Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Marcel Marx è un ex scrittore bohemienne divenuto lustrascarpe per le strade della città marittima di Le Havre, sposato alla silenziosa Arletty e frequentatore del porto e del quartiere dei pescatori, dove si incontrano tutti gli individui al margine della società come lui.Quando il giovane Idrissa, in viaggio da clandestino verso Londra alla ricerca della madre, fugge alla polizia ed incontra per caso l'anziano esploratore di vita, tra i due nasce una complicità che farà da motore ad un'impresa che vedrà tutti gli abitanti del piccolo quartiere darsi da fare in modo che il ragazzo possa raggiungere l'altra parte della Manica.Nel frattempo, per Marcel e Arletty verrà il momento di affrontare la malattia e la solitudine, ritrovando grazie a questa nuova battaglia il gusto ed il sapore della primavera.
A volte il paragone più azzeccato che mi viene in mente è quello con il calcio.
Esistono registi che, con un singolo - e chissà, magari anche così delicato da apparire praticamente impercettibile - tocco continuano ad essere in grado, anno dopo anno, di incantare le platee neanche potessero completare magie come ad avere a disposizione i più clamorosi tra gli effetti speciali pur mantenendo, di fatto, un'aura da quasi invisibili: Aki Kaurismaki è senza dubbio uno di essi.
Come se non bastasse, questo curioso esponente del Cinema finnico riesce ad ogni sua opera - anche le più amare e disperate - a passare oltre gli occhi ed arrivare al cuore neanche fosse una sorta di personificazione della bella stagione, trasformando la semplicità di storie che in mani altrui finirebbero per diventare banali e stantìe in qualcosa di leggiadro e magico, quasi come se la lanterna di Bergman incontrasse la vitalità soltanto apparentemente sommessa di Chaplin.
Miracolo a Le Havre - terribile adattamento italiano dell'ovviamente più azzeccato Le Havre originale -, pur non arrivando a toccare le vette del Cinema di Kaurismaki - che restano, a mio parere, ancora La fiammiferaia e L'uomo senza passato - è l'ennesima conferma di un cineasta dalla mano delicatissima ma dall'anima profondamente rock - stupenda la sequenza dedicata a Little Bob, l'Elvis dei quartieri del porto della città francese, praticamente un vero e proprio personaggio del film -, in grado di accennare a drammi quali l'immigrazione ed il suo sfruttamento, la crescita ed i suoi dolori, la vecchiaia, la solitudine e la malattia, senza perdere per un solo istante il suo gusto impareggiabile per il grottesco ed una vena di lieta malinconia in grado di sollevare a qualche centimetro da terra gustando praticamente in stereo i piccoli piaceri di una vita che potrà anche essere semplice ma non per questo banale o priva d'importanza - ed in questo senso Marcel e Arletty, gli avventori del bar ed i negozianti del quartiere, senza dimenticare l'ispettore, diventano all'istante charachters di culto -.
E come se il set fosse avvolto da un incantesimo, lo stesso tipo di approccio coinvolge la parte più tecnica della pellicola: al grigiore di una vicenda profondamente drammatica e della presenza minacciosa dei poliziotti alla ricerca del giovane Idrissa si contrappone una fotografia satura di colori pastello, che completa con le consuete scenografie minimal ogni scena rendendola una sorta di piccolo quadro in cui perdersi nei momenti di sconforto, siano essi quotidiani o più "universali": e così un panino lungo la strada, un bicchiere accanto a marinai ed ex galeotti, un paio di scarpe lucidate alla stazione coccolati dalla saggezza di un uomo "senza identità" diventano parentesi in grado di far guardare oltre, e pensare - e sperare - che la Manica non sia un confine invalicabile, ed il suo superamento non un atto criminale, bensì l'inizio di una nuova vita per un ragazzo che, forse, in un altro luogo ed in un altro tempo sarebbe stato destinato ad una realtà ben peggiore di quella di un container, o della stiva di una nave da pesca.
Kaurismaki, però, non pare farsi tutte queste domande: il nostro è un esploratore come il suo Marcel, e prima di interrogarsi su quello che va fatto finisce per agire, mosso da un cuore agitato che solo i veri navigatori possiedono.
Lo stesso che pare regalare ai suoi piedi quel tocco magico da fuoriclasse silenzioso.
MrFord
"The lights In the harbor don't shine for me
I'm like a lost ship adrift on the sea sea of heartbreaklost love and lonelinessmemories of your caressso divine I wish you were mineagain my dear
I am on this sea of tears sea of heartbreak."Johnny Cash - "Sea of heartbreak" -
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