Noi vi proponiamo una "campana", ma siamo curiose di leggere anche i vostri commenti.
Direttamente dalla scrivania di Lillubi
Concedetemi una premessa: ringrazio Juneross, per avermi offerto l'occasione di intervenire sul blog. Infatti, lo confesso, questa è la mia prima recensione e quindi … peggio per voi!
Premetto che i libri gialli/paranormal storici non sono i miei preferiti, ultimamente ne ho letto uno soltanto, e sicuramente non sono la più indicata per recensire questo libro, in effetti, non ho molti altri libri con cui fare un paragone.
La mia passione sono i Romance, possibilmente con storie appassionate e scene erotiche, da quelle soft alle più hard, ma sempre e solo storie d'amore.
Comunque, eccomi qua, con il mio nuovissimo segnalibro DiavoLillo, piena di emozione ho preso il mio bel libricino, regalo di una SANTA DONNA, e già dalla prima pagina due citazioni, una di Bram Stoker e una di La Rochefoucauld, hanno messo in evidenza una mia lacuna: non ho letto “Dracula” e non conosco gli aforismi e le massime del Duca.
Andiamo bene, non ho ancora iniziato a leggere e già devo comprare altri due libri, minimo!
No, no così non va, questo libro necessita di una lettura seria ed attenta, è evidente che sia alquanto ostico per me, per iniziare devo cambiare segnalibro, DiavoLillo non mi sembra adatto, troppo scherzoso, meglio uno dei segnalibri di Junerossblog, sì, mi sembra che il rosa doni anche alla copertina! Giusto per stemperarne un po' la cupezza.
“Mistero al Castello” non è certamente un Romance tipico, anzi la storia d'amore è marginale, protagonista è il mistero che, fin quasi agli ultimi capitoli non viene svelato.
Cito:
Per Theodora Lestrange, che sogna di diventare una scrittrice di successo, la prospettiva di sposarsi e mettere su famiglia è un incubo. Così, quando una cara amica lainvita a raggiungerla in Transilvania per le sue nozza, la giovane non esita a lasciarsi alle spalle Edimburgo e un pretendente che non ama, sperando di trovare ispirazione per il suo nuovo romanzo nelle cupe leggende che ancora permeano quei luoghi. Le sue aspettative non vengono deluse: nel castello dei Dragulescu, di cui è ospite, si respira aria di mestero e il padrone di casa è un personaggio a dir poco enigmatico, che risveglia la sua immaginazione e accende in lei una passione incontenibile. Poi una serie di tragici eventi getta una luce ancor più sinistra sul castello, e Theodora si rende conto che diventare preda del desiderio non è l'unico rischio che corre, ne il più pericoloso.
Il racconto è scritto in prima persona e questo, secondo me, rafforza l'atmosfera misteriosa e surreale, che già dalle prime pagine si respira. La prima persona è più adatta alla storia, un “thriller con suggestive atmosfere gotiche” come preannunciato nella quarta di copertina.
“Mistero al castello” è un libro che va letto di sera, anzi meglio di notte, possibilmente una notte piovosa e tempestosa, con i fulmini saettanti nel cielo e i tuoni che fanno tremare le finestre.
Insomma è un libro che merita un'atmosfera … gotica.
“Ogni storia come si deve inizia con le parole C'era una volta... Ma questa non è una storia come si deve: è la mia. Non ci crederete. Direte che cose simili non sono possibili. Eppure una volta, tanto tempo fa, credevate. Credevate alle streghe e ai folletti e alle oscure creature che camminavano nel buio della notte. Credevate nel “vissero per sempre felici e contenti”. Credevate che l'amore può guarire ogni cosa. Perchè i bambini credono nelle cose impossibili. Leggete dunque il mio racconto con gli occhi di un bambino, e credete ancora una volta all'impossibile...”.
Già dalle prime pagine mi è sembrato di leggere Orgoglio e Pregiudizio della mitica Jane Austen: due sorelle che conversano in una biblioteca, una seduta con in mano un ricamo, l'altra che controlla i libri del defunto nonno e … un vicario, marito dell'una e cognato dell'altra, un vicario saccente e un po' leccapiedi, come lo definisce la protagonista.
