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Non ci siamo. Nella prima giornata dei Campionati del Mondo di Szeged (Ungheria), validi anche come principale prova di qualificazione alle Olimpiadi di Londra 2012, l'Italia ha collezionato delusioni in serie. Al momento neanche un'imbarcazione azzurra ha staccato il biglietto a Cinque Cerchi, le speranze residue saranno ora riposte nel K4 1000 maschile (la gara dalla concorrenza maggiore), nell'eterna Josefa Idem (opaca durante la stagione di Coppa del Mondo ed agli Europei) e nello sprinter Michele Zerial, anche se i 200 metri rappresentano sempre una distanza soggetta a svariate variabili. Il rischio, neanche così irrealizzabile, è che il Bel Paese non schieri alcun proprio rappresentante nella canoa velocità alle prossime Olimpiadi. Continua il totale anonimato del settore femminile. Il K4 composto da Stefania Cicali, Alessandra Galiotto, Fabiana Sgroi e Alice Fagioli ha subito nell'ultimo quadriennio una sostanziale involuzione: dal quinto posto iridato di Duisburg 2007, che lasciava presumere una costante scalata ai vertici internazionali, ed all'ottavo di Pechino 2008, sino al crollo inesorabile delle recenti apparizioni, dove persino il raggiungimento della finale è diventato un obiettivo fuori portata. Quest'oggi, sia in batteria sia in semifinale, l'equipaggio tricolore è sempre apparso molto distante dalle prime tre posizioni, quasi che la concorrenza pagaiasse su una dimensione parallela. Non è andata meglio a Maximilian Benassi, eliminato nel K1 1000 metri. E dire che il 25enne nativo di Colonia rappresenta una delle punte di diamante del movimento nostrano, il quale non a caso verrà impiegato anche nel K4 1000. Per l'azzurro, tuttavia, vale in qualche modo lo stesso discorso fatto per il K4 femminile: nelle ultime stagioni non si sono verificati i progressi sperati ed il livello, sostanzialmente, è rimasto il medesimo (mentre la concorrenza internazionale è cresciuta in maniera oltremodo celere). Insomma, a prescindere da ciò che potrà accadere nelle prossime competizioni, l'impressione è che la canoa italiana si basi su di un sistema oramai obsoleto, risultando quindi una semplice comparsa sulla scena internazionale. Ad inizio anni Duemila i podi e le vittorie erano all'ordine del giorno con i vari Rossi, Bonomi ed Idem. Ora pensare ad una medaglia olimpica è diventato fanta-canoa. Siamo sprofondati in basso, in un anonimato che fa male. Speriamo che questa debacle possa scuotere la Federazione ed i vertici del Coni affinché venga operata una totale rifondazione tecnico-agonistica a partire dal quadriennio che porterà a Rio de Janeiro 2016.
Federico Militello
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