Magazine Diario personale

Mondart e il logos

Da Bruno

Mondart e il logos
Giovane: - Mondart, non ho capito un tubo del tuo precedente post !
Mondart: - Ahia, è un problema. Ma non hai proprio capito o non hai fatto nulla per cercare di capire ?
G: - Beh, a dire il vero ... sai, è l' abitudine a facebook. Poche righe, e un solo concetto ben chiaro e preciso
M: - Che spesso diventa però un dogma in tutto e per tutto, vero ? Sia nella modalità di ricezione, che nell' impegno critico che stimola: nessuno.
G: - La prima parte mi è abbastanza chiara. Ti riassumo in sintesi il concetto che mi è arrivato:
1) Dubitare di tutto, ma essere mentalmente aperti a tutto
2) Osservare se è rispettata la logica intrinseca al discorso, la sola che ci dirà se la tesi è accettabile o meno, in quanto non possiamo sempre dipendere dal parere dell' uno o altro esperto quando non abbiamo i mezzi per confutarlo.
M: - Bravo. Mentre invece il procedimento logico deduttivo è un mezzo intrinseco a noi, non dobbiamo farcelo dettare da nessuno, anzi è la nostra maggior garanzia da ogni logica di tipo indotto, appunto. Ci siamo fin qui ?
G: - Direi di sì. Più complicata è la seconda parte, quella riguardante il pensiero emozionale, e lo scendere a trovare le sue leggi dentro di noi ...
M: - Sì, posso capire. Come definiresti, in due parole, la figura dell' immagine di testa ?
G: - Un fondoschiena IMPERIALE, parbleu !
M: - Ok, diciamo una bellezza statuaria, per cortesia verso le lettrici. Ora, devi chiedere a qualcuno per farti questa idea, o non ci arrivi perfettamente da solo ?
G: - Ci arrivo da solo, o meglio in due ... diciamo che qualcosina me lo suggerisce anche il mio pisello.
M: - Bravo. Il "tuo" pisello, non quello di un altro. Eppure sfido a trovare qualcuno in tutto il genere maschile, sporadici casi a parte, che sia in disaccordo con te e il tuo pisello. Ora, se ti dicessi di piantarle dieci pugnalate nella schiena, come reagiresti ?
G: - Non se ne parla nemmeno. Direi che sei matto.
M: - Ok. Ma ammettiamo ora che sia molto meno bella, anzi che sia proprio racchia ...
G: - E' uguale, che mi ha fatto, e perchè dovrei ?
M: - Ok. Ma ammettiamo ora che sia un brutto uomo peloso, e che ti faccia anche un po' ribrezzo, e per giunta gli puzzino anche i piedi
G: - Magari mi allontanerei, ma non vedo perchè dovrei pugnalarlo.
M: - Perfetto. Ora però non è più il tuo pisello a guidare tale pensiero, ma qualcos' altro. Cosa ?
G: - Che dire ... il semplice fatto che sento che sia giusto così. Non devo chiederlo a nessuno, lo so e basta. E' una specie di legge interna a dirmelo.
M: - Che si chiama "istinto di sopravvivenza della specie". Non "buonismo ottuso", non roba da suore, suffragette e ragazzetti dell' oratorio, ma una legge intrinseca primordiale, senza la quale ci saremmo estinti da un pezzo, se ci dovessimo sempre sopprimere a vicenda per la minima stupidaggine ... senza contare il fatto che in uno scontro diretto potremmo anche avere la peggio. Ecco da dove viene la primitiva saggezza che ci induce al "vivi e lascia vivere", piuttosto che all' "homo homini lupus"    
G: - Certo, questo lo capisce anche uno scimmione. Perchè per noi uomini è così difficile arrivarci ?
M: - Eh, qui devi fare anche un piccolo sforzo concettuale. Il perchè lo abbiamo già detto tante volte, ed è sempre dato dalla somma di due fattori: uno "culturale", ossia di sovrainserimento propagandistico di un pensiero non tuo, ed uno "naturale", di deprivazione sia fisiologica che psicologica delle fondamentali sicurezze necessarie alla vita. Perchè il giochetto funzioni serve sempre l' interazione di entrambi i fattori, come abbiamo visto parlando della propaganda.
G: - E' come svuotare un palloncino del gas che lo fa volare, e poi gonfiarlo col fiato ... è sempre gonfio, ma non vola più ! E' diventato tutta un' altra cosa, mantiene la forma esterna ma ha invertito la funzione, ed ora cade a terra.
M: - Perfetto. Hai definito benissimo l' anima, la nostra parte spirituale, la legge intrinseca già scritta dentro di noi, e il suo scambio con ogni tipo di pensiero indotto.
Lo hai fatto senza bisogno di tanti maestri e guide spirituali. Ed hai già capito che la tolleranza, il riconoscere me nell' altro risponde innanzitutto ad un' esigenza "egoistica" di sopravvivenza.
O meglio che "egoismo" e "altruismo" sono i due ennesimi falsi opposti fatti per dividerci e controllarci. E che la sfera che separa il "me" dal "tu" è una variabile culturale indotta e gonfiata a piacere, più che una necessità naturale e pratica, in sè limitata ad una sfera di necessità pratiche e psicologiche molto più ristretta.  Condizioni quasi sempre garantite in un normale contesto di sviluppo: le tecniche sopra citate servono appunto a toglierle, facendo oltrepassare quei limiti fisiologici e psicologici di tolleranza oltre i quali entra in funzione una seconda legge, che è quella dell' "istinto di difesa", a prevaricare la prima.
Uno stato di potenziale naturalità viene portata ad emergenza fisiologica e psicologica appunto per far oltrepassare tale limite istintuale intrinseco, e fare in modo che l' aggressività abbia il sopravvento. A fare in modo che l' istinto di sopravvivenza passi dalla sua naturale fase adattiva e difensiva a quella di attacco, non più adattiva in quanto potenzialmente pericolosa anche per l' attaccante stesso.
G: - "Non fare agli altri ciò che non faresti a te stesso" è dunque già naturalmente scritto in noi, non è poi una cosa tanto trascendentale !
M: - Anche il mio gatto lo sa, senza chiederlo a nessuno. E quando fa freddo due gatti si scaldano a vicenda, e se ce n'è uno malato quello sano si mette sopra, per proteggerlo col calore del suo corpo. Senza che glielo dica il prete in chiesa, un santone per strada, o un accademico a un congresso. 
      

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Da Emilio Selis
Inviato il 12 dicembre a 16:29

Ciao Bruno, o Mondart. Son stato un grande lettore e appassionato del tuo blog, ma ho tristemente notato che non è più attivo da tempo. Ho ritrovato molti dei tuoi articoli qui, ma mi chiedevo se non ne avessi aperto un altro, oppure hai momentaneamente appeso le scarpette al chiodo? Un caro saluto, Emilio.