Mobilità in scadenza per 160mila impiegati della PA, 70mila della scuola e il governo regala 223 milioni di euro alle scuole private. Quando finirà questa follia?

Creato il 23 novembre 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Susanna Camusso lo ha detto chiaro e tondo a Monti: “Disinneschi questa bomba sociale”, aggiungendo: “Stiamo correndo il rischio di assistere a veri e propri licenziamenti di massa”. Il pericolo c’è, è reale. Lo sa il ministro Patroni Griffi che sta cercando in tutti i modi di metterci una pezza con il sottosegretario dell’Economia, Grilli, il quale fa spallucce, glissa, tergiversa, gigioneggia. Sono 230mila i dipendenti dello stato che, terminato il periodo di mobilità, corrono il rischio di ritrovarsi a casa andando a ingrossare le fila dei cassintegrati, dei licenziati tout-court, degli inoccupati, degli esodati, dei pensionati al minimo, degli studenti incazzati, degli operai della Fiat ai quali vengono fatti firmare documenti tarocchi dai capi bastone dell’azienda e di quei milioni di cittadini italiani, ormai senza più una cittadinanza, alle prese con ticket improbabili, cure mediche insostenibili, uno stato sociale ridotto a gruviera. Questa è la politica del rigore merkeliano e cameroniano, dell’asse Londra-Berlino, che in questi giorni sta cercando di imporre all’Europa un regime dietetico a base di lacrime e sangue ma senza il sudore, perché il lavoro non c’è più. Monti e Hollande si oppongono, minacciano di porre il veto al bilancio, ma anche questa ci sembra una corsa disperata verso il baratro. Tornare sulle ragioni della crisi, di questa crisi, è ormai diventato un esercizio retorico. L’ex (meno male) ministro Brunetta, ieri sera da Santoro ha assolto in toto il suo governo “La colpa è tutta dei tedeschi e della Merkel – ha detto il Nobel dell’Economia in pectore – se non avessero venduto 9 miliardi di fondi italiani a quest’ora la canzone sarebbe diversa”. Ovviamente ha taciuto sulle colpe di Silvio ma si sa, con questi quacquaracquà non si cava un ragno dal buco. L’Italia è una polveriera. Altro che primarie del Pd e del Pdl, altro che Legge di de-Stabilità boicottata in continuazione dagli scherani di Silvio, altro che Decreto Sviluppo, qui si rischia una rivolta senza precedenti perché non sarebbe solo il proletariato a scatenarla, ma anche altri ceti sociali che fino a ieri sembrava potessero dormire sonni tranquilli. E tutto sommato non sarebbe un male, visto che questa classe politica screditata che ci governa, ha tentato un ennesimo blitz salva-Berlusconi, cercando di introdurre, fra le pieghe del Decreto Sviluppo, un quarto grado di giudizio per tentare, affidandosi alla sorte, di far riprendere a Nano Bifronte i soldi che ha dovuto dare all’ingegner De Benedetti. Ma vi rendete conto? Nel momento in cui 230mila dipendenti (più le famiglie interessate, ovviamente) dello Stato stanno per essere mandati a casa, i pidiellini cercano ancora una volta di salvare il culo a Silvio, altrimenti chi cazzo gliele paga le primarie? E mica finisce qui. Abbiamo appreso che fuori dalla Legge di Stabilità, e quindi dal normale iter parlamentare, il governo del Professore si appresta a dare alle scuole private 223 milioni di euro, con la scusante che erano cifre non elargite dal governo precedente. Ora, a fronte di una scuola pubblica alla deriva, con sedi fuori norma e personale in rivolta, ancora una volta si è deciso di privilegiare, in qualche modo, l’istruzione privata che, fatti quattro conti, è costituita essenzialmente da enti e congreghe cattoliche. Ciliegina sulla torta. Alla polveriera di cui sopra, si stanno per aggiungere le famiglie dei quattromila militari italiani malati di cancro. Sembra, ma non c’è prova certa vista l’omertà che regna nelle alte sfere dell’esercito, che i vaccini dati ai soldati impegnati nelle missioni “umanitarie”, fossero sbagliati o troppo potenti e somministrati in dosi ravvicinate. Le famiglie dei militari malati sono state costrette al silenzio, qualcuna perfino minacciata. Sapete che c’è? La voglia di chiedere asilo politico a Ahmadinejad sta diventando potente. Meglio l’Iran

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