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Mondiali 2014, disastro italia: il gruppo azzurro mai esistito e i ragazzi dai quali ripartire
Creato il 26 giugno 2014 da CarlocaCome cambiano i tempi! Nel 1982 la Rai trasmise in diretta il trionfale ritorno in Italia degli azzurri dalla Spagna, dopo la conquista della terza stella mondiale. Nel 2006, altra diretta fiume, per il colossale bagno di folla degli eroi di Berlino al Circo Massimo. Stamane, nell'anno di disgrazia 2014, ci siamo dovuti accontentare della cronaca minuto per minuto del rientro della spenta e imbolsita truppa prandelliana, affondata con disonore in Brasile. Passano i giorni, ma la delusione e la rabbia per l'indegna conclusione della nostra avventura Mundial crescono, invece di attenuarsi. Nulla ci è stato risparmiato: dopo aver dovuto sopportare la vista di una Nazionale del tutto inconsistente sul piano fisico, caratteriale e del gioco, il seguito è stato, se possibile, ancor più avvilente, con alcuni dei senatori della squadra pronti a presentarsi davanti alle telecamere ad attaccare i compagni più giovani (o "il compagno più giovane"?), oltretutto senza fare nomi, quindi con una curiosa forma di coraggio a metà. QUALE GRUPPO? - Così, in pochi minuti, è crollato anche l'ultimo dei miti azzurri: quello del famoso "gruppo", dell'unità d'intenti e dello spogliatoio cementato. Il "tutti per uno, uno per tutti" è stata una delle nostre armi vincenti in occasione di ogni titolo iridato conquistato: ci si ricamò sopra fin troppo soprattutto ai tempi dei "ragazzi di Bearzot", ma anche la rappresentativa di Lippi nel 2006 non sarebbe potuta arrivare così in alto, se non avesse fatto fronte comune davanti all'onda distruttiva di Calciopoli. Questa Nazionale 2014, invece, il gruppo non sapeva nemmeno cosa fosse. Dietro la facciata dei sorrisi, del "tutto va ben, madama la marchesa" propinata ai media, c'era uno spogliatoio in disgregazione. Gli spifferi che stanno emergendo dalle segrete stanze azzurre sono imbarazzanti, ma non è mia abitudine dar credito ai "so tutto io" che in queste ore imperversano sul web e sui giornali. Mi attengo a ciò che ho visto e sentito: i veterani che difendono le loro posizioni scagliandosi contro gli ultimi arrivati non hanno scusante alcuna, e sono la punta dell'iceberg di una situazione non più sostenibile, da estirpare subito alla radice a partire da settembre, quando inizierà la (facile?) rincorsa a un posto fra le 24 finaliste di Euro 2016. BUFFON E COMPAGNIA, BASTA COSI' - L'ho già scritto nel precedente post: via subito, queste vecchie glorie. Ci hanno portati sul tetto del mondo otto anni fa, per un po' han tirato la carretta, ma ora basta. Certe uscite sono la plastica dimostrazione di come alcuni campioni non si rassegnino al tempo che passa e, oltretutto, non posseggano nemmeno più l'autorevolezza per tenere salde le redini morali e caratteriali del gruppo. Via Buffon, che ha dato tutto ma ora ha, finalmente, alle spalle tre eredi degnissimi. Via Pirlo, che si era opportunamente e nobilmente chiamato fuori da solo ma che, a 35 anni suonati, si è nuovamente messo a disposizione del cittì che verrà, figuriamoci; cartellino arancione per De Rossi, al quale due giorni fa avevo attribuito il ruolo di possibile ultima chioccia, ma che con quella uscita in sala stampa si è giocato una bella fetta di credibilità: certo la sua garra, la sua universalità tattica, la sua importanza negli inserimenti offensivi, la sua esperienza potrebbero ancora tornare assai utili, anche alla luce di un'età non avanzatissima, ma le sue parole hanno tradito una scarsissima propensione alla vera leadership, quella che si esercita nello spogliatoio con poche e azzeccate frasi nonché con atteggiamenti maturi e misurati, non proclamando discutibili verità nel momento più nero, lavando in pubblico i panni sporchi. PRANDELLI ADDIO - Un taglio netto ci vuole, come quello attuato da Fulvio Bernardini dopo i Mondiali del '74. E per farlo occorre un uomo di carisma, esperienza ai massimi livelli e pelo sullo stomaco. Mancini, Spalletti? Vanno bene. Allegri? Più di una perplessità, ma non si sa mai. Il mio ideale sarebbe un trainer straniero, lontano dalla mentalità italica, capace di tagliare i ponti col passato senza remore né debiti di riconoscenza: Mourinho o Scolari, ma costano troppo e comunque dalle nostre parti, chissà perché, una guida estera per la Nazionale sembra discorso tabù (però