Ammetto che sto seguendo il Mondiale brasiliano un po’ a singhiozzo, ma ormai un grande evento che mi riguarda è piuttosto imminente e questo mi distoglie pensieri, energie e quant’altro, visto che sono in pieno trip di preparativi vari. Ma di questo parlerò nei prossimi giorni, oggi voglio quanto meno dedicare qualche riga all’evento calcistico per eccellenza, il torneo che spesso prevarica i confini prettamente sportivi, connotando il tutto anche di ambiti diversi, quali quello sociale, di costume, finendo per assurgere a qualcosa di molto significativo per tante persone, unite attorno a un pallone.
Dell’Italia e della sua disastrata spedizione ho già abbondantemente scritto, vediamo ora in pillole come è andata la prima fase a gironi, quali sono le squadre che sinora hanno entusiasmato e quali al contrario hanno fortemente deluso, fermo restando che per tirare le debite conclusioni occorrerà aspettare ancora poco, visto che già da domani si entrerà nel vivo del gioco con gli ottavi di finale, vale a dire con le gare da dentro o fuori.
GRUPPO A (Brasile 7, Messico 7, Croazia 3, Camerun 0)
I padroni di casa solo nella terza gara contro gli svogliati camerunensi hanno dimostrato sprazzi di autentico talento, soprattutto nel loro uomo più rappresentativo (Neymar) che di fatto quasi da solo sta trascinando i compagni di squadra. Si è sbloccato il modesto Fred ma credo che al di là di ciò, la squadra di Scolari possa solo migliorare col prosieguo del torneo, nonostante la prossima avversaria si chiami Cile e rappresenti già una bella insidia. L’altra a passare (con pieno merito) è il Messico, che magari non giocherà benissimo ma pare compatto e coeso, capace di imbrigliare i rivali. Poche le individualità espresse sinora, a parte il portiere rivelazione Ochoa, arrivato svincolato e protagonista di parate miracolose in serie contro i verdeoro, e il “solito” Giovani Dos Santos, al quale hanno ingiustamente annullato due gol all’esordio. La Croazia prometteva bene all’inizio, sulla carta pareva più attrezzata dei messicani ma il tonfo contro il Brasile (vabbè, provo a sorvolare sul fatto che sia stato “indotto” da vari errori arbitrali Pro- Brasile) ha rovinato tutti i piani. Il Camerun ha disputato il peggior mondiale della sua storia, arrivato già male per la storia dei premi prima promessi e non mantenuti e in generale mai sul pezzo: quasi perdente in partenza.
GRUPPO B (Olanda 9, Cile 6, Spagna 3, Australia 0)
Sono in molti a considerare l’Olanda come possibile outsider nella corsa al titolo iridato. L’eclatante vittoria contro la Spagna che di fatto ha sancito la fine del “tiqui taca” e dell’Impero delle Furie Rosse ha portato molti appassionati a credere che gli oranje abbiano davvero i mezzi per puntare al bersaglio grosso, come mai sono stati in grado di fare, nemmeno ai tempi dell’Arancia Meccanica e dopo il secondo posto di 4 anni fa. Potrebbe questo improvviso exploit, per certi versi inaspettato, sembrare frutto logico, diretta conseguenza del Mondiale perso d’un soffio appunto solo 4 anni fa in Sudafrica ma in realtà di quella rosa è rimasto ben poco e Van Gaal è stato in grado di raggruppare sotto un’unica bandiera un mix incredibile di talenti, puntando su pochi ma buoni della vecchia guardia (un Van Persie e un Robben in piena forma) e tanti della nuova ondata, quasi tutti provenienti dal locale campionato, dai vivai delle migliori espressioni del Paese. Bene il Cile, che continua sul solco delle belle apparizioni in Copa America e del Mondiale sudafricano. Il ciclo in fondo è lo stesso, imperniato su assi quali Sanchez e Vidal e corroborato da innesti finalmente pronti ad alti livelli quali l’ex napoletano Vargas. Ora ci sarà da superare lo scoglio più importante, rappresentato dai più seri accreditati a vincere questo Mondiale, vale a dire i brasiliani. Della Spagna e del suo declino si è scritto di tutto e di più, ma la differenza col nostro calcio è che da loro, al di là del normale contraccolpo psicologico dopo anni e anni di assoluto dominio, ci sono tutte le basi per ripartire. L’Australia ha lasciato con zero punti ma salvando l’onore, almeno impegnando una già qualificata Olanda. D’altronde quella non è certo patria del calcio, visto che tutti giocano a rugby (e a che livello!), se poi i migliori giocatori della loro storia (Kewell e Viduka) hanno smesso da poco, si capisce come sia matematico che i risultati più prestigiosi i Canguri li abbiano ottenuti quando questi giocavano, anche se il vecchio Cahill ha giocato alla grandissima, mettendo due bei sigilli in questa competizione.
