Il Mondiale è l’emozione calcistica nella sua massima espressione e il messaggio che manda agli appassionati si ripete ogni quattro anni.L’attesa di vedere, di conoscere, di emozionarsi, di esaltarsi per sapere chi è la squadra più forte del pianeta e il campione che ne è la massima espressione.Oggi, come ieri, la domanda è la stessa: chi è il fenomeno, chi è il più bravo a superare ogni barriera di nazione, religione o razza?
Ogni Mondiale scrive e scandisce la storia del calcio e la illumina con i fuoriclasse che ne sono stati protagonisti.
Ogni storico del calcio stila le sue personali classifiche dei migliori di ogni epoca e adesso, prima del Mondiale sudafricano tutti si chiedono se Messi riuscirà ad inserirsi.
Personalmente tra i primi cinque metto a pari merito Pelè, Garrincha e Maradona davanti a Meazza e Didì.
Pelè il diciassettenne che commosse tutti nel 1958 con quel pianto da bambino felice sulla spalla di Gilmar, dopo che aveva segnato due fantastici gol nella finale.
Garrincha , l’ex poliomielitico morto alcolizzato che danzava sulla palla inventando arabeschi che stordivano gli avversari.
Maradona autore del gol più falso della storia e di quello talmente bello da sembrare ancor più falso, entrambi contro l’Inghilterra.
Meazza, il “balilla” (lo chiamavano così perche’ debuttando giovanissimo in serie A dava l’impressione di essere meno di un adolescente) che tirò un rigore a Marsiglia contro il Brasile tenendosi i pantaloncini con una mano perché gli si era rotto l’elastico.
Didì, che sicuramente tra gli antenati aveva un principe etiope, elegante come nessuno nel correre con il pallone tra i piedi.
E’ il Mondiale che ti fa entrare nel mito.
Il calcio è uno sport a basso contenuto tecnologico e lo si può interpretare come una danza magica attorno a quell’oggetto misterioso e capriccioso che è il pallone, dispettoso come una creatura appena nata e pronta sempre a scappar via nel tentativo di ritrovare la propria libertà.
Franco Rossi