Ebbene sì!
Anche un ottimista per natura come me è soggetto a momenti di amarezza.
Holly Golightly, la protagonista femminile di “Colazione da Tiffany” direbbe che soffro di “paturnie”.
Sta di farto che a volte mi metto a pensare, o meglio a ripensare, a certi aspetti della mia vita, soprattutto connessi con il mio lavoro “principale” (uso le virgolette perchè principale lo è solo sulla carta) e cioè quello di contabile, ed ecco arrivare i momenti di amarezza.
Momenti che, grazie al Cielo, sono, come ho detto nel titolo, fuggevoli ma che ciononostante mi colgono.
Vi devo però, prima di proseguire nel racconto, una spiegazione.
La spiegazione del perchè sopra ho detto, o meglio ho scritto, che quello di contabile è il mio lavoro principale “solo sulla carta”.
Ho detto, o per meglio dire scritto, una cosa simile perchè il mio lavoro di contabile ha, allo stato attuale delle cose, e da qualche anno a questa parte una lacuna.
Pur essendo in regola con i contributi dal lato paga non si vede il proverbiale becco di un quattrino.
Ed il bello è che io debbo pure fare la bella faccia.
Perchè?
Perchè non è un lavoro che prevede che io tenga orari d’ufficio fissi e quindi mica posso pretendere uno stipendio!
Questa le tesi preferita che circola.
Come mai non mollo tutto?
Semplicemente perchè non posso; non senza sciogliere, con atto notarile, l’impresa familiare che è alla base di questa mio collaborazione “pro bono”.
La collaborazione in questione non era certo nata con questo tipo di accordi (alteimenti mica avrei accettato, vi pare?)!
Era nata con tutti i crismi della regolarità, tanto contributiva quanto dal lato dei futuri guadagni.
E per la verità le cose sono andate piuttosto benino.
Poi misteriosamente il rubinetto dei guadagni s’è chiuso ed è rimasto aperto solo quello dei contributi.
Capite ora a che cosa è dovuta la mia amarezza?
Ma è mai possibile che a fronte di un lavoro, per quanto saltuario possa essere, non vi siano delle entrate più immediatamente tamgibili e godibili dei contributi per la pensione futura?
È mai possibile che mi rebdano più le dichiarazioni dei redditi fatte per conto dei miei parenti, per non parlare del mio negozietto di libri su eBay e dei diritti d’autore sui miei libri del mio “lavoro vero”?
È mai possibile, dico ancora io, doversi aggrappare alla fortuna per poter sperare in qualche entrata cospicua?
E tutto questo solo perchè non essendo il mio un lavoro che prevede orari d’ufficio canonici secondo l’opinione corrente non mi da il diritto non dico di chiedere o, Dio me ne guardi, pretendere, ma nemneno sperare di veder girare dei soldi da poter depositare in banca rimpolpando le mie finanze asfittiche?!
D’accordo!
Questa è la situazione nuda e cruda ma non si può pretendere che a me stia sempre bene perchè mi andrà già bene poter contare, un domani in là da venire, su una pensione o perchè è pur sempre un lavoro e di per se stesso non una cosa da buttar via!
Scusate lo sfogo!
Grazie di cuore per la pazienza e l’attenzione ed arrivederci alla prossima!
Buon inizio di settimana e buon tutto!
Con simpatia!
Riccardo