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Mio padre

Da Sandra

MIO PADRE
Ti penso. 
Penso ai tuoi occhi e ai miei, praticamente gli stessi occhi.Penso a quanto tu fossi orgoglioso di questo. I tuoi occhi severi, dolci, commossi, arrabbiati, tristi, addolorati, sfuggenti, penetranti, taglienti, carezzevoli. Penso ai mille sguardi capaci di comunicare quello che la tua discrezione e timidezza non riuscivano a tradurre in parole.Penso a quell'estate e al nostro giocare agli indiani.Alle casette del presepe intagliate "a traforo" nel compensato.Alle cantilene in dialetto, nelle sere invernali accanto alla stufa a legna, prima che il sonno mi facesse crollare; chissà come finivo nel lettino: me lo chiedevo, la mattina, svegliandomi.Alle tue mani callose e ruvide che fingevano sorpresa mentre  aprivano la mia  letterina  nascosta ogni Natale sotto il piatto dei tortellini.A quel gattino di latta che, caricato a molla, rotolava su se stesso trascinando  una pallina rossa; sbucò dalla tasca del tuo cappotto, una sera, e ti brillavano gli occhi che tenevi fissi su di me per  evitare lo sguardo della mamma che , senza palare , chiedeva "ma quanto hai speso?!" .Alla tua voce un po' tremante di orgoglio che diceva ad un amico "Mia figlia?, fa la maestra".Sono ormai quasi sette anni anni che vengo lì da te e mi soffermo a leggere."Come foglia tornerò a rinsanguare la terra della mia pianura... Il vento non disperderà le mie parole.... Vivrò nella memoria".Ed ogni volta ringrazio questo autore per avermi prestato le parole.Oggi, 19 marzo, come ogni giorno ti penso babbo. E ti voglio bene. MIO PADRE

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