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Mirafiori, intervista a Carlo Vizzini

Creato il 17 gennaio 2011 da Waltergianno

Mirafiori, intervista a Carlo Vizzini


Sì all’accordo tra i sindacati e la Fiat. Questo il risultato del referendum che si è svolto a Mirafiori, su cui BlogSicilia ha chiesto un parere al senatore del Pdl Carlo Vizzini.

Ho valutato positivamente l’accordo raggiunto con le organizzazioni sindacali ad eccezione della Fiom e mi pare conseguente valutare, alla stessa stregua, il risultato del referendum.

Ovviamente la mia valutazione è riferita all’attuale situazione e non tiene conto di tutto quello che la Fiat nella sua storia ha ricevuto dai Governi italiani e dal processo di sviluppo del Paese costruito storicamente per favorire il trasporto su gomma contro tutte le altre possibilità”.

L’ex senatore di Sinistra Critica Gigi Malabarba ha detto: “Ancora una volta è il voto di capi, quadri e impiegati (401 per l’esattezza la differenza tra sì e no nel seggio n.5) a determinare le condizioni di lavoro degli operai alla catena di montaggio, che pagheranno in prima persona per un accordo scellerato“.

Occorrerebbe avvisare Malabarba che i sistemi comunisti sono già falliti nel mondo almeno dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 e che comunque pensare che i quadri e gli impiegati abbiano diritto ad un voto così come gli operai è soltanto la precondizione per un minimo di democrazia all’interno dell’azienda“.

Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, invece, “la vittoria dei sì a Mirafiori ha un valore storico, e sarà ricordata come la marcia dei 40mila o come il referendum sulla scala mobile. Ragionevolezza contro demagogia, modernità contro conservazione, serietà contro massimalismo”. Che ne pensa?

Capezzone come sempre esagera. L’accordo di Mirafiori è figlio di un processo di globalizzazione dell’economia in cui, che piaccia o no, un’azienda può stare sul mercato soltanto a determinate condizioni. Ciò vale ancora di più in un Paese come l’Italia nel quale un lungo passato fatto di interventi dello Stato nelle vertenze aziendali ha comportato impegni economici che il paese si porta ancora sulle spalle con un debito pubblico pari al 120% del prodotto interno lordo”.

Non può mancare, infine, un riferimento a Termini Imerese.

Credo che la Fiat dovrebbe fare un esame di coscienza e se possibile fare anche un piccolo strappo. Credo che i cittadini del sud abbiano storicamente contribuito non solo comprando le automobili ma partecipando con le loro imposte ai tanti finanziamenti avuti dall’azienda, alla sopravvivenza della Fiat.

In questo quadro Termini Imerese ha rappresentato e potrebbe ancora rappresentare la luce che illumina la speranza di un processo di sviluppo economico.

Per questo uno sforzo potrebbe essere fatto con un’eccezionale deroga di comportamenti per il valore morale che ha questo stabilimento e un tavolo tra Azienda, Regione e Governo nazionale sarebbe uno splendido esempio di cooperazione per dare una risposta che può essere Fiat od altro, ma una risposta seria alle lavoratrici ed ai lavoratori di Termini Imerese”.


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