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Mito creazionistico e pensiero scientifico

Da Simonetta Frongia
Mito creazionistico e pensiero scientificoDue mila anni di pensiero, non hanno liberato l'uomo dal dogmatismo e dalla superstizione. Siamo passati attraverso la storia e la vita di pensatori illuminati e facciamo ancora parte di un epoca storica definita come “illuminismo”, eppure esistono ancora forme di superstizione vecchie e nuove che si intrecciano tra loro. Pensiero filosofico/scientifico e pensiero religioso/dogmatico hanno camminato speso a braccetto e continuano a farlo. Un esempio? Pur essendo passati attraverso la teoria dell'evoluzione della specie, la scoperta della struttura a doppia elica del DNA e l'attuale teoria delle stringhe, siamo ancora succubi di un pensiero creazionistico che ci costringe a pensarci creati tali e quali come siamo oggi da un Deus ex machina ed in qualche modo ci costringe ad una sorta di sottomissione di pensiero.Se da un lato tale atteggiamento può essere giustificato nell'uomo comune, dato che il credere è un fatto di fede e, la fede in quanto tale non può essere spiegata. Mi stupisce però che uomini di scienza continuino ad aderire alle teorie creazionistiche. L'uomo ha sempre creato i suoi Dei, naturalmente questo deriva dal bisogno psicologico di avere una autorità esterna che possa continuare a dirgli cosa può e cosa non può fare, insomma l'uomo è come un bambino che sotto l'urto traumatico delle frustrazioni che gli provengono dall'ambiente, comincia a dover rinunciare al proprio egocentrismo onnipotente e, compie un'ultimo colpo di mano per salvaguardare il proprio narcisismo e attribuisce ai genitori, lo statuto di onnipotenza. E' un meccanismo di difesa contro l'angoscia verso l'ineluttabile. Ma questa illusione che ci sia qualcuno a dirigere le nostre vite, le nostre fortune e sfortune in qualche modo ci toglie la possibilità di guidare la nostra vita e le nostre conoscenze, insomma la tendenza ad attribuire una causa esterna alle nostre azioni in qualche modo ci impedisce quella crescita intellettuale che sarebbe auspicabile, invece, nell'uomo maturo. In conclusione vorrei aggiungere che il fatto che uomini che si interessino alla scienza possano aderire a credenze creazionistiche testimonia della potenza dei meccanismi di condizionamento culturale.
Simonetta FrongiaPubblicato sul periodico on line MoCa Press,pag.6 del Giugno 2010

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Da Sergio Zito
Inviato il 27 novembre a 09:11

I filtri affettivi sono ancora potentissimi: ho avuto modo di constatare proprio adesso che la gente non riesce a concepire la religiosità per quello che è, cioè un retaggio del passato superstizioso. Inoltre, in questo testo, non riescono a percepire tutta la parte che riguarda il condizionamento culturale.

Da Sergio Zito
Inviato il 27 novembre a 09:10

I filtri affettivi sono ancora potentissimi: ho avuto modo di constatare proprio adesso che al gente non riesce a concepire la religiosità per quello che è, cioè un retaggio del passato superstizioso. Inoltre, in questo testo, non riescono a percepire tutta la parte che riguarda il condizionamento culturale.

Da Libertà di pensiero
Inviato il 25 novembre a 17:53

Sono stupita anch' io come ci siano persone di scienza che avvalorano la tesi del creazionismo. Molti credenti sono ancora più convinti d' essere nel giusto. Il mio motto è : La religione, nel tempo, fa perdere l' uso della ragione.