Qualche tempo fa, su questo blog, avevo richiamato l'attenzione su di una mostra interamente dedicata all'impareggiabile Moebius, alle sue opere e alla sua vita, dal titolo “MŒBIUS-TRANSE-FORME”. La mostra, tutt'ora in corso (terminerà il 13 Marzo), è a Parigi alla Fondation Cartier pour l'Art Contemporain e, visto che da poco ho avuto il piacere di visitarla, posso finalmente parlarne con maggiore precisione.
L'esposizione è suddivisa su due piani. Al primo, quello a cui si accede dall'ingresso della Fondazione Cartier, sono esposte una serie numerosa di tavole originali dell'artista che attraversano tutta la sua vasta carriera. Si va dai suoi primi lavori come Blueberry, quando ancora si firmava Jean Giraud o meglio Gir e il suo stile era di un realismo impressionante, fino alle sue ultime opere, come "Après l'Incal", nelle quali, ormai divenuto Moebius da diverso tempo, il tratto è completamente diverso dagli esordi, più arioso, magnetico e lo stile futuristico, sempre teso alla creazione di nuove forme, nuovi impossibili mondi in perenne mutazione. E' questa la prima "tras-formazione" alla quale si assiste seguendo l'esposizione. Il passaggio dal realistico Jean Giraud di Blueberry all'immaginifico Moebius de "L'Incal". Due stili lontani, diversi, quasi fossero di due autori distinti, tra i quali, però, si possono notare numerosi legami. Forme, in continuo movimento quelle di Moebius sempre mutevoli e sorprendenti, più realistiche e statiche quelle di Jean Giraud.
Questo lo si capisce bene se si ha il piacere di visitare questa mostra e se ne ha la certezza soprattutto entrando nella seconda stanza, dove avviene la terza trasformazione. Alla seconda stanza si accede scendendo una piccola rampa di scale che conduce in un grosso spazio lasciato volutamente nella penombra. Ad una parete sono dipinte delle gigantografie di alcuni disegni di Moebius, mentre nel muro a fianco vengono proiettati delle forme di luce che cambiano continuamente. Forme, ovviamente, ideate dallo stesso Moebius e che assomigliano ad insetti o a piccoli invertebrati preistorici. Al centro della stanza altre opere dell’artista questa volta, però, esposti in maniera particolare. Non più tavole, ma singoli disegni digitali illuminati dal basso. Alle pareti rimanenti altri quadri e disegni di simile fattura. E’ il Moebius degli ultimissimi anni, quello che esplora e utilizza il disegno digitale e il computer per oltrepassare i limiti del disegno su carta.
In conclusione, se vi trovate a Parigi ricordatevi che fino al 13 marzo c'è l'esposizione su Moebius e che di certo vale la pena andarci.
Per chi volesse qualche altra informazioni sulla mostra ho trovato su Galileus questo completo ed interessante articolo.