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Mio marito è gay, ma non ha avuto il coraggio di dirmelo

Da Psicologiagay
di | pubblicato il 3 ottobre 2013 0 commenti

E’ molto frequente prendere consapevolezza del proprio reale orientamento sessuale dopo aver contratto un matrimonio e aver avuto dei figli.

Spesso questo capita anche dopo tanti anni di vita insieme, i figli già grandi e fuori di casa. Non c’è una regola in questo, lo abbiamo detto più volte in altri post (qui ad esempio). Ognuno ha i propri tempi, le proprie paure e timori, il terrore di perdere l’affetto delle persone più care o di rivoluzionare completamente la propria quotidianità.

Mio marito è gay!

Questo è vero ed è importante rispettare chi non si sente ancora pronto/a a parlarne con il/la partner. D’altra parte, però, è fondamentale considerare che la nostra decisione di rimandare ha un impatto notevole anche su altre persone.

Mi ha colpito la lettera di una donna, sposata da 30 anni, che ha scoperto casualmente che il marito era gay e che per anni, nonostante lei avesse forti dubbi, ha negato sempre facendola sentire in colpa come se fosse lei ad inventarsi tutto.

Per una volta voglio mettermi nei panni di una moglie (o di un marito) che ha scoperto, dopo tanti anni, che il marito (o la moglie) è attratto/a da persone del suo stesso sesso.

Un senso di stordimento, mancanza d’aria, giramenti di testa, un nodo alla gola. Com’è possibile che non me ne sia mai accorta prima?

In realtà, parlando con coloro che si “scoprono” gay o lesbiche dopo un’unione eterosessuale, spesso viene fuori che lo si è sempre saputo, ma si è fatto di tutto per far finta che non fosse così. Si è finto spesso una vita intera di essere qualcun altr*, dichiarando a se stessi, al/la partner, ai figli, ai genitori e amici di essere “perfettamente normale”.

Qual è la cosa più difficile da accettare?

In prima battuta la stessa parola gay o lesbica suscita immagini e sensazioni negative. Molt* pensano a sesso sfrenato, orge, promiscuità, rapporti non protetti e fa capolino anche la paura di aver contratto qualche malattia venerea, in primis l’aids. Anche se questo non corrisponde quasi mai alla realtà.

Aumentano i dubbi e le domande:

- “Ecco perchè era così distante e non voleva fare l’amore con me”
- “Con chi avrà avuto rapporti sessuali? Magari la/o conosco personalmente”
- “Non deve saperlo nessuno”
- “Avrà preso una sbandata, ma poi tornerà sicuramente da me”
- “Voleva provare qualcosa di diverso, si sarà fatt* plagiare da qualche amico/a”
- “Come ho fatto a non accorgermi di nulla in questi anni”

Io credo che la cosa più difficile in assoluto da accettare sia la menzogna. E’ lì che crolla la fiducia nell’altro (a), che viene giù il castello di sogni costruito insieme e nel quale ci si era rifugiati sperando fosse per sempre. E’ l’aver mentito per tanto tempo, l’aver fatto tutto di nascosto, l’aver negato anche davanti all’evidenza. Il non aver avuto il coraggio di vivere la propria vita lasciando libera l’altra persona (il/la partner) di scegliere: c’è chi preferisce far finta di nulla, c’è chi, al contrario, vorrebbe sapere la verità. In entrambi i casi la scelta è condizionata dall’avere tutti gli elementi a disposizione, in assenza dei quali non si può fare nessuna scelta.

Per quanto sia difficile e doloroso, pesante, lungo, faticoso, terrorizzante rivelarsi ogni scelta che noi facciamo avrà un’influenza su altre persone.

Nel caso di partner è giusto dare a lui o lei la possibilità di sapere chi siamo veramente, spesso sarà proprio lui o lei ad aiutarci e a sostenere il nostro cammino.

 

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