Ritiro in campagna.
Il concetto di campagna può variare da soggetto a soggetto. Ovvio che nell’accezione pura si parli di Campagna quando ci si ritrova completamente immersi nel verde, tra vacche, scoiattoli e via discorrendo, ma per chi viene dalla città la campagna può essere anche Fiuggi.
Di questo paese abbiamo parlato più volte perché meta di ristoro e radice di una parte della redazione e torniamo a parlarne oggi visto che da qualche giorno ci ritroviamo a girovagare in queste strade silenziose.
Appena arrivati abbiamo immediatamente cancellato ogni forma di austerità professionale per lasciarci andare ad un abbigliamento più consono e comodo alle poltrone che hanno accolto felicemente le nostre membra. Il fuoco alle polveri è stato dato immediatamente: cigarillo Cohiba per aperitivo con un Pernod, poi Pipa artigianale Fassi caricata con dell’ottima mixture naturale al 100% e infine un Cohiba Behike 54. Il nostro rientro è stato scandito da un bel cofanetto che potete trovare alla ridicola cifra di 29,29 € del magnifico Miles Davis.
All Miles. The Prestige albums questo il titolo del box che contiene 14 album (cover cartonata) che raccontano la collaborazione di Miles con la Prestige, una collaborazione che ha lo ha fatto conoscere come jazzista a livello mondiale, ma che ha permesso l’ascesa anche di grandi futuri jazzisti, come Sonny Rollins, John Coltrane, Thelonious Monk, Milt Jackson, John Lewis. Il periodo per capirsi è quello dove Miles abbandona il Cool per dedicarsi all’Hard Bop. In questo frangente ci sono i quattro album simbolo di questo genere: Cookin‘, Relaxin’, Workin’ e Steamin’ with the Miles Davis Quintet. Con, oltre naturalmente a Miles alla tromba avevano John Coltrane al sax tenore, Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria.
Ogni cd ha la sua copertina originale e risulta essere un piccolo gioiello per i nomi che vi figurano sopra.
Il primo giorno si è perso tra queste note musicali e fumose e la lettura del libro IL PROSSIMO SARAI TU di Gregg Hurwitz (Giunti Editore).
Thriller di d’autore (e che autore visto che è stato anche sceneggiatore per la Marvel oltre che acclamato scrittore di genere) che parte in un modo pacatissimo raccontando la storia triste ma patriottica (incarna a pieno l’american dream) di Mike Wingate: bambino abbandonato dal padre in una notte sinistra e piena di interrogativi in una casa famiglia che crescendo si è ritagliato la sua parte di America nell’affermazione professionale e personale. Un uomo felice -con il passato a mordergli sempre il collo- che ha una moglie che lo ama e una figlia incredibile, che in più sta per essere premiato dalle autorità per la costruzione di un lotto di case ecologiche.
A pochi giorni dalla premiazione scopre però che uno dei suoi fornitori l’ha imbrogliato: i lavori non sono in regola rendendo così il progetto falsato e accettare il premio per uno come lui sarebbe una truffa. Ricattato moralmente dall’amministrazione locale, è costretto ad andare alla cerimonia e a posare per i fotografi insieme al governatore. Dopo pochi giorni, mentre si trova a una festa con la moglie, viene minacciato da due sconosciuti William e Dodge che conosciamo qualche pagina prima, il primo colpito da osteoporosi e spasmi muscolari, il secondo un energumeno taciturno e terrorizzante.
Comincia l’incubo, cominciano gli inseguimenti, gli agguati psicologici e si aprono scenari (im)possibili sul passato di Mike, sulla sua turbolenta gioventù con l’amico fedele Shep, si torna indietro per poter cercare di capire come andare avanti e nel farlo si apre un abisso di paura e domande.
Non mancano i colpi di scena e l’artificio letterario che svelerà tutto il movente è una delle trovate più geniali che abbiamo letto.
Peccato forse l’acceleratore sul finale che “brucia” tutto il castello di carte costruito sin da l’inizio mirabilmente e pazientemente.
Resta una bella lettura che intrigherà di certo gli affezionati del genere e i lettori onnivori.
Il secondo giorno è stato scandito da sigari Davidoff e da lunghe passeggiate per le strade della località turistica che con il suo traffico lento e quasi inesistente e il verde tutto attorno ci ha regalato serenità e vacuità mentale. Non è mancato mai il nostro passaggio al Bar Francesca, imprescindibile bar che da più di 20 anni accoglie in via Vecchia Fiuggi 163 i suoi clienti.
Dopo essere cambiato radicalmente dal punto di vista concettuale e qualitativo (da un semplice bar, diversificando l’offerta e puntando su qualità, cortesia e professionalità) oltre che strutturale è diventato il punto di ritrovo ideale per i giovani e non solo: Marco, Massimo, Claudio, Francesca sanno il fatto loro ad ogni ora del giorno, che sia per un caffè, per una birra artigianale, una buona bottiglia di vino o un distillato d’eccezione.
Un luogo ideale che riunisce tutte le generazioni, con la musica sempre selezionatissima, eventi live e un’atmosfera rilassante e amicale. Tornati la sera dopo tutto quel verde ci è tornato in mente E Venne Il Giorno: film catastrofista-ambientalista-moralizzatore di M. Night Shyamalan, che sfruttando il vento e le piante ha creato un surreale filo di orrore capace di inquietare lo spettatore.
Oggi siamo ancora qui, dopo aver cominciato la mattinata con del Navy Flake in una bella boccia e un ottimo tè, abbiamo visto La Versione di Barney,con l’amato (da noi) Paul Giamatti nei panni di Barney Panofsky (personaggio letterario uscito dal romanzo di Mordecai Richler e pubblicato da noi in Italia da Adelphi) mentre ci accingiamo a terminare la versione cartacea. L’interpretazione di Giamatti è eccellente e il film piacevolissimo (soprattutto per l’inno ai sigari Montecristo che rappresenta la storia stessa), ma forse manca di quella acredine, di quella ironia al vetriolo di cui è intriso il romanzo. Resta comunque un film da vedere e da godersi.
Siamo in campagna, cerchiamo di rallentare, di allontanarci mentalmente da metropolitane, tram, sirene, frenesia. Non saremo nelle Shetland, ma questa pacatezza bucolica che si sposa con il piccolo centro è un piacere inimmaginabile.
Non pensiamo ancora a cosa vorrà dire “rientrare”… ma questa è un’altra storia.
Buona scelta
IBD
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