Anche il modo di scrivere è lo stesso della Austen, antico ed elegante, lo stile è lineare e piacevole, la lettura scorre veloce, la descrizione dei luoghi, degli oggetti e delle persone approfondita, ma incisiva, sembra di essere lì con la protagonista e di vedere con i suoi occhi, di sentire con le sue orecchie, di emozionarci per ciò che la emoziona, ad iniziare dalla grande avventura del viaggio da Edimburgo verso un piccolo principato ai confini dell'Impero Austro Ungarico.
Theodora è una giovane donna di 23 anni, con il sogno di scrivere un romanzo gotico, pubblicato con il suo vero nome e non con uno pseudonimo maschile. All'inizio ingenua, ma, man mano che si svolge la storia, scoprirà la propria forza, caratteriale e morale a dispetto, anzi, a motivo delle sconvolgenti rivelazioni che ella stessa scoprirà.
E di rivelazioni ne avrà molteplici, non posso entrare nei dettagli per non scoprire le sorprese che l'autrice ha in serbo per le lettrici, ma posso dirvi che tutto ciò in cui ella crede verrà messo a dura prova.
Tutte le sue convinzioni, da donna razionale e pragmatica, da studiosa vissuta come un topo di biblioteca con un nonno anche lui studioso, subiranno una scossa, sin dall'inizio, grazie anche alle suggestive atmosfere della Transilvania, dai paesaggi aspri e nebbiosi, alla gente, superstiziosa e diffidente verso gli stranieri.
La protagonista, e noi con lei, entra a poco a poco in questo scenario selvaggio e cupo, misterioso.
Il castello, incombente dall'alto di una montagna, le si palesa a poco a poco, un edificio fiabesco con i suoi arredi, le sue torri, le scale, la sua decadenza e il mistero, non ancora annunciato ma che aleggia sin dalle prime pagine.
Già quando incontra gli abitanti del castello, avvertiamo che lì, qualcosa di terribile sta accadendo. La sua amica Cosmina la accoglie con parole ambigue e per tutto il libro, questa ambiguità sarà la sua caratteristica, la contessa Eugenia, zia di Cosmina, la dama di compagnia Frau Clara Amsel e il figlio Florian danno anch'essi un' impressione di equivocità.
E finalmente, per noi, amanti del Romance, ecco ciò per cui acquistiamo questo tipo di libri: il protagonista, che già alla sua prima misteriosa apparizione, ci intriga con la sua bellezza decaduta e i suoi modi seduttivi.
Lo vediamo con gli occhi di Theodora, bello, naso deciso e fronte marcata, labbra che qualunque satiro avrebbe potuto invidiare. Occhi ipnotici grigio argento, capelli neri lunghi fin quasi alle spalle. Elegante, ma sobrio e palesemente interessato allo nostra eroina.
E qui mi sembra di sentire dei sospironi di invidia. Almeno, il mio l'ho sentito distintamente!
Come possiamo non immedesimarci in Theodora, quando il Conte Dragulescu le prende le mani, le sfila i guanti e gliele lava in acqua aromatizzata con basilico, gliele asciuga massaggiandole con delicatezza, con un asciugamano di tela, dal polso alla punta delle dita e ritorno.
Come non vacillare insieme a Theodora, stordita dalla vicinanza, dal profumo virile di lui che richiama alla mente l'inebriante, sensuale odore dei frutti maturi.
Questa descrizione, “odore di frutti maturi”, la Raybourn la utilizzerà più volte e sinceramente a me ha fatto ridere e storcere un po' il naso e non perché la frutta fosse marcia!
Devo ammettere, però, che la Raybourn è un'eccellente scrittrice, le descrizioni dei personaggi li rendono vivi, sembra di sentire il tono della voce del Conte, tremiamo con la protagonista quando le si avvicina, la sfiora, la accompagna nella prima visita al castello e nelle passeggiate poi, o quando le mostra il suo laboratorio, la stuzzica con commenti piccanti.
Mette alla prova l'intelligenza di lei e la seduce a poco a poco, con sguardi misteriosi, con il mostrarle gli attrezzi del nonno per osservare le stelle, con le sue opinioni sulle donne, con il farla sentire importante ed alla pari e non una damina da proteggere.
Le regala Le fleur du mal di Baudelaire (acc... altro libro da comprare), e con un intento ben preciso (che lei, povera ingenua, non comprende), essendo un libro, che certamente una signorina di buona famiglia non dovrebbe assolutamente conoscere.
