Aspettiamo che un oggetto reale ci porti attraverso lo spazio a Torino, un luogo preciso e determinato, dove ciascuno di noi ha incombenze reali, determinate e forse anche precise, dove risolverà problematiche vere con persone con cui parlerà di caffè, bambini e diagrammi.
A poco a poco però questa liturgia che dura da millenni a qualcuno, e saranno sempre più numerosi, nel tempo, sembrerà strana e forse anche ridicola: senz’altro inutile. Saranno sempre di più le persone che useranno lo spazio e la mobilità solo per lo stretto necessario ma soprattutto per il divertimento, solo per attività ad alto valore aggiunto per la propria gratificazione e arricchimento esperienziale.“ L’uso di nuovi media ci impone dei comportamenti antropologici di cui non siamo consapevoli, come avere un pollice opponente, e poter non soltanto maneggiare ma maneggiare quello che ci circonda, ha cambiano la natura di un primate rispetto agli altri, dotandolo del Potere sugli oggetti, fino alla creazione di nuove parti del proprio corpo, parti che per ora definiamo estensioni, artificiali, virtuali.
Domani è molto probabile che non definiremo le estensioni ma saremo definiti da loro, dalla loro presenza nella nostra vita quotidiana. Destinati a soccombere in una parte della Terra e nell’altra a cambiare la propria natura.
Spostando velocemente un corpo oppure restando immobili e spostando sempre più velocemente merci e pensiero.
Paul Virilio ha scritto “Chi controlla il territorio lo possiede. Il possesso del territorio non riguarda principalmente le leggi ed i contratti, ma prima di tutto riguarda la gestione del movimento e della circolazione.”
L’uomo che ancora consideriamo, occidentale, ha colonizzato con le sue merci i continenti periferici, spostando sempre di più il baricentro del Potere di produzione e di distribuzione verso la periferia , mantendo per se stesso quello della governance dei processi immateriali, la creazione, la finanza, l’intrattenimento, l’Ego.
Il mantenimento di controllo sulla periferia è andato delegandosi alla regia remota su nodi comunque costretti al movimento, un compito assolto magnificamente dalla comunicazione mobile.
Dalla caduta del Muro, dal dissolvimento dei blocchi, dalla smaterializzazione della tante Colonne d’Ercole su cui il mondo del 900 avevo costruito le sue porte il problema si è spostato sulla governance della nuova mobilità dei migranti, delle fabbriche delocalizzate e di un melting pot troppo fermentante.
Il processo di formazione e di addestramento come utente globalizzato gli viene fornito dalla comunicazione globalizzato per definizione, il web e da poco tempo dal mobile.
Eppure lo stesso Augè definisce come immobile il flusso del tempo in questo presente di crisi.
Un paradosso stridente dove l’umanità, che ha raggiunto l’apice della potenza di comunicazione , mobilità e flussi, si ritrova dentro un fermo immagine apparentemente senza passato e senza futuro.
Il Mobile è la tecnologia di punta della convergenza di accesso ai dati ovunque cambierà il mercato, il lavoro, la ricchezza ed il benessere.
Di questo tema ne parleremo con Gabriele Elia di Telecom il 6 dicembre al Museo della Radio di Torino, e con lui Massimo Rosso e Gianni Bellisario di RAI, Marco Griffa di Loescher e Anna Masera de La Stampa. Restate sintonizzati.