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L'impresa rasentava veramente l'impossibile, perchè la saga dell'agente Hunt appariva arenata sul volto sbiadito del suo protagonista da tempo alle prese con un ridimensionamento che in molti avevano immaginato come il segno di un possibile declino. In più il moltiplicarsi dei cloni di quel personaggio, (dal Bourne di Matt Damon alla Salt di Angelina Jolie) sembravano aver spostato in altre direzioni l'interesse degli spettatori. Ed invece ancora una volta hanno avuto ragione loro, i produttori americani, e Tom Cruise, che il film non lo solo lo interpreta ma anche lo produce, seppur con il grosso aiuto della major. La strategia è chiara. Il cambiamento operato punta su due diverse direzioni: da una parte coadiuvare il protagonista con una serie di altri personaggi capaci di reggerne il confronto, sia sul piano della performance che su quelle del carisma. dall'altra innestare un humor leggero ma sofisticato, adatto a smorzare i toni di una saga che rischiava di prendersi troppo sul serio, e contingente alle necessità di allontanarsi da un presente già carico di problemi. Il restyling realizzato con l'introduzione di un team di agenti variegato, per determinatezza (Paula Patton e Jeremy Renner) ed umorismo (Simon Pegg), ma più di tutti, sullo sguardo di un regista,Brad Bird, proveniente dai cartoons ("Gli incredibili" e "Ratatouille") e qui all'esordio nel cinema dal vivo. A lui era affidato il compito di amalgamare i nuovi ingredienti con un canovaccio rimasto inalterato ( i cattivi sono sempre spietati e giramondo inducendo l'invicibile armata ad un lavoro da globe trotter). Il risultato è un film di una forma smagliante che sa mischiare il comico e l'avventura all'interno dello stesso contesto come nella scena in cui i personaggi di Cruise e Pegg tentano di forzare uno sbarramento con un ologramma che li rende invisibili all'occhio umano trasformandoli in una coppia che potrebbe assomigliare a quella di Gianni e Pinotto. Questo senza dimenticare la sua natura adrenalinica con sequenze che tolgono di mezzo leggi di gravità e sopportazione fisica (ad un certo punto l'agente Hunt corre sulle pareti di un grattacielo come un duecento metri olimpico) oppure di sorprendente dinamicità - tutto il prologo interpretato dal Sawyer di "Lost" (Josh Holloway, una scoperta nei panni di un enigmatico 007) congegnato all'insegna di un tempismo calcolato al millimetro ed insieme capace di delineare in pochi minuti una microstoria che da sola, lei ed il personaggio che vi sta dentro, potrebbero essere materia per un altro film. Una scommessa non scontata quella di mescolare riso e pathos anche alla luce del precedente "Innocenti bugie" in cui Cruise aveva già tentato senza successo di riciclare il personaggio dell'agente segreto in un contesto vicino alla commedia. Tutti vincitori quindi, per un divertimento messo al riparo dall'esubero di effetti speciali, che pur presenti sanno mimetizzarsi come si conviene ai film di quelli che li sanno fare. I risultati al botteghino autorizzano a pensare che la saga è ancora lungi dall'essere conclusa.
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