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Jean Baptiste Poquelin nasce a Parigi nel gennaio 1621. Lascia la facoltà di giurisprudenza per dedicarsi al teatro e a ventidue anni, insieme a Madeleine Béjart, fonda l'Illustre Théâtre e inizia a recitare con il nome di Moliere. Si copre di debiti e per questo finisce allo Châtelet, la prigione dei debitori, ma torna in libertà nel giro di un paio d'anni e per altri dodici, insieme ad una nuova compagnia teatrale, calca le scene di Tolosa, Bordeaux, Avignone, Lione, insomma un po' tutta la provincia francese.
Mette in scena farse, commedie a canovaccio e balletti che compone lui stesso, gli affari continuano a non funzionare ma in compenso la sua compagnia ottiene l'onore di fregiarsi del titolo di Comédiens de Monsieur (Monsieur era il fratello del Re). Al titolo dovrebbe essere unita anche una pensione, che però pare non sia mai stata pagata. Nel 1659 finalmente una sua opera ha la fortuna di piacere al re in persona, e da quel momento la sua carriera prende il volo.
Sono gli anni dei grandi capolavori: L'Ecole des femmes, le Tartuffe, Don Juan, Le Mísanthrope. Lusingato dal successo e stimolato dalle polemiche, Moliere scrive le sue commedie più importanti ma non disdegna nel frattempo di dedicarsi anche a operine minori destinate all'esclusivo piacere del re e della sua corte. Ha poco più di quarant'anni quando sposa Armande Béjart, figlia di Madeleine, che è molto più giovane di lui e a detta di molti non brilla per la sua moralità. Ai primi del 1668 debutta con grande successo con Amphitryon, scintillante riscrittura della commedia di Plauto, ma alla fine dello stesso anno la prima de L'Avare è quasi un fiasco. Continua ad alternare grandi commedie e soggetti più modesti per farse e balletti privati a cui talvolta prende parte anche Luigi XIV nelle vesti di ballerino.
Si separa da Armande e comincia ad avere problemi di salute, ma dopo qualche anno finalmente, con la sicurezza economica arrivano anche la riconciliazione con la moglie e una tregua alle polemiche con i suoi detrattori. E' un periodo di calma, ma non dura a lungo: Giovanni Battista Lulli, compositore mimo e ballerino fiorentino che aveva mosso i primi passi a Parigi come suo collaboratore, sta portando nei teatri l'opera lirica italiana che nessuno in Francia aveva ancora avuto modo di conoscere, e ne ricava non soltanto grandi consensi di pubblico, ma perfino la protezione del re. La rivalità è per Moliere, che già è malato di polmoni, motivo di grande amarezza e il 17 febbraio 1673, mentre sta recitando il Malade imaginaíre, cade vittima di un attacco del suo male. Riesce con enorme sofferenza a portare a termine lo spettacolo, poi si mette a letto ma la tosse è talmente violenta che una vena nei polmoni gli si rompe, e in meno di mezz'ora muore soffocato dall'emorragia. Aveva fatto in tempo a chiedere l'assistenza di un prete, che si era ben guardato dall'accorrere, e il giorno dopo il curato della parrocchia di sant'Eustace,
gli rifiuta la sepoltura in terra consacrata in quanto attore, e come tutti gli attori, scomunicato. Armande allora si rivolge al re, che raccomanda all'arcivescovo di Parigi di evitare che il rifiuto dia adito a polemiche e così Moliere viene tumulato di nascosto, di notte e senza la presenza di sacerdoti, ma nel cimitero consacrato di San Giuseppe. Nel secolo diciannovesimo lo hanno spostato al Pere Lachaise, arruolato sul campo come testimonial di lusso insieme a La Fontaine, Abelardo ed Eloisa, per convincere i parigini a farsi seppellire nel nuovo cimitero appena inaugurato
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