Posted 5 dicembre 2013 in Moldova with 0 Comments
di Emanuele Cassano
Alla fine la firma tanto attesa è arrivata: la Moldavia, insieme alla Georgia, ha infatti siglato in occasione del vertice di Vilnius l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea che porterà alla creazione di una DCFTA (Deep and Comprehensive Free Trade Area), favorendo l’integrazione economica del paese con l’UE. La firma di questo accordo consentirà alla Moldavia di svincolarsi almeno parzialmente dall’orbita russa facendo qualche passo in più verso Bruxelles, ma la sensazione è che da Mosca non si faranno attendere ritorsioni nei confronti di Chișinău. Alla Russia infatti rimane ancora un importante asso nella manica per condizionare la politica moldava, ovvero il problema della Transnistria: in che modo Mosca pensa di giocare questa carta nella partita contro l’UE? E come cambieranno le relazioni tra la repubblica secessionista e la Moldavia in seguito agli accordi di Vilnius?
La Transnistria, striscia di terra situata tra il fiume Nistro e l’Ucraina, all’interno della repubblica moldava ma de facto indipendente, centro tra l’altro di ingenti traffici illegali di armi e droga, rappresenta forse una delle più grandi risorse a disposizione della Russia per ricattare Chișinău e destabilizzare la regione. Dalla Transnistria passano ad esempio i gasdotti russi che riforniscono di energia la Moldavia; e guarda caso spesso proprio la minaccia di bloccare l’afflusso del gas è stata una delle armi preferite da Mosca per disincentivare il paese dallo stringere accordi con Bruxelles negli ultimi anni (da notare che la Moldavia paga circa 400 dollari per 1000 metri cubi di gas quando la Transnistria lo riceve gratis). Gli stessi gasdotti che passano dalla Transnistria servono però anche paesi UE, Romania e Ungheria su tutti.
“Il treno moldavo verso l’UE potrebbe perdere dei vagoni in Transnistria” Con queste parole il vice premier russo Dmitri Rogozin si è espresso in merito alla scelta di Chișinău di firmare gli accordi con Bruxelles. La situazione geopolitica della regione appare infatti problematica: anche se Mosca non riconosce ufficialmente l’indipendenza della repubblica, all’interno della regione è tutt’ora presente una divisione dell’armata russa, come del resto è russa a anche una cospicua parte della popolazione. Mosca non può e non vuole mollare la Transnistria, perché la piccola repubblica finché manterrà il proprio status rappresenterà un freno alle ambizioni europee della Moldavia, paese che la Russia non vorrebbe vedere uscire dalla propria orbita.
Nel 2012 la Transnistria ha inoltre espresso il proprio interesse nei confronti di una possibile adesione all’Unione doganale euroasiatica, a cui appartengono Russia, Bielorussia e Kazakistan, per essere maggiormente tutelata e trarre benefici dal punto di vista economico. Mosca potrebbe quindi rispondere a un ulteriore avvicinamento della Moldavia all’UE riconoscendo la Transnistria come fece nel 2008 con Abkhazia e Ossezia del Sud in seguito alla guerra con la Georgia, e avviare un processo di integrazione economica della regione nell’area euroasiatica, anche se un vero e proprio ingresso di Tiraspol nell’Unione sembra cosa assolutamente improbabile. Di certo un futuro riconoscimento russo comprometterebbe seriamente eventuali future proposte di collaborazione tra Chișinău e Bruxelles rischiando di bloccare ogni trattativa.
Ma quale sarà il futuro della regione in virtù della firma dell’Accordo di Associazione tra Moldavia e UE? Qualche anno fa il quotidiano russo Nezavisimaia Gazeta parlò di un accordo tra la Merkel e l’allora presidente russo Medvedev per cercare di risolvere almeno in parte la questione dell’integrità territoriale moldava. Secondo tale accordo l’UE, in caso di un’eventuale avvicinamento della Moldavia a Bruxelles, prometteva alla Transnistria uno status autonomo e aiuti economici in cambio della riunificazione con Chișinău. Tiraspol, che ben gradirebbe i fondi europei, non ha però intenzione di perdere la propria formale indipendenza in luogo di una semplice autonomia all’interno della Repubblica Moldava.
Di certo però, una volta che l’Accordo di Associazione entrerà effettivamente in vigore, un più rapido accesso al mercato europeo potrebbe portare molti vantaggi a un paese la cui economia è in ginocchio (la maggior parte degli introiti arrivano quasi esclusivamente grazie ai già citati traffici di armi e droga). Circa il 40% delle esportazioni della regione riguarda infatti paesi UE (su tutti la Romania, per un totale di 31 milioni di euro annui), e con la creazione della DCFTA la Transnistria rischierebbe di essere tagliata fuori in caso di un mancato accordo con Chișinău. Esclusione che costringerebbe l’UE ad aumentare i dazi doganali ostacolando le esportazioni della regione verso l’Europa e andando a minare la già traballante situazione economica del paese.
In caso di mancata collaborazione riguardo al DCFTA tra Chișinău e Tiraspol, si potrebbe inoltre verificare una delle paure principali di Mosca; ovvero che i transnistriani richiedano in gran numero il passaporto moldavo, eventualità favorita dalla volontà del governo di Chișinău di imporre un visto d’ingresso ai cittadini della Transnistria in possesso di passaporto russo o ucraino, oltre a creare nuovi posti di frontiera lungo il fiume Nistro per venire incontro alle misure di sicurezza richieste dall’UE come conseguenza degli ultimi accordi stipulati in tema di liberalizzazione dei visti e controllo dei flussi migratori.
Foto: Dieter Zirnig
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