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Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo libero

Creato il 12 luglio 2013 da Auroradomeniconi

Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo liberoVoi non ci crederete, ma da quando ho partecipato al Mira Blog Tour 2013 non faccio altro che sentire (per radio) o vedere (per strada) messaggi promozionali e cartelloni pubblicitari che invitano a regalarsi una giornata a Mirabilandia, il parco divertimenti più famoso della Romagna… Sarà che prima della mia esperienza “da brivido” dello scorso 22 giugno non prestavo molta attenzione a queste cose, sarà che dopo una giornata passata a Mirabilandia mi sento come se ci fossi entrata davvero “nel cuore del divertimento”, probabilmente dopo che in poche ore ho provato (quasi) tutte le attrazioni “Extreme” del parco il mio subconscio è diventato un po’ più ricettivo agli stimoli visivi e uditivi che gli ricordano quella giornata. E che giornata… :)

Quando ho accettato di essere l’inviata di Girovagate per il blog tour a Mirabilandia mi ero detta che avrei sfruttato l’occasione per superare alcune mie paure… o quanto meno per provarci

;-)
Non ero del tutto sicura che sarei riuscita davvero ad affrontare le attrazioni cosiddette “Extreme”, iSpeed e Katun in testa, che per le loro caratteristiche rendono celebre il parco romagnolo anche a livello europeo. Sapevo solo che ci volevo provare, con tutta me stessa (se vi siete persi le mie anticipazioni sul weekend da brivido, cliccate qui). A darmi coraggio, il pensiero che al mio fianco avrei avuto Irene: compagna di mille avventure, è l’amica migliore che si possa desiderare, l’unica con la quale avrei potuto affrontare la sfida che mi ero autoimposta… per intenderci, quell’amica che, quando le chiedi “Ma dici che rischio mi venga un infarto sull’iSpeed?”, ti risponde “Ma noooo! Io quando ci salgo… rido!”. Eh, ride bene lei…

Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo libero
Comunque, prima del mio incontro ravvicinato con il brivido estremo, oltre a Irene avevo cercato ispirazione (e rassicurazione) anche tra altri amici e conoscenti: avevo sì deciso di essere una “donna coraggio”, ma non volevo essere del tutto inconsapevole di ciò che mi si prospettava. Nessuno (per fortuna) mi ha detto che rischiavo seriamente l’infarto e ognuno ha dato la propria opinione in materia basandosi sulle proprie precedenti esperienze. Ma la parte più bella dei miei amici è che tutti parlano come mangiano (come me, insomma…)!!! Niente parole difficili o termini tecnici, quindi: nessuno ha pronunciato parole come “rollercoaster”, “watercoster” o “inverted coaster”, per intenderci
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Anzi, il massimo della precisione tecnica è stato più un “quello che fai con le gambe a penzoloni” (alias katun), o “quello che accelera come una macchina di Formula 1” (alias iSpeed). Ma poco importa, ragazzi: definizioni tecniche o no, quando sono salita su quelle che non si possono nemmeno più definire montagne russe non ho capito più niente… mica avevo premura di sapere con esattezza a bordo di quale diavoleria tecnologica fossi finita
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Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo libero
Per non farmi mancare niente, nonostante avessi deciso di saltare a piè pari questa fase, la sera prima del blog tour mi sono guardata i video dell’on board di alcune attrazioni… ecco, forse averlo fatto la sera prima non è stata una grandissima idea, però rimanevo comunque decisa a salire su tutte le attrazioni per il gusto di dire “almeno ci ho provato”. In testa avevo comunque una strategia ben definita: salire sulla diavoleria di turno, imbragarmi per benino, chiudere gli occhi al momento della partenza, dare sfogo alla paura con l’urlo libero e sperare che tutto finisse quanto prima. Sull’iSpeed – la prima attrazione che abbiamo provato, tanto per rompere il ghiaccio – ho fatto esattamente così, salvo poi aprire un mezzo occhio quando ho percepito una certa decelerazione che, nella mia mente, preannunciava la fine del giro; peccato che fosse invece solo l’inizio di un’altra vertiginosa discesa… e di un altro urlo selvaggio da parte mia
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Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo libero
La scena si è ripetuta più o meno uguale sul Divertical… anche se qui ho iniziato a urlare quando ancora il giro non era nemmeno cominciato
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Prima di affrontare una discesa mozzafiato da un’altezza di 60 metri, infatti, si procede lentamente fino al punto in cui l’imbarcazione viene caricata su un ascensore che la solleva in senso verticale portandola alla giusta posizione per il “lancio”. Ecco… mentre l’ascensore ce la faceva raggiungere, quella posizione, sapendo di non avere vie di scampo e di non poter scendere qualche urlo l’ho lanciato; dopodiché ho chiuso gli occhi e amen… altro che mani al cielo e occhi bene aperti di fronte alle telecamere che riprendono e fotografano i protagonisti del divertimento!

Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo libero
Sul Katun, invece, è stato molto diverso. Certo, aver visto da vicino le evoluzioni “katunesche” mentre urlavo a squarciagola a bordo di uno dei carrellini di Pakal – il rollercoster dedicato a tutta la famiglia che mi ha scombussolato più di iSpeed – mi ha fatto venire qualche dubbio sul fatto che sarei riuscita a salirci… però ci sono salita ugualmente, anche perché a un giro sul Katun non avrei rinunciato per niente al mondo. E poi fatto 30… si fa anche 31
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E per fortuna l’ho provato! Nonostante avessi paura dell’altezza, del salto nel vuoto e del giro a 360° (in gergo corretto loop) sono addirittura riuscita a godermi tutto il giro a occhi aperti! Non che sia stata in grado di vedere la riviera – come mi è stato detto è possibile fare – però ho riconosciuto il verde scuro degli alberi sotto di me e l’azzurro intenso del cielo sopra di me e lì l’urlo non era di paura ma di adrenalina pura
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Mi sono addirittura goduta da matti il giro della morte: di certo fa più impressione a vederlo che a farlo e anche se non l’avrei mai detto, non vedo l’ora di riprovarlo!

Insomma, dopo una giornata passata a salire e scendere dalle attrazioni di Mirabilandia in compagnia di chi recensisce parchi divertimento per lavoro e li visita anche quando è in vacanza, di chi conosce talmente bene le attrazioni d’acqua di Mirabilandia da riuscire a scenderne completamente asciutto (mentre noi comuni mortali ci siamo inzuppati dalla testa ai piedi), di chi è tornato bambino per un attimo, di chi come me aveva paura ma ha deciso di mettersi alla prova e di chi ci seguiva da terra perché non se l’è sentita di accompagnarci nel brivido e nell’avventura, tirando le somme posso ritenermi completamente soddisfatta dell’esperienza e di come l’ho gestita, evitando di ritrovarmi come questo della foto…

Mira Blog Tour 2013: tra vertigini e terapia dell’urlo libero
Sono contenta di essere riuscita ad sconfiggere la paura e di aver provato veramente di tutto e di più… beh, a parte le torri gemelle che non mi sono proprio sentita di affrontare. Ed è stato bello anche starmene distesa al sole in relax a Mira Beach, con nelle orecchie gli urli di chi stava affrontando impavido l’iSpeed e nelle gambe la sensazione di essere ancora sospesa nel vuoto a bordo del Katun. In definitiva una giornata unica e speciale, che mi fa piacere ricordare con le parole della mitica Francesca di Patato Friendly: “Certo che, per una che aveva paura, le stai facendo tutte!”. Eh sì, perché una volta cominciato, ci ho preso gusto
;-)

Leggi anche: Adrenalina da parco divertimenti: Mirabilandia, dalla paura all’ebrezza

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