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Molti diti e poca luna

Creato il 20 giugno 2013 da Danemblog @danemblog
Giorni fa ho scritto sulla panchina di Viale Umbria, sulla quale ero - e Siamo - cresciuto, visto tante cose, passato tanti momenti, e adesso non c'è più e bla bla bla.
La cosa ha generato parecchie interazioni, e poi come conseguenza anche altre discussioni, nelle quali sono stato spesso tirato in ballo. Sono contento, e non per il pigro "bene o male purché se ne parli", ma perché in fondo il senso di questo blog è per primo essere letto, e secondo stimolare discussioni - e dunque ragionamenti, e dunque attività mentale.
Quello che ho scritto ha preso una deriva urbana, amministrativa la definirei, rimbalzando di qua e di là. Tra le varie cose, non è mancato l'intervento di Gianluca Ridolfi - consigliere comunale eletto con la civica Giovani Bastioli.  Faccio notare - ci tengo - che Gianluca è un proxy in questo che scrivo, che quindi non ha nessun intento di essere una replica personale e diretta. Lo uso solo come leva.
Gianluca lo conosco bene, persona seria e onesta, è - avrò modo di dirlo in altre occasioni con maggiore specificità - uno degli unici, se non l'unico addirittura, degli amministratori nostrani (direi anche politici, ma) che ha capito come usare la Rete, declinazione social network. Non so quanto questo sia costruito, cioè frutto di ragionamenti ed approfondimenti - studio, per dire - oppure vada d'istinto: ma so che quel che fa è abbastanza giusto.
Il suo intervento c'è stato a seguito di diversi discorsi a strascico, che quello che avevo scritto si è portato dietro e di quella deriva amministrativa di cui dicevo: si è fatto un potpourrì di istanze, un po' confuse e un po' sentito-dire. Gianluca stimolato dalla discussione è corso subito a chiarire che la rimozione della panchina era semplice operazione di recupero e restauro urbano. Giusto, anche. Ma non tutto è pragmatica amministrazione, conti che tornano, rotatorie che funzionano, buche tappate: semmai il discorso si dovesse incentrare su un qualche aspetto vicino al Comune - inteso come organismo istituzionale che governa questa città - si dovrebbe parlare più di politica che di amministrare. Qui ci sono i limiti, non solo dei politici, ma anche dei cittadini bastioli. Ma fa niente (ché poi si va fuori tema).
Non era questo (o quello),  il punto di quel mio post: per quel che avete detto voi, invece, è affar vostro.
Che non importa lo dico da subito: perché essendo abituato a sottoporre al giudizio pubblico quel che scrivo, so che tutto può essere oggetto di interpretazioni. Buone o cattive, vere o false, giuste o sbagliate. Di solito, non ricorro nemmeno a specificazioni - questa è una delle rare: occhio, non è un chiarimento, è una specificazione (roba diversa) - perché in fondo non ce n'è bisogno. Per capirci, i Dieci Comandamenti sono stati nei tempi oggetto di numerose interpretazioni sbagliate, pericolosamente sbagliate, sebbene chi li aveva dettati era sicuramente figura ineccepibile.
Stavolta però, visto che un po' quelle parole che ho scritto sono roba mia, mi va di farla 'sta specificazione. Perché sebbene non sia io di sicuro il più magnanimo nei confronti di questa amministrazione, #adesso certa roba non c'entra - per quel che penso, le panchine in Viale Umbria potrebbero essere tutte rimosse, anche perché poco senso hanno, ed essere spostate altrove, in altri luoghi o altri laghi, non me ne frega; che poi vengano restaurate tanto meglio, è solo un bene. Il mio, dunque, non era un post di denuncia, non c'era niente di cui indignarsi, non c'era niente su cui polemizzare.
E non è nemmeno propriamente corretto, definirla questione di dito e luna, anche se un po' è così. Perché quelle interpretazioni anche quando sono sbagliate e fuori fuoco, sono legittime, sono libere e quindi automaticamente acquisiscono un valore di validità. Validità relativa, sia chiaro, all'interprete - voglio evidenziare che qui non parlo più di Gianluca. Ché ognuno, in fondo, le cose le vede come vuole. Nei limiti, ma è così.
Dunque tutto questo, solo per dire che quello di cui parlavo io, non era l'assenza della panchina in sé: ma riflettevo sull'assenza della panchina in me.



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