Carissime amiche e carissimi amici, le recenti feste pasquali (come capita di regola ogni anno), sono state all’insegna della pioggia e del vento freddo. Risultato: mia moglie e io ci siamo beccati raffreddore, febbre e poi una fastidiosa tosse.
Fortunatamente la nostra casa di campagna è grande e, anche se fra figli e amici dei figli eravamo in tanti, noi due abbiamo potuto isolarci e non abbiamo sparso germi sugli ospiti. Per quel che mi riguarda, le notti sono state un inferno: tra corse in bagno, colpi di tosse fragorosi, ho dormito pochissimo e quando non sto bene, sono guai perché mi metto a rimuginare sui massimi sistemi e mi vengono idee balzane…
Vi ho incuriosito? Ok, ora vi ragguaglio su cosa è successo durante la convalescenza.
Graziella, una cara amica, prima di Pasqua, mi aveva regalato un’edizione economica (ma decisamente ben studiata) del Poema a fumetti di Dino Buzzati. Di questo bellissimo libro possedevo l’edizione originale cartonata, ma qualcuno, approfittando di una mia assenza da casa, se n’è impadronito e non me l’ha più restituito. In casi del genere, quando non si conosce il ladruncolo, c’è poco da fare. Si va in libreria e si cerca di acquistarne una nuova copia. Purtroppo, quel libro era esaurito da anni. A un collezionista qual sono, allora, non rimane che sperare in una ristampa. Ci ha pensato la Mondadori e, per mia fortuna, questa fondamentale opera grafica di Buzzati mi è stata carinamente omaggiata da un’amica che conosce i miei gusti. Poema a fumetti, edito la prima volta nel 1969, è il libro che ha aperto la strada alle Graphic Novel che tanto successo hanno oggi sia all’estero sia in Italia.
Bene, tutta questa lunga introduzione per dirvi che, rileggendo Il poema a fumetti di Buzzati durante le notti insonni pasquali, mi è venuta l’idea di una nuova serie umoristica da affiancare al mio amato Signor Giacomo, tenendo al minimo, come faccio di solito, la presenza di personaggi disegnati. Il perché di questa scelta è molto semplice: lo sanno anche le pietre che non so disegnare…
Protagonisti di questa nuova striscia comica sono Elisabetta (Betta per gli amici) e sua madre Luisa, entrambe innamorate perse di un uomo bellissimo (padre e marito) al momento senza nome. A condurre il gioco è una ragazzina undicenne, sempre in competizione con la madre. Betta cresce osservando errori, stratagemmi e furbizie di un padre amatissimo perché bello, intelligente e scaltro. La vita di questa famigliola un po’ stramba si svolge nell’ambiente bene della Milano dei nostri giorni.
Siccome si tratta di un esperimento, ovviamente sono graditi commenti e critiche. Le strisce autoconclusive, come tutti gli amanti dei comics sanno, acquistano vigore (giustificando così la loro esistenza) dal paradosso e dalla ripetitività delle situazioni.
Buona lettura.
Nicola
Appuntamento alla prossima settimana per importanti comunicazioni!
Nicola