizierà a lavorare lontano, poi con vari tira e molla causati non dalla sua bravura ma dalla variabilità politica, il Professore tornerà a Roma, proprio nel liceo del padre. Gioia immensa, di breve durata, c'è una "distanza" che per il bene del giovane occorre non violare. Il padre è ancora bidello, lui è diventato un Vero Professore...
Mi scuso, ho appena appena anticipato una porzione di finale, ma mi era necessaria, non potevo altrimenti giustificare le mie conclusioni. Questo film io l'ho messo nell'Olimpo, la cosa può far sorridere qualcuno che lo conosce, e devo spiegare il perché.
Ho letto di noti critici che liquidano in modo spiccio questo film con "bella prestazione di Fabrizi", "film gioioso e divertente", amenità varie ed eventuali, archiviato come commedia, ecc... . Parere personale: hanno preso sottogamba un film dai contenuti sociali importanti, non banali per il fatto di essere semplici e diretti, anzi! Forse sarà gente, questi critici, che nella vita non ha sofferto veramente, o ha dimenticato, gli stenti dell'appartenere ad una bassa classe sociale, che oltre ad essere stenti spesso di fame sono, non spesso ma sempre stenti di umiliazioni cocenti, di bocconi amari, rospi mandati giù interi. Quegli stenti Fabrizi li conosce, li ha provati, ed è per questo che la sua interpretazione è sentita, partecipata, è realismo assoluto. Qualcuno pensa che le classi sociali non esistono? Che sono un'invenzione comunista? Secondo me esistono tutt'oggi, figuriamoci allora.
La grande Epica di un Bidello, nel 1946! Sono le cose che amo vedere. Ho riso in alcuni momenti, certo, la commozione però è stata una costante, nel finale ho provato a trattenere le lacrime senza riuscirci. Molti piccoli episodi meriterebbero trattazione, ma quel finale, quell'aver cresciuto un figlio con quell'amore e vederlo appartenere ad un'altra classe che è quasi una casta, per lui inavvicinabile, ed il suo gesto ultimo, è da brividi.
Film di senso morale altissimo, ancora oggi attuale e sensato, con un Attore che ormai adoro! Aldo Fabrizi, gli dei lo abbiano in gloria, è stato anche ottimo regista, qua ce ne sono di sue perle. In questo film, del quale è co-sceneggiatore insieme a grandi nomi, si "limita" a recitare, regista è Renato Castellani, ma non sarebbe stato lo stesso questo film senza di lui, attore cresciuto nel popolo ha incarnato il Bidello Orazio come a nessuno, ai tempi, sarebbe stato possibile.
Omaggio alla figura di un Padre, con la maiuscola, questa recensione la dedico a mio Padre. Non usa internet ma un giorno in qualche modo gliela farò leggere.
un momento dolce ed esilarante, Orazio difende la sua gallina, non fa più uova ma gli tiene compagnia e si rifiuta di fargli tirare il collo
Aldo Fabrizi, in un bel primo piano nel finale, è un grandissimo!