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La dolce nonnina cresce il bambino finché può. Alla sua morte, Totò viene portato in un orfanotrofio.
Raggiunta la maggiore età, Totò esce dall'istituto. Da ragazzo buono e ingenuo, con il suo entusiasmo vive ogni situazione con un ottimismo contagioso.
Convince i poveri, i barboni di Milano, a unirsi e costruire la loro piccola città, con tanto di nomi per piazze e vie! Via 2x2=4, per incoraggiare i bambini a imparare le tabelline.
Naturalmente la loro città è abusiva.
Il proprietario del terreno in un primo momento decide di lasciarli stare, ma quando scopre che su quel terreno c'è il petrolio, lo rivuole a tutti i costi.
Per salvare la loro città, i poveri hanno bisogno di un miracolo.
La vecchina, madrina del ragazzo, fa scendere dal cielo una colomba in grado di realizzare ogni desiderio.
Il ragazzo la usa per il bene della città, ma quando i poveri capiscono quali poteri ha la colomba, iniziano a chiedere ricchezze di ogni tipo e in grandi quantità!
Gli angeli, infastiditi, approfittano di un momento di distrazione di Totò per riprendesi la colomba.
Senza la protezione della colomba, le forze dell'ordine invadono la cittadina e arrestano tutti i poveri.
Grazie al tempestivo intervento della amata Edvige, che ritrova la colomba, Totò può realizzare un altro desiderio: chiede la libertà. Tutti i poveri, fuggono in volo a cavallo di una scopa verso un posto dove "buongiorno vuol dire veramente buongiorno!".
Cantano:
Ci basta una capanna
per vivere e dormir
ci basta un po' di terra
per vivere e morir.
Dateci un po' di scarpe
le calze e anche il pan
a queste condizioni
crediamo nel doman!
"Miracolo a Milano" rientra a pieno titolo nel cinema neorealista pur avendo una componente fantastica. Il finale inaspettato del film, con effetti speciali straordinari per l'epoca, colpì molto. Tra i tanti ci fu un ragazzino di nome Steven Spielberg, che anni dopo si ispirerà al finale di "Miracolo a Milano" per la scena madre del suo film "E.T." (alieno e bambino in volo sulla bicicletta).
Oltre al fantastico, stavolta meno attori di strada e più professionisti come Emma Gramatica e Paolo Stoppa, nei panni di un cattivissimo barbone.
Il protagonista, Francesco Golisano, era un dipendente delle poste prestato al cinema. Purtroppo è scomparso prematuramente in un incidente stradale a soli 29 anni, forse avrebbe potuto avere una buona carriera nel cinema.
Storia ispirata al romanzo "Totò il buono" di Cesare Zavattini. De Sica voleva intitolare il film "I poveri disturbano", ma una tale scelta fu considerata inopportuna dai produttori. Il neorealismo era braccato dalla politica, quel titolo poteva essere letto come una provocazione imperdonabile.
Infatti, se pur con un titolo diverso, il film scatenò una curiosa polemica.
I progressisti giudicarono la storia troppo evangelica e consolatoria, tanto che in Unione Sovietica, patria del comunismo, ne fu proibita la diffusione.
I conservatori trovarono il film eversivo e di chiara ispirazione comunista.
Per i comunisti non era comunista, per i non comunisti era comunista...che pasticcio!
Pensare che il film è l'elogio della vita semplice, senza pensieri, senza tristezza, senza soffocante burocrazia.
Premiato come miglior film al 4º Festival di Cannes.
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