Fonte: Calcio.fanpage.it
L’ex Re dei procuratori italiani Luciano Moggi è stato intervistato da Piero Chiambretti per Corriere.it in merito al nuovo scandalo che ha colpito il calcio italiano. Nel mirino della Finanza infatti è finita la modalità di trasferimento dei calciatori e l'attività di intermediazione da parte dei relativi agenti. Tanti i nomi oggetto di indagine per quanto riguarda i rapporti tra sui calciatori, club e procuratori. Tra questi c’è anche Alessandro Moggi, figlio di Big Luciano, che nei giorni scorsi è stato l’oggetto di una battuta al vetriolo del patron del Cagliari Cellino: “Alessandro Moggi? Per me da un albero di limoni non nascono i fichi”. L’ex dirigente della Juve ha colto l’occasione per rispondere per le rime al numero 1 sardo ricordandogli anche un favore a lui fatto: “Bisognerebbe domandare a Cellino da quale albero sia nato suo figlio. A Cellino un anno mancava il portiere e stava per retrocedere e io gli detti Chimenti della Juventus in prestito e lui si salvò”.
Da Calciopoli al nuovo scandalo - Inevitabile una battuta sullo scandalo di Calciopoli che ha portato alla radiazione di Moggi: “Calciopoli è una farsa. Non ci sono dei padroni: c’è gente più brava e meno brava ma nessuno è padrone del calcio. Il problema vero è che il calcio attira l’attenzione di tutti e quindi ci sono persone che con il calcio fanno anche carriera”. Stuzzicato da Chiambretti Moggi ha spiegato il perché oggi nel calcio sia difficile arricchirsi “a nero” dall’acquisto di un giocatore: ”Il nero nel calcio ora non esiste perché non ce l’ha nessuno. Se guardiamo i passaggi dei giocatori, mai vengono pagati in contanti. Procuratori che percepiscono più soldi degli assistiti per poi giraglieli a nero? Escludo che mio figlio possa averlo fatto, per quanto mi riguarda quando ero alla Juventus il procuratore guadagnava ben poco”.
I rimpianti di Moggi - In conclusione una battuta sui suoi rapporti dell’epoca con i “pilastri” della famiglia Agnelli con un pizzico di rammarico per i tanti “piaceri” fatti nel mondo nel calcio: “Non ho mai avuto un appunto né dall’Avvocato Agnelli né dal dottor Umberto, uno mi chiamava comandante e l’altro capo. Abbiamo dato in 12 anni oltre alle vittorie i dividendi agli azionisti la dice lunga. La realtà è che sono morti sia l’Avvocato che il dottor Umberto Agnelli, e anche l’avvocato Chiusano perché con loro non sarebbe successo niente.Dal 2006 invece in poi ho preso tanti calci in culo ma prima ho fatto tanti piaceri”