Andrea Stramaccioni da neo-tecnico dell’Inter
PERSONAGGI (Milano). Andrea Stramaccioni è subentrato a Claudio Ranieri il 26 marzo 2012, esattamente un giorno dopo aver conquistato con la Primavera nerazzurra la NextGeneration Cup. Presentato quasi all’improvviso, dopo l’ennesima brutta figura del tecnico che oggi allena nel principato di Monaco, si è ritrovato immerso in un ambiente nuovo e, soprattutto, immensamente più grande di quella che era stata la sua figura sino a quel giorno. Il giovane romano, con un passato anche nelle giovanili dei giallorossi, è passato in un amen a confrontarsi con alte personalità di caratura internazionale e a competere con un triplete sul groppone, con l’ombra di Mourinho alle spalle, che ha mietuto e miete ancora oggi vittime sulla panchina nerazzurra. Stramaccioni, o meglio “Strama”, abbreviazione celebre per il curioso e simpatico siparietto con Cassano, fin da subito ha dimostrato carattere e di non avere paura alcuna, neanche quella di poter diventare un traghettatore a breve termine.
Tutto sommato la fine della stagione 2011-12 ha dato certezze all’ambiente nerazzurro, infatti il tecnico ha chiuso con un bilancio più che positivo, riuscendo a condurre l’Inter, oltre che alla vittoria del derby, ad un’insperata qualificazione per l’Europa League. I primi veri dissidi con la società nascono con l’inizio della nuova annata calcistica, quella appena terminata, a causa di una campagna acquisti che non ha accontentato nessuno. Ancora non sono chiare le dinamiche di scelta per la riscostruzione dell’Inter dopo un triplete tanto glorioso quanto deleterio, come non è chiaro di chi sia stato l’errore: fatto sta che la squadra non si è dimostrata all’altezza. L’inizio di stagione si è rivelato a sorpresa un successo, dato che Strama e la sua Inter hanno messo a referto ben 10 vittorie consecutive nei mesi di settembre e ottobre, riuscendo anche a giungere alla fase finale dell’Europa League, ma appena le acque si sono increspate è iniziata una rincorsa infruttuosa.
Il mercato invernale non ha poi mantenuto la nomea di riparatore: infatti solamente Rocchi, goleador rispettabile ma poco affidabile sotto il punto di vista della tenuta, e lo spaesato Schelotto hanno raggiunto la Pinetina. La mancanza di un organico assortito e di una panchina “lunga” ha dato il là al declino: dopo gli infortuni di Milito, Cassano e Palacio, Stramaccioni ha dovuto ripiegare sull’esperienza dell’ex capitano della Lazio e ripescare giocatori che sembravano dover essere esclusi a inizio stagione. Inoltre, la poca affidabilità difensiva e i continui cambi di formazione non hanno giovato a squadra e risultati: fuori dall’Europa League e dalla Coppa Italia, l’Inter non è riuscita più a riprendersi in campionato, agguantando il record negativo di sconfitte (16) e giungendo solo al nono posto al termine della stagione. Strama, con il suo reiterato essere deciso durante tutta la stagione, ha cercato di mantenere fede a un progetto voluto in primis dallo stesso Moratti, vera spalla dell’allenatore e pronto a farsi carico delle numerose responsibilità. Nonostante la ripetuta fiducia del presidente nei confronti del tecnico, dando una sguardo più attento alla stagione la scelta è stata quella di cambiare: Stramaccioni lascia l’Inter senza remore nè contestazioni, con la stessa serenità con cui ha affrontato una stagione difficile, complicata come oramai da prassi nell’epopea ‘post-mourinhana’.