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Mohammed Arkoun, un faro nella notte della cultura araba

Creato il 21 settembre 2010 da Hyblon
Mohammed Arkoun, un faro nella notte della cultura arabaIn occasione della morte di Mohammed Arkoun, uno dei più lucidi ed intelligenti studiosi dell'islam, difensore di umanesimo e modernismo (che lo farebbero appartenere a quella odiosa categoria dei musulmani moderati* se solo non fosse laico), avvenuta questo 14 settembre, propongo la traduzione di una sorta di epitaffio scritto da Adonis, quel grande poeta libanese sostenitore di una rinascita del mondo arabo non fondata su nazionalismi o religione.


Mohammed Arkoun, un faro nella notte della cultura araba


di Adonis
Come per altri fari anche per Mohamed Arkoun il suo viaggio nella notte del mondo culturale arabo-islamico è giunto al termine. Fu un punto di coesione ed un vessillo nella battaglia che l'ignoranza, l'arretratezza e la cecità hanno condotto contro la conoscenza il progresso e l'essere umano.
Sapeva che questa battaglia, con i suoi significati, sarebbe andata oltre la politica ed i suoi regimi. E benché i movimenti fondamentalisti, nelle loro diverse manifestazioni, facciano della politica il loro campo d'azione diretto, Mohammed Arkoun sapeva che se la loro azione politica mirava a mobilitare e reclutare differenti forze in nome della difesa della religione, l'orbita di questi movimenti sconfinava dall'ambito politico a quello più lontano e profondo della cultura e dell'essere umano. In tal modo era consapevole del fatto che il pericolo maggiore dei movimenti fondamentalisti non risiedeva nella politica, come invece credono gran parte dei regimi e delle società, ma nel lavoro volto a rendere la cultura natura, nel guardare alla cultura come se fosse natura,  ovvero innata, fissa e definitiva. In pratica compiendo una distruzione totale sia della cultura che della natura, includendovi l'uomo e negando qualsiasi forma di creazione.
*
Una volta, durante una discussione intima su alcune delle sue tesi, gli proposi in nome della nostra lunga e solida amicizia di avviare la costituzione di un gruppo di lavoro, con l'intento di scrivere una nuova storia della cultura araba che la tirasse fuori dal suo ripiegamento su sé stessa, dal schema delle divisioni religiose e dottrinali e dai manuali tradizionali. Una storia che leggesse la vita e la creazione araba nel contesto della cultura universale e dei suoi problemi.  Arkoun in principio accettò e mi domandò di stendere un abbozzo di progetto da sviluppare in un incontro posteriore. Così feci e mi permetto di descriverlo qui in queste sette punti:
1- Il sé come parte della natura (età preislamica)
2- Il sé nella tappa successiva alla natura (il monoteismo, la profezia, la rivelazione, ecc...)
3- Il sé come conoscenza (la ragione, l'intuizione, la verità, ecc...)
4- Il sé come (il sé come immaginazione (le arti, la letteratura...)
5- Il sé come desiderio (il corpo, l'amore, la bellezza...)
6- Il sé come relazione (l'altro, la terra, la storia...)
7- Il sé come politica (la comunità, la città, il diritto, il sistema, ecc...)
In una successiva riunione abbiamo discusso di questo progetto, entrando nei particolari mi domandò: “Questo progetto non allargherà i confini della guerra condotta contro di noi? Fin'ora è stata condotta da ignoranti. Con questo progetto aizzeremo contro di noi i funzionari e i docenti, coloro che occupano le scuole, gli istituti, le università e le istituzioni. Come sopporteremo una guerra così vasta? Pensaci.”
*
Ci ho pensato, amico mio che sei partito, e ci penso.
So, come sai anche tu, che le nozioni che predominano la nostra cultura e la nostra vita sono quelle che parlano di riformismo. E so come te, alla luce dell'esperienza storica, che il pensiero riformista si appoggia, prima di tutto, su precedenti già ben stabilitisi e che non si inculca nella realtà per cambiarla ma per sostenerla. Per tutto il tempo ci siamo chiesti: come è possibile riformare una situazione a partire dallo stesso pensiero che l'ha generata?
Ci ho pensato, amico mio che sei partito, e ci penso.
La questione nel mondo arabo-islamico non è più solo una questione di riforme.
E' una questione che ne riguarda le fondamenta.
*
Mio grande amico che non ci sei più non ti dico addio, rinvio l'addio.
Però in tuo nome continuerò a celebrare la nostra amicizia in libertà e creatività, quell'amicizia che annienta la morte.

Articolo originale disponibile su Al Hayat.
 *Sulla definizione di musulmani moderati e sull'orticaria che mi provoca il sentirne parlare ci sarebbe parecchio da dire... magari in futuro

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