La poverina è irretita, dal suo fascino, dai suoi modi decadenti e misteriosi, ma è il fascino del predatore, anzi, direi del ragno che tesse la sua tela, e Theodora è la mosca che, affascinata dalle perle di rugiada, non si accorge di essere ormai intrappolata nella tela brillante ma vischiosa.
Inoltre essendo una scrittrice di romanzi gotici, la sua fervida fantasia, aiutata anche dalle chiacchere e dagli atteggiamenti dei domestici e dei paesani, le fa dubitare che il Conte non sia un uomo normale … ma un essere, diciamo così, notturno?
Ho storto un po' il naso per come i protagonisti interagiscono subito, con facilità e troppo liberamente. Come è possibile, nell'800, per una signorina di buona famiglia, seguire a cuor leggero, un uomo appena conosciuto? Non sarebbe dovuto sembrarle sconveniente, se non sospetto? Come è possibile che trascorresse, sola con lui, le serate e questo sin dalla prima? Capisco dopo anni di conoscenza, anche se, una signorina non sposata, credo non potesse restare in una stanza da sola con un uomo, senza una chaperon. Non fraintendetemi, se fossi stata io al posto di Theodora, mi ci sarei fiondata a pesce sul Conte olezzante di frutta matura, ma io sono nata nel … ehm ehm, questa è un'altra storia.
Passato questo scoglio, si entra nel vivo del mistero: a causa di un efferato delitto, la nostra eroina viene a conoscenza dell'esistenza e delle malefatte del defunto e debosciato padre del Conte Dragulescu; la contessa madre, in una discussione drammatica, rivela il difficile compito che attende il figlio e la natura dello stesso.
E qui, mi dispiace dirlo, ma mi è scappata una risatina. Sì, lo so, ho rovinato la suspense, ma che ci posso fare? Non so perché, ma mi è sembrato di star guardando un vecchio film con la Duse. Un drammone con astruse rivelazioni.
Malgrado che Theodora sia una ragazza razionale, si lascia trascinare in un mondo che si rifà ad un passato arcaico di oscure tradizioni e macabri rituali (mannaggia, ma come faccio a fare una recensione sensa svelare troppo del libro? E' difficilissimo!) e per tutto il resto della storia non saprà se credere nell'esistenza di creature orribili e minacciose o pensare che la sua fantasia sia troppo … fervida.
Cos'altro posso dire senza spoilerare troppo?
All'inizio ho detto che il libro è scritto in prima persona e che è adattissimo per un thriller, ma purtroppo, sempre a parer mio, penalizza la storia d'amore in quanto abbiamo solamente il punto di vista di Theodora e perdiamo i pensieri, i propositi, le sensazioni del protagonista maschile. Dobbiamo accontentarci di ciò che l'eroina percepisce.
L'unica scena d'amore è vista con gli occhi di lei, e prende solamente poche righe, ben scritte lo ammetto, credo veramente che la Raybourn sia una maestra, ma … una prima volta, per giunta di un'ignara signorina inglese, pardon scozzese, non dovrebbe quantomeno, sorprendere la suddetta signorina? Non si fa parola di questa prima volta è tutto naturale e semplice e lei vi partecipa senza un dubbio, senza un timore, con ardore.
Si lascia catturare, da questo ragno, consumato seduttore, e alla fine scopriremo quanto sia stato ambiguo, forse anche perverso, psicologicamente intendo, sfruttando anche le circostanze sospette e i dubbi di lei.
Mi dispiace dirlo ma il finale mi ha deluso. L'autrice deve spiegarmi una cosa: va bene tenerci in sospeso tra giallo e paranormale, ma quando arriviamo alla fine e viene svelato l'arcano, e ci rivela la soluzione a tutte le domande, una resta. La reazione del cadavere del Conte. Perché, mi chiedo, se poi invece … non era ciò che si pensava? Oltre tutto, anche il protagonista non spiega più di tanto il proprio comportamento.
Uffa, come faccio a spiegarvi i miei dubbi e a non scoprire l'arcano? Cribbio, ma perché non posso dire di più?!
Mi è piaciuto “Mistero al Castello”? Mah, non saprei, resta … un mistero...
Lillubi