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“Mistral” di Laura Clerici

Creato il 22 febbraio 2016 da Soleeluna

downloadCeleste è una donna assolutamente normale, romantica, fragile, ricca di tutte quelle meravigliose contraddizioni che contraddistinguono spesso la figura femminile.

La sua famiglia è modesta e lavoratrice, contorno naturale della sua infanzia e adolescenza, turbata da cambiamenti, dolore, ferite profonde. Strappi che non possono che contribuire allo sviluppo di un’anima che si confermerà in perenne tempesta.

Celeste cela un segreto, nel suo profondo, a tratti per lei vergognoso e impronunciabile. Un segreto doloroso, che attraversa la sua giovinezza e la sua età adulta, che ha parte integrante nella costruzione dei suoi rapporti con l’altro sesso. Un segreto di cui ci parla largamente nella seconda parte del libro, quando a causa di un evento imprevisto, questo arriva addirittura ad enfatizzarsi e ad ingrandirsi.

Celeste è una personalità sempre in balia degli avvenimenti, lotta in continuazione persino con se stessa, a tratti sembra insicura, timorosa, ma non appena riceve un segnale esterno di appoggio o positività non esita a riprendere la sua lotta, per scoprire quella verità scomoda che si cela dietro la facciata algida della sua famiglia. Cade e rinasce, proprio come tutte noi.  Celeste ha persino il coraggio di correre a cavallo la gara dell’abrivado.

Celeste vuole con tutta se stessa arrivare e superare gli ostacoli, smussare gli angoli, trovare finalmente la luce, guarire; lo fa da sola, fragilmente, e lo fa lasciandosi cullare dall’amore, da quel sentimento che è stato suo malgrado parte trainante della sua intera esistenza, trapelando poco a poco oppure dilaniando fortemente l’anima e coinvolgendoci.

 Il mio nome è Celeste, un nome che già di per sè parla di colori e di cieli lontani, di spazi aperti, di mare, di vento. Tutto questo, paradossalmente, ha condensato le emozioni della mia vita e ha riprodotto intorno a me gli elementi più violenti e signficativi della natura e delle sue manifestazioni. Il nome che porto è sempre stato appropriato alla mia anima e alla mia essenza libera.

Ci sarebbe voluto del tempo per ricominciare davvero, comunque. Imprecai tra me e me.

Non esistono antidoti o formule magiche che ti possano fare scordare ciò che eri, ciò che stavi per diventare e ciò che avresti voluto essere: solo il presente ti offre l’imperdibile opportunità di cambiare addirittura il tuo passato, dipingendolo con un colore diverso, dandogli un senso ed un sapore nuovi. Adattandoli alla tua nuova vita e finalmente accettandolo definitivamente.

Con Josè le cose erano andate male, non certo per mia volontà, ma per fortuna nessuna creatura ci aveva rimesso in soffernza e odio. Ma avevo la certezza che nessun altro uomo che avessi incontrato nel corso della mia vita avrebbe mai potuto essere il padre del mio essere speciale. Ormai ero rassegnata, ma il mio corpo, o meglio quello che doveva essere il grembo accogliente di una madre, avrebbe rifiutato l’invito a racchiudere l’inizio di una nuova vita.   ……..   Era evidente in me l’impossibilità di essere come le altre, convivevo con la consapevolezza di una diversità scomoda e mai cercata, mai desiderata. Una specie di maledizione… sfortuna… destino…

Avrei potuto chiamarlo, ma non lo feci. Mio malgrado, volevo convincermi che probabilmente lui cercava in me qualcosa di più della confidente stressata dai fantasmi che le gravitavano intorno e avrebbe preferito una vita normale fatta di appuntamenti, languidi baci, carezze e alcove.

Sarebbe stato difficile dimenticare il suo sorriso e l’effetto benefico che aveva ogni suo tocco seppur causale sulla mia pelle. Dentro di me, sperai che non si presentasse alla mia porta per lunghissimo tempo. In realtà, però, la mia anima lo cercava come un airone viene attratto da uno specchio d’acqua. Desideravo la sua pelle più di ogni altra cosa, ma non avevo il coraggio di ammetterlo.

– Un fischio e partimmo. Non so come, ma mi trovai presto inglobata in quel turbine di cavalli lanciati al galoppo, con la polvere che arrivava alle narici, le penetrava e offuscava il cervello, e un frastuono assordante nell’aria. Le nostre urla, gli applausi della gente, gli zoccoli che si rincorrevano a non finire sulle pietre squadrate e bollenti di quelle strade rese deserte per noi e da noi così fortemente infangate e deflorate.

Il tragitto da percorrere era breve, ma mi sembrò infinito…… Lasciai esplodere la mia voglia di libertà, il mio entusiasmo, la mia giovinezza perduta e ritrovata. Mi sentivo eccitata e felice, ammiravo il manto sudato del mio cavallo che brillava sotto alla luce di un sole implacabile, e mi sentivo rinata, nuova. Lanciai un urlo liberatorio verso il cielo, che era una promessa e un ringraziamento.

Forse avevo imboccato la via sbagliata, di nuovo. Quante vie avevo imboccato per sbaglio ed incautamente, nel corso della mia vita? Quante volte il mio sguardo velato dalle lacrime impietose era corso fuori dalla retta via e aveva indugiato negli errori e negli sbagli?

Era tipico di me, della mia natura. Vento, aria, tempesta… nostalgia e ricordi, tutto che si mescolava e mi rendeva insicura persino sul luogo dove avrei preferito vivere.

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