Miss Violence

Creato il 28 novembre 2014 da Misterjamesford
Regia: Alexandros Avranas
Origine: Grecia
Anno:
2013
Durata:
98'



La trama (con parole mie): la giovanissima Angeliki, nel giorno del suo undicesimo compleanno, si getta da una balconata togliendosi la vita. Gli inquirenti chiamati ad investigare sul caso si trovano di fronte una famiglia soltanto apparentemente normale dominata dalla figura del nonno/padre padrone e chiusa rispetto al mondo esterno. Proprio i componenti dell'insolito focolare, composto dalla moglie del capofamiglia, la figlia ed i nipoti, paiono fare fronte comune rispetto al terribile avvenimento, convinti che si sia trattato di un incidente. Ma quando le porte si chiudono, all'interno della casa si vive un'atmosfera oppressiva e terribile.
Questo post partecipa alla "No more excuses" Week organizzata da Alessandra e contro la violenza sulle donne.

Ricordo come se fosse ieri l'esperienza indimenticabile di Dogtooth, celebratissimo film ellenico che qualche anno fa percorse come una scossa di terremoto tutta la blogosfera, sollevando pareri entusiastici e lasciando una traccia profonda in chiunque l'avesse visto: ricordo anche quanto, nonostante l'avessi bottigliato e mi avesse irritato profondamente, ebbi l'impressione di essere di fronte ad un'opera di rottura, geniale e terribile, di quelle che si amano o si odiano, ma finiscono per diventare comunque delle vere e proprie pietre miliari.In occasione delle celebrazioni che vedono noi cinefili della rete schierati contro la violenza sulle donne, ho dunque deciso di tornare ad affrontare il Cinema di una terra che amo molto, e che in passato mi ha visto spesso come ospite, analizzando uno dei titoli considerati, di fatto, come figli dello stesso Dogtooth: Miss Violence.Partito da un presupposto terribile - il suicidio della giovanissima Angeliki nel giorno del suo undicesimo compleanno - e legato al concetto non solo fisico ma anche e soprattutto mentale di violenza domestica, il lavoro di Avranas ha avuto sul sottoscritto un effetto simile a quello dell'opera di Lanthimos privo, però, della quasi certezza di avere di fronte un film destinato a fare una propria parte di Storia: nel corso della visione, anzi, ho continuato a nutrire il terrificante dubbio di stare assistendo allo svolgimento di un dramma quasi goduto da chi ha scelto di raccontarlo, allo stesso modo che rese ancora più agghiacciante l'ignobile immondizia che è A serbian film.Avranas, che sceglie inquadrature parziali e gioca sul concetto delle porte chiuse - tema dominante, e molto interessante, della pellicola - lasciando spesso e volentieri intuire la violenza allo spettatore - scelta che rende il racconto ancora più teso e spaventoso - finisce almeno in un paio di momenti per farsi prendere la mano, mostrando proprio nelle occasioni che riguardano i più giovani della famiglia portata sullo schermo un'esecuzione esplicita e diretta della stessa - lo schiaffeggiamento di Philippos da parte della sorellina, il sesso di e con la figlia adolescente -.Dunque, in casi come questo, il dubbio risale come un boccone amaro: quello che il regista sceglie di mostrare è lo specchio di qualcosa che dovrebbe fin oltre misura irritare e sconvolgere lo spettatore in modo da sensibilizzarlo, o assume le connotazioni della messa in atto di una qualche fantasia distorta dello stesso uomo dietro la macchina da presa giustamente e legalmente non praticabile nella realtà?Il ruolo del padre padrone e l'oppressione insita nella condizione della sua famiglia, già rappresentati con un certo distacco e freddezza quasi hanekiani, necessitano davvero di sequenze in cui la violenza viene mostrata anche esplicitamente? 
Anche Dogtooth mostrò gli stessi limiti, eppure, in parte grazie allo straordinario lavoro fatto rispetto al linguaggio dei personaggi ed una certa "grazia da entomologo" di Lanthimos non mi capitò di provare il fastidioso brivido di essere di fronte ad una fantasia dell'autore, cosa che, al contrario, ho avuto modo di sperimentare, purtroppo, con Miss Violence, pronto a partire come un viaggio mentale all'interno degli abissi più oscuri delle violenze domestiche e sfociato in una sorta di esplosione forse non così clamorosamente eccessiva ma sempre e comunque inquietante proprio per il suo essere incapace di rimanere legata all'ambito della fiction, neanche fosse un documentario in stile Capturing the Friedmans.Questo può essere considerato un pregio, per una pellicola come questa, eppure non sono riuscito, nel corso della visione, ad allontanare la sgradevole sensazione di assistere a qualcosa di viscido e scomodo, una sorta di violenza aggiunta alla violenza raccontata dalla vicenda: non parlo di sconvolgimento o scandalo, quanto, più che altro, di dubbi che hanno finito per assalirmi rispetto alle possibili sfumature morali dell'autore.Non penso avremo mai una risposta, e senza dubbio il successo di critica avuto da questo film pare dare ragione all'uomo dietro la macchina da presa: quello che resta importante è il fronte comune che noi cinebloggers abbiamo scelto e continueremo a fare contro ogni singolo episodio di violenza, domestica e non.Le porte chiuse, da queste parti, non sono ben accette.MrFord
"Cattivo come adesso non lo sono stato mai
cattivo come adesso non lo sono stato mai
ti faro' male in posti che nessuno potra' mai vedere...NESSUNO!
In posti che ti faranno male per il resto della tua vita!"Mr. Bungle - "Violenza domestica" -


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