Lo stile secco e la fervida fantasia suscitatrice di mondi paralleli, di situazioni dove la normalità è spezzata dal paradosso, di solitudini abissali rendono Dick uno fra i protagonisti della letteratura, non solo fantascientifica. Tuttavia egli non fu solo un romanziere di talento, ma pure un genio poliedrico le cui intuizioni mistiche (per certuni allucinazioni) talora anticipano o si affiancano a teorie eccentriche, quali quella sul multiverso o sull’universo olografico.
La vita di Philip K. Dick cambiò per sempre il 20 febbraio 1974, in seguito ad una visita dall’odontoiatra, dopo che l’assistente gli somministrò l’anestetico. L’infermiera indossava un camice con il simbolo cristiano del pesce. L’anestesia catapultò Dick in un universo di trasmissioni trans-temporali, intergalattiche ed iperdimensionali. L’esperienza gli suggerì i romanzi “Radio free Albemuth”, “Valis”, “The divine Invasion” e “The transmigration of Timothy Archer”.
A Dick parve di esistere contemporaneamente negli anni ‘70 del XX secolo in California e nel I sec. d. C. a Roma. Mentre le informazioni penetravano nella sua mente attraverso fasci di luce rosa, sentiva che la sua anima si contendeva lo spazio (?) con quella del suo amico defunto, il vescovo gnostico James Pike.
Dick si chiese se quelle informazioni venissero dal passato, dal futuro, da un laboratorio sulla Terra, da un'astronave aliena o dal suo cervello. Non molto tempo prima della morte, scrisse nel suo diario filosofico, "Exegesis": "Ho sempre pensato che il raggio di luce rosa sparato contro la mia testa abbia avuto origine non da Dio, ma da una tecnologia del futuro”.
Le speculazioni non si conclusero con la sua prematura morte nel 1982: alcuni scrittori, infatti, hanno interpretato i vissuti dello scrittore come connessi a qualcosa di realmente accaduto. Adam Gorightly ed altri si sono domandati se gli eventi narrati in “Valis” possano essere inseriti nella matrice della telepatia e degli esperimenti di controllo mentale in corso sia negli Stati Uniti sia in Unione Sovietica. Questa è un’ipotesi che lo stesso Dick aveva preso in considerazione.
Una notte, un mese dopo le sue prime esperienze del febbraio 1974, ebbe allucinazioni "che formavano in modo perfetto dipinti astratti di artisti contemporanei”. In seguito i quadri furono identificati come opere di Kandinsky, Klee e Picasso. Era come se qualcuno avesse deliberatamente proiettato quelle immagini nella sua testa.
Forse traendo spunto dal popolare saggio degli anni ’70 del XX secolo, “Psychic discoveries behind the Iron curtain” scrisse ai responsabili di un laboratorio sovietico dove si studiavano le percezioni extrasensoriali (E.S.P.), cercando di sapere se avessero generato simulacri di quadri esposti all'Ermitage. Non ottenne risposta, ma pochi anni dopo scoprì che la C.I.A. aveva intercettato questa ed altre delle sue lettere.
Dick ricevette pure informazioni da una voce meccanica femminile di nome Afrodite nota anche come voce A.I. (Artificial Intelligence). A volte la considerava la sua anima, in altri casi la voce di sua sorella gemella morta.
Una notte Dick sognò che una donna russa gli spediva un’epistola in cui era scritto che sarebbe stato ucciso. Giorni dopo chiese alla moglie, Tessa, di aprire una missiva in vece sua. Conteneva solo la recensione di un libro con alcune parole sottolineate e l'indirizzo del mittente di una camera in un albergo di New York.
Un giorno Dick e la moglie stavano ascoltando dalla radio sul comodino delle canzoni, "You are no good" e "You’re so vain", ma continuarono ad udire i motivi anche dopo che l’apparecchio radiofonico era stato scollegato.
Tessa raccontò anche di un’irruzione nell’appartamento in cui viveva con il marito e di aver trovato strane apparecchiature elettroniche.
In un'epoca precedente, Dick sarebbe stato un grande contattista, in una successiva un perfetto rapito.
APOCALISSI ALIENE: il libro