Magazine Società

Molte aziende nel business della plastica naturale che proviene da risorse rinnovabili : da barbabietole agli anacardi, dal mais allo zucchero

Creato il 12 ottobre 2011 da Madyur
Qualcuno vorrebbe riutilizzare le penne dei polli , mandati in discarica dai vari allevamenti, per ottenere una plastica. Il professore Yiqi Yang dell’Università del Nebraska sta infatti studiando il modo migliore per aggregare le molecole di cheratina che compongono le penne dei volatili in modo da realizzare delle termoplastiche come sono il polietilene o il polistirolo. Con la differenza che sono biodegradabili in tempi stretti.
plasticabio
La lista dei materiali inconsueti che in tempi futuri costituiranno la struttura della nuova plastica si allunga sempre più. La Nec sta lavorando sugli anacardi. Altri su barbabietole e alghe. L’obiettivo di tutti è produrre una plastica durevole e resistente , realizzato in gran parte con materiale vegetale ma non usato nel consumo alimentare.L’azienda giapponese ha studiato 100 diverse strutture molecolari e alla fine ha trovato la soluzione negli scarti di uno snack popolare . Nel 2013 partirà la produzione di massa di questa plastica verde.
Per le associazioni di produttori  , come la Bioplastic Council , la bioplastica significa una plastica che sia derivata da materiali biologici non fossili oppure che sia biodegradabile o in alcuni casi entrambi le cose. Anche perché una plastica non è verde solo perché viene fatta da risorse rinnovabili. Amy Landis lo ha scritto in uno studio pubblicato su Enviromental Science & Technology “IL fatto che dei prodotti derivano da piante non vuol dire che siano verdi”.
Il polietilene che viene dal Brasile , prodotto da bioetanolo, è certificato come verde e di origine naturale , ma non biodegrada naturalmente ed inquina l’ambiente. Il fatto è che questa scienza è ancora agli albori. I biopolimeri costituiscono meno dell’1% dei 230 milioni di tonnellate di plastica prodotti e consumati globalmente in un anno. Tuttavia è un mercato in espansione. E l’interesse arriva anche dalle multinazionali alimentari , come la Nestlé che sta verificando l’uso di plastica derivata da alghe , o la Danone , che sul mercato tedesco ha lanciato un vasetto di yogurt fatto con acido polilattico (PLa) derivato dal mais.
L’Italia ha abolito la produzione di sacchetti di plastica dal 1 gennaio 2011, quindi molte aziende si sono mosse nel nostro paese. La Cereplast , una start-up californiana , che prima è sbarcata a Bonen, in Germania,  poi dopo essersi aggiudicata un bando di Sviluppoumbria, l’ente che promuove lo sviluppo della regione Umbria , ha annunciato di voler aprire un impianto di produzione nei pressi di Assisi , con un investimento di 10-12 milioni di euro in tre anni. A regime vorrebbe produrre 100 mila tonnellate di resina bioplastica derivata da masi, frumento , zucchero, patate. Anche se sarà un ibrido tra poliolefine , materie derivanti dal petrolio, e materiali rinnovabili.
La Bio-On di Minerbio, in provincia di Bologna, produce poliestere dalla fermentazione batterica dello zucchero. In azienda si usano scarti di barbabietola e canna da zucchero , non usano solventi chimici chimici per estrarre il polimero che alla fine è biodegradabile in acqua. Poche le aziende che hanno ottenuto simili risultati: una di queste è l’americana Metabolix.
UN altra azienda italiana è la Novamont , pioniera degli anni Novanta , che realizzò un biopolimero realizzato con amido di mais, il Mater-Bi. Ora l’azienda lavora con la seconda generazione del prodotto. La Novamont ha appena costituito una joint venture con l’Eni per realizzare un polo verde del valore di 500 milioni di euro nel sito petrolchimico di Porto Torres , in Sardegna.
Il Progetto Pro-Plasmix , promosso dall’azienda Pont-Tech di Pontedera, provincia di Pisa , insieme alla Regione Toscana, che punta a riciclare plastiche povere, derivate dal consumo, come flaconi di detersivo e sacchetti, per realizzare manufatti industriali. In questo modo si riducono i rifiuti in discarica e si realizzano prodotti con costi inferiori rispetto all’utilizzo del materiale vergine. La Piaggio la usa per fare bauletti e pedane degli scooter.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :