ovvero come fare di un fenomeno di massa un prodotto utile.
Le star di Hollywood girano in incognito, fuggono dai paparazzi, si registrano sotto altre identità in hotel (come dimenticare Anna Scott/Julia Roberts “signora Bambi” in Notting Hill?) citano in tribunale giornali e fotografi –leggi Jude Law ha vinto una causa milionaria contro un tabloid che aveva pubblicato foto di lui e dei figli- insomma, da che mondo è mondo cercano –giustamente- di tenere intima la propria privacy.
Ma cosa succede quando subentra un social network?
Questa volta non mi riferisco a Facebook, dove spopolano i profili –finti- degli artisti più amati –al punto che mi domando se a) quelli veri abbiano fb; b)se l’hanno usano uno pseudonimo? Non so, tipo Zelda Zonka per Marilyn Monroe, per intenderci; c)se non lo conosco personalmente perché dovrei aggiungerlo? –si, ogni tanto sono una “purista” del network.
Se la star si mette a “Tweetare” è tutta un’altra storia.
Tutto il mondo sa che Ashton Kutcher è un fanatico del cinguettio telematico, che usa per tenere aggiornati i fan sulla sua vita sentimentale e non (ricordo che ha “tweettato” le foto del sedere perfetto della moglie… http://socialitelife.celebuzz.com/archive/2009/03/23/ashton_kutcher_posts_photo_of_demi_moores_ass_on_twitter.php ); e che Jim Carry e Jenny Mc Carthy hanno pubblicamente annunciato il loro divorzio con un “cinguettio”.
Forse invece non tutti sanno che anche Demi Moore, ne è addicted, al punto che pare abbia punzecchiato a suon di 140 caratteri la star dei reality americani –ma soprattutto figlia del famoso avvocato di O.J. Simpson- Kim Kardashan. La quale, secondo i gossip guru tiene molto controllata la sua pagina Tweeter e ha risposto a tono alla signora Kutcher, non risparmiandosi in insulti –più o meno- velati.
E anche Elisabeth Taylor –ebbene si, a più di settant’anni anche lei non è rimasta immune dal contagio- ha smentito le voci riguardo una relazione grazie a un Tweet.
Insomma, lo star system made in U.S.A. non è più riservato come una volta e non ha resistito al richiamo dell’era virtuale.
Se anche le star tweettano della loro vita privata perché non possono farlo anche i comuni mortali? Beh, è una domanda abbastanza inutile, perché lo fanno.
Ora, io capisco –davvero- che qualcuno possa sentire il bisogno di tenersi aggiornato su ogni pensiero di Ashton o di Shaq, e apprezzo tantissimo la possibilità di tenermi aggiornata in tempo reale sui fatti del mondo, ma mi rifiuto di credere che qualcuno possa essere realmente interessato a tutto quello che gli amici scrivono.
Voglio dire, è come un feed RSS continuo su ogni noiosissimo aspetto della vita di qualcun altro. E le vite degli altri, alla lunga sono noiose. Come potrebbe essere altrimenti? Aggiornamenti continui di quello che sta facendo/pensando qualcuno –anche se si trattasse del migliore dei nostri amici- diventa monotono, ad un certo punto.
Perché pensiamo di essere così importanti da credere che altre persone siano interessate a ciò che abbiamo mangiato a pranzo/siamo annoiati/che film guardiamo/quanto siamo tristi o felici?
Ok, Twitter permette di condividere qualunque informazione con chiunque in tempo zero, ma solo perché esiste uno strumento che permette di farlo lo rende un imperativo? No! – voglio dire, le dita dei bambini entrano perfettamente nelle prese elettriche, ma non per questo dobbiamo infilarcele…
Ogni tanto si leggono delle cose davvero terribili, tipo: “E’ stato il migliore dei momenti, è stato il peggiore dei momenti, era l’età della saggezza, era l’età dell’ingenuità, era l’epoca della credenza.” Parliamone… cosa significa? Assolutamente nulla. –E qui rubo un idea non mia- Allo stesso modo in cui Guy Pearce perde la memoria ogni giorno nel film Memento, il tweeteratore la pare dimenticarsi di come funziona il mondo ogni 140 caratteri. Ora, la cosa fondamentale a mio avviso è scrivere cose non dico rilevanti, ma per lo meno che non facciano sembrare dei completi idioti. Così ecco una lista per guidarvi nel viaggio attraverso un più piacevole –e utile- uso di Twitter. Questo è ciò che dovreste fare/postare, non dovreste fare/postare, e ciò che non ha importanza perché sul serio, ragazzi: è solo Twitter.
1. Non parlare di:
Ok, non si dovrebbe parlare di un sacco di cose, ma secondo me le più importanti sono due: i social network (e twitter stesso), perché a nessuno interessa leggere su un S.N. di un altro S.N. voglio dire, se mi serve Facebook lo uso, non c’è bisogno che me lo ricordi da Twitter; e cosa il tuo bambino/cane/gatto/capra/qualunque-cosa-sia ha fatto.Perchè nonostante per voi possano essere “il mondo” per gli altri non lo sono. Non per le persone normali, almeno.
2. Se crei Twitter solo per seguire qualcuno va bene.
In alcuni social Network non è ok. Prendiamo Facebook, ad esempio. Creare un profilo prendendo una foto da lookbook/google, aggiungere il tuo ex ragazzo e spiare ogni sua mossa e/o vedere come si comporta con una sconosciuta bella ragazza non sarebbe ok. Ma avere un account Twitter per sapere ci cosa chiacchera Ashton/Oprah/la CNN live va bene –anzi, ormai è quasi un obbligo. (http://www.lamebook.com/thats-a-bummer-bill)
3. Non sentirti costretto ad aggiornare il tuo status troppo spesso.
So che tutti vorremmo che la nostra vita fosse terribilmente interessante, e so anche che ognuno ha delle piccole cose che vorrebbe condividere con altri, ma davvero, non tutti sono interessati a sapere cosa si sta mangiando in quel momento (“Piove… piumone, film e cioccolata calda! Rientra in questa categoria), quanto sei distrutto da lavoro/shopping/qualunque-cosa-tu-faccia o come sono andati gli allenamenti in palestra, anche se in quel momento ci sembra l’unica cosa degna di nota. Seriamente, se non aggiornate costantemente lo status non è un problema, i vostri followers capiranno…
4. Carica tutte le foto che vuoi.
La cosa figa di Twitpics è che nessuno è “costretto” a vedere qualunque foto –idiota o meno- che carichi/in cui sei taggato. Si può scegliere di farlo o meno. A differenza di Facebook –dove praticamente ti si impone a vedere ogni momento up-loadato da altri- in Twitter le foto sono solo piccoli teneri link che si può scegliere di ciccare o meno. Quindi no problem, caricate tutto ciò che volete, l’interessato guarderà e voi non correrete il rischio di intasare home page altrui.
5. Evita l’ “emo-twiting”.
Si perché come dicevamo in “L’amore ai tempi di Facebook” l’emotwiting è frustrante, per chiunque. E non porta assolutamente a nulla. Voglio dire, siete sicuri di voler suscitare un po di –finta?/forzata?/di circostanza- compassione da amici random o forse non sarebbe meglio lavorare sui propri problemi da soli/con una amico vero/con uno psicologo (tanto meglio se potete sfogarvi in più di 140 caratteri, no?).
6. Non twittare in diretta a meno che non sia il tuo lavoro/qualcosa di davvero importante.
Ok, tutti assistiamo a cose importanti –o che per noi sono tali- ma non tutti sentiamo il bisogno di scrivere costantemente cosa sta succedendo/cosa proviamo. Twittare in diretta significa twittare un sacco e, di conseguenza, intasare le pagine altrui con tutte le nostre riflessioni su quello che sta accadendo. Quindi, a meno che non siate specialisti del settore e possediate una vostra colonna su Panorama non preoccupatevi di tenere tutti in aggiornamento- soprattutto se l’ ”evento” in questione è la finale del Grande Fratello. (da questa categoria escludo il ragazzo incarcerato in egitto che è stato rilasciato dopo che ha twittato a casa della sua condizione e la ragazza che ha riportato live tutti i passi dell’aborto: pare che in U.S.A. abbia spinto molte giovani a riconsiderare la scelta. http://www.salon.com/life/broadsheet/feature/2010/02/24/woman_tweets_abortion Potremmo definirla quasi un servizio socialmente utile.)
7. Non creare account finti di persone famose.
Tralasciando il fatto che “non è carino” limitatevi a sapere che lo cancelleranno –e lo faranno davvero. Poi siete seriamente convinti di voler suscitare le ire di tutti i fan della celebrità in questione che controllavano la pagina? No pensateci, una massa di aspiranti Paris Hilton furiose che vi insegue dopo che avete postato “I capelli fuxia sono così trendy” e vi ha creduto non è il massimo a cui aspirare…
8. Non ti preoccupare di quotare i “pezzi grossi”.
E con “pezzi grossi” intendo quelli che diffondono notizie di cronaca/attualità ed hanno un enorme numero di followers. Se i vostri amici sono interessati alle news saranno nella lista dei sostenitori del media in questione, e se non lo sono forse è perché non vogliono essere intasati di messaggi su qualunque cosa stia succedendo nel mondo in qualunque momento…
9. Cinguettare cose senza senso per gli altri/fuori contesto.
“Si, i maiali neri volano nella scia del tramonto dopo aver sconfitto la strega malvagia, ma non ascoltateli perché dicono solo cose false” può sembrarti un gran status sappi che seriamente, non lo è. Se non siete certi che la maggior’parte dei vostri seguaci possa capirlo –o come minimo sappia a cosa vi state riferendo- potere davvero evitare di scriverlo, il mondo non piangerà, ve lo assicuro. (http://theoatmeal.com/quiz/twitter_addict)
Insomma, Twitter funziona un po come il lettino di uno psicologo: permette di evitare l’imbarazzante “incrocio di sguardi” con l’interlocutore. Ci inserisce in un limbo dove siamo soli con i nostri pensieri, meno coscienti del nostro “stare al mondo”, delle interazioni umane –leggi fisiche, carnali- e più aperti a dire qualunque cosa ci passi per la mente. Ora, la massa di followers non può essere il rimpiazzo di un professionista pagato ed educato ad ascoltarci e aiutarci. E in più il nostro cervello dovrebbe avere dei filtri. Voglio dire, tra il formulare un pensiero e scriverlo ne passa, perché non scatta il meccanismo che impedisce di mettersi in ridicolo/risultare di una pesantezza incredibile?
Concludo dicendo solo una cosa: se il maestro del horror Alfred Hitchcock aveva scelto gli uccelli per l’omonimo film un motivo ci deve pur essere…
E.