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Ecco, il punto è proprio questo: ma cosa significa esattamente una cultura cinematografica gay? Penso che la risposta si possa riassumere in questo modo: una serie di film orientati a sostenere la dignità di gay e lesbiche, mostrandone pregi,difetti, storie, conflitti, la promozione della cultura della diversità. In sintesi il cinema gay dovrebbe aspirare a un intento rivoluzionario, ma il punto è che l'etichetta "cinema gay" è una finzione. Non esiste la cultura gay in sé, esistono registi civilmente impegnati, film eroticamente provocatori, ma la cultura gay come tale è un recinto di protezione, dentro il quale dovrebbe affermarsi la rivendicazione. Dico "dovrebbe" perché dai più credo che l'autoghettizzazione sia vissuta come una forma di rifiuto di integrazione nella maggioranza. E perché mai si dovrebbe aver voglia di vedere un film "gay" in una condizione di gruppo altamente differenziata dagli altri, gruppo che si è dato dei codici, delle icone? (e perché mai Ornella Vanoni dovrebbe essere apprezzata dal mondo gay? Con quali criteri?). La contrapposizione di sfida, non genera dei rapporti pacifici, perché la contrapposizione sta in un rapporto dolorosamente dialettico, che ricorda la battaglia politica dei partiti (in questo caso gay contro etero). Capisco che avere "creato" la cultura gay sia una forma di sfida, ma è anche un non-senso. Sicuramente inserire dei prodotti culturali sotto l'etichetta cultura gay-lesbica è una forma di tutela e di garanzia contro delle forme di censura..Ma , appunto, c'è bisogno di arrivare a tutto questo per evitare lo scandalo, la censura? La logica è la stessa della pornografia, nel senso che questa è accettata solo nei luoghi deputati, non si può fare pornografia in televisione. Quindi alla fine l'omosessualità è ancora trasgressione, o meglio, un argomento di parte, non condiviso da tutti. Invece, se davvero l'intento fosse rivoluzionario, dovrebbe essere vissuta come una cosa tra le altre, di cui importa relativamente.Però forse la cosa più saggia è liberarsi dalle etichette, dai recinti...e come forse intendeva Nietzsche la realtà non esiste, è un'invenzione umana. I gay non esistono...
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