poi si fa massicciamente ricorso ad oriundi perlopiù superflui: misteriose strategie). Le dimissioni di Prandelli, come già detto, sono state un gesto ovvio, naturale, necessario. Il CT rappresenta la delusione più fragorosa (altro che Balotelli...) fra le mille delusioni di Brasile 2014, per preparazione dell'avventura e gestione in corso d'opera. Deficitario sotto tutti i punti di vista: temo che non sarà facile per lui ripartire ad alti livelli in Italia, e me ne dispiaccio, perché chi mi segue sa che Note d'azzurro ne ha fin dall'inizio apprezzato il lavoro, senza tuttavia chiudere gli occhi di fronte al progressivo regresso evidenziatosi dopo gli Europei. E poi gli errori commessi negli ultimi mesi, dalla preselezione dei trenta all'idea di gioco portata avanti per quattro anni e poi inopinatamente accantonata, fino alla provvisorietà tattica e alla condizione atletica pietosa. Il tutto aggravato dal fatto che a Prandelli erano state affidate le redini del Club Italia per altri due anni, con compiti che sarebbero dovuti andare oltre la mera guida della rappresentativa: doveva essere il faro, l'ispiratore della ripartenza e del rinnovamento di tutto il nostro movimento calcistico, e invece... Basta, non rigiriamo il coltello nella piaga.ESTEROFILIA DA ESTIRPARE - Avanti, dunque. Molti dei miei pensieri sulla disfatta azzurra li ho messi nero su bianco nel post del dopo Uruguay. Ribadisco che la decadenza del calcio italiano non si identificava con una Nazionale che aveva fatto ottime cose nel quadriennio (argento a Euro 2012, bronzo in Confederations 2013), e che, a maggior ragione dopo aver superato il primo difficile scoglio inglese, poteva e doveva fare di più, avendo i mezzi non solo per superare il turno ma persino per vincere il girone. Noto con piacere, ma con un pizzico di amarezza, che oggi tutti scoprono ciò che altri predicano da anni: che nel nostro calcio ci sono troppi stranieri, in larga parte mediocri, e che questi tolgono spazi ai nostri giovani, mentre i vivai vengono trascurati. Bene, bravi, bis: poi però si continuano a riempire pagine (cartacee e web) sul calciomercato e sui fenomeni di fuorivia in arrivo nelle nostre desolate lande calcistiche. Dalle mie parti, Genova sponda rossoblù, già si delira per l'ingaggio dell'argentino Diego Perotti, pensate un po': almeno qualche anno fa si comprava Milito... Voglio dire che il cambio di mentalità dovrebbe riguardare anche larga parte dei tifosi, dei semplici appassionati, che si stracciano le vesti per la povertà del serbatoio azzurro ma poi vanno in brodo di giuggiole per questi presunti fenomeni giunti da lontano. I NUOVI AZZURRABILI - Diamo uno sguardo al futuro della nostra rappresentativa. I danni che questa ottusa esterofilia sta producendo li si vedranno autenticamente da fine anni Dieci in poi, se non si metterà seriamente mano alla questione: e le dimissioni del Presidente federale, magari con conseguente commissariamento che da anni auspico su questo blog, potrebbero essere l'atteso punto di partenza per voltare pagina. Riguardo al prossimo quadriennio, però, c'è un discreto patrimonio di giovani che potrebbero consentirci di figurare più che dignitosamente a livello internazionale. A un patto: farli giocare con continuità, accrescerne l'esperienza, anche a costo di lasciarli andare all'estero o di lanciarli prima in azzurro, vanificando i tentennamenti dei tecnici di club. Ecco un possibile roster per Euro 2016 e impegni successivi: qualcuno potrà entrarvi, qualcun altro potrà uscirne, ma mi pare una base credibile. PORTIERI: Sirigu, Perin, Scuffet, Bardi. DIFENSORI: Donati, Santon, Darmian, Bonucci, Ogbonna, Bianchetti, Romagnoli, Caldirola, Ranocchia, Astori, Regini, De Sciglio, Criscito, Bocchetti (perché è sparito da tutti i radar?), Murru. In più, eventualmente, Barzagli, "chioccia" più credibile quanto a profilo basso, giustamente in silenzio dopo la disfatta brasiliana. CENTROCAMPISTI: Jorginho (unico oriundo che valga la pena arruolare...), Florenzi, Verratti, Insigne, Marchisio, Montolivo, Candreva, Parolo, Bonaventura, Bernardeschi, Sturaro, Soriano, Baselli, Fausto Rossi, Marrone, Poli, Cristante. De Rossi da valutare, per i motivi prima detti. ATTACCANTI: Immobile, Giuseppe Rossi, El Shaarawy, Borini, Gabbiadini, Destro, Berardi, Zaza. Più Balotelli, che la Nazionale dovrà riconquistarsela coi fatti, fatti veri e pesanti.
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