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Monitoraggio nucleare "semaforico": quando il rischio e' quantificabile

Creato il 28 aprile 2011 da Alessandro @AleTrasforini
Fin dove può arrivare la contaminazione prodotta da una centrale nucleare guasta o non funzionante?
E' a rischio anche l'Italia che, nonostante l'assenza di centrali nucleari al suo interno, ne ha comunque molte attorno ai suoi confini? Siamo potenzialmente probabili vittime di un eventuale disastro nucleare?
Di fronte ad un fenomeno complesso e difficile da interpretare come quello della radioattività, questioni come queste sono di oggettiva importanza.
Può una centrale nucleare lontana essere comunque pericolosa, anche a distanza di moltissimi chilometri?
A questa e ad altre domande ha risposto un'analisi dettagliata fatta da Declan Butler, giornalista di Nature e del Ciesin (Center for Internazional Earth Science Information Network), effettuata grazie a Google Earth.
Analizzando posizioni di 211 centrali nucleari, sono state censite le zone di maggiore pericolosità rapportate alla densità demografica presente nelle loro più o meno immediate vicinanze.
Ne emergono aspetti significativi; ad esempio, i due terzi circa degli impianti del mondo hanno densità di gran lunga superiore a quella di Fukushima (172mila ab. locati entro una zona avente 30 km di raggio).
I dati potenzialmente più pericolosi riguardano altre località, ben più rischiose:
  • 21 impianti con densità demografica superiore ad 1 milione di persone;
  • 6 impianti hanno