GRUPPO C (Colombia 9, Grecia 4, Costa d’Avorio 3, Giappone 1)
Ok, col senno di poi, forse per i cafeteros non si è trattato di un girone particolarmente ostico, resta il fatto che, pur senza la loro stella Falcao, hanno infilato tre vittorie nette, mettendo in mostra un gran calcio, fatto di gol e giocate dei singoli, molti dei quali protagonisti della nostra bistrattata serie A (Cuadrado sta letteralmente incantando ma per noi non è una novità). Passa a sorpresa una Grecia poco accreditata alla vigilia, ma in grado di imbrigliare gli avversari, concedendo loro ben poco. I gol poi arrivano quasi sempre grazie all’infallibile contropiede e in generala alla voglia di non mollare mai. Ammirevoli. Così non si può dire di una deludente Costa d’Avorio, che ho pure elogiato pubblicamente, scrivendone sulle pagine del Guerin Sportivo. Ho scritto pure di Ghana e Nigeria, e pare assurdo che i più deboli dei tre siano alla fine passati. Gli ivoriani però hanno pagato il fatto che il loro simbolo, Yayà Tourè, fenomeno conclamato del Man City, non abbia dato il meglio di sé, funestato pure dal terribile lutto familiare che lo ha colpito, a Mondiale in corso, con la morte precoce di un fratello. Si chiude dopo belle premesse e diverse affermazioni pure il ciclo di Zaccheroni alla guida del Giappone, una Nazionale che anche grazie a lui ha guadagnato ulteriore prestigio e dimensione internazionale, ma che in questa occasione non è riuscita a emergere, anche perché il loro uomo migliore, il fantasista Kagawa ha proprio steccato, presenza impalpabile, un po’ come tutta la sua stagione allo United.
GRUPPO D (Costa Rica 7, Uruguay 6, Italia 3, Inghilterra 1)
Sorvolo sull’Italia di cui ho già abbondantemente scritto nei post precedenti. Nulla ha funzionato, nonostante la vittoria iniziale contro gli altrettanto modesti inglesi avesse in qualche modo rincuorato i pessimisti della vigilia. Purtroppo un pimpante Costa Rica, che non ha rubato nulla, ci ha riportati alla realtà, prima della disfatta contro gli uruguaiani. Mentre i centramericani hanno comunque impressionato sul piano del gioco e della freschezza atletica, altrettanto non si può dire dell’Uruguay che ora, priva del “cannibale” Suarez (se continua con questi gesti, davvero perderà sempre più credito presso gli sportivi di tutto il Mondo, nonostante le sue indiscusse qualità tecniche) difficilmente proseguirà a lungo. Peggio di noi gli inglesi, anche se mi pare che abbiano paradossalmente assorbito meglio la fine di un ciclo (a differenza del nostro, il loro non è stato in nulla vincente) e siano più pronti a lanciare le nuove leve da cui ripartire (vedi i vari Sturridge, Sterling e Barkley).
GRUPPO E (Francia 7, Svizzera 6, Ecuador 3, Honduras 0)
A torto molti snobbano i galletti francesi, con la scusa che per molti il gruppo che le è toccato in sorte sia stato quello più facile da affrontare. Verissimo, ma ciò non toglie che la squadra di Deschamps non abbia ben impressionato per talento, forza fisica e capacità di andare a rete, anche con più interpreti. Certo, sarà fondamentale confermare queste doti contro avversari più ostici ma non dimentichiamo che a poche ore del Mondiale la Francia ha dovuto rinunciare al suo uomo più atteso, Ribery, e questo neppure ha avuto una sola ripercussione sul rettangolo verde. La Svizzera, dopo la poco convincente vittoria all’esordio contro l’Ecuador e il clamoroso flop contro la Francia, ha battuto agevolmente l’anello debole del girone, qualificandosi e guadagnando fiducia nei propri mezzi e sicurezza, specie in giocatori come Shaquiri, che finalmente si è sbloccato con una splendida tripletta. Le due americane partivano onestamente con poco credito ma almeno gli ecuadoreni hanno messo in mostra le qualità del meno noto tra i due Valencia scesi in campo, l’emergente attaccante Enner, autore di tutti e 3 i gol siglati dalla sua Nazionale in questi Mondiali.
GRUPPO F (Argentina 9, Nigeria 4, Bosnia 3, Iran 1)
Ok, non ha incantato nemmeno l’Argentina, un po’ come detto del Brasile all’inizio ma i numeri non mentono. 9 punti in 3 partite, bottino pieno e la sensazione che stavolta Messi, dopo le titubanze mostrate nella prima partita, bagnata comunque con un bellissimo e salvifico gol, abbia veramente preso per mano i compagni, assumendosi ogni responsabilità… forse troppa, come sostengono i maligni secondo i quali non sarebbe nemmeno il tecnico Sabella a fare la formazione!). Passa pure la Nigeria, non brillantissima a dir la verità. A far la differenza è stata propria la gara contro la Bosnia, finita terza in classifica a un punto dagli africani ma fortemente penalizzati nello scontro diretto, visto il gol regolarissimo annullato alla loro stella Dzeko e quello invece viziato da evidente fallo di Emenike nell’azione decisiva che ha determinato il risultato di 1 a 0. L’Iran, invece, Cenerentola del girone ha provato dignitosamente a tenere botta contro i campioni argentini, riuscendoci di fatto fino alla magia della Pulce ma puntando quasi esclusivamente sul contenimento e sulle intuizioni in avanti dell’interessante Reza, a segno nell’ininfluente sconfitta contro i forti bosniaci.
GRUPPO G (Germania 7, USA 4, Portogallo 4, Ghana 1)
Unico caso di gruppo in cui per decidere la seconda al passaggio del turno ci si affida alla differenza reti, in realtà è parso che le differenze tra la favorita Germania, costretta tuttavia al pareggio dal Ghana, e le altre fosse sin troppo palese, sin dal modo perentorio con cui i tedeschi hanno demolito i portoghesi del Pallone d’Oro in carica (un CR7 comunque giunto a questo importante appuntamento non certo al top della forma fisica). Il Portogallo che, rosa alla mano, tra le altre era favorito per accedere agli ottavi, ha gettato al vento questa possibilità facendosi inopinatamente rimontare nella sfida contro gli americani, che Klinsmann ha assemblato al meglio, rischiando molto in prima persona, vista la scelta di rinunciare a diversi senatori (primo fra tutti Donovan) per affidarsi a un gruppo formato in gran parte da calciatori impegnati presso il campionato locale, quindi lontani da palchi internazionali prestigiosi. Male il Ghana, nonostante l’ottima figura mostrata contro la Germania, contro la quale non sarebbe stata scandalosa una vittoria. Poi però ci si sono messi anche Muntari e Boateng, due tra gli uomini più importanti della Nazionale africana, capaci di farsi irrimediabilmente cacciare dalla loro federazione, proprio alla vigilia della gara da dentro o fuori contro i lusitani. Peccato.
GRUPPO H (Belgio 9, Algeria 4, Russia 2, Corea del Sud 1)
Per i belgi, attesissimi alla vigilia come una delle più credibili potenziali rivelazioni dell’intero Mondiale, si possono spendere le medesime parole usate per gli argentini. Non hanno messo in mostra chissà quale idea di gioco, ma non stanno certo tradendo i pronostici, pur nell’ambito di un girone non propriamente di ferro. 9 punti siglati col minimo sindacale, con la squadra che pare procedere a ritmi bassi, come quasi a preservarsi per tempi migliori. E’ andata a fiammate, spesso dei singoli più rappresentativi (Hazard, Mertens), ma che hanno fruttate tre vittorie, dando l’impressione che il potenziale in effetti ci sia. Poi sarà tutto da verificare alle prese con avversari di maggior spessore tecnico. Quanti limiti in tal senso ha mostrato la nazionale di Capello. I russi hanno pagato gli sciagurati errori del loro esperto portiere Akinfeev ma ciò non basta a giustificare la pochezza del gioco espresso nelle tre gare. Passa il turno quindi l’Algeria, e tutto sommato è giusto così. Gli africani non hanno grande talento ma non difettano certo in corsa, sagacia tattica e coraggio. Molto anonima rispetto ad altre edizioni l’esperienza della Corea del Sud, alle prese con un ricambio generazionale e il canto del cigno di uomini simbolo come il tuttofare del Manchester Utd Park-Ji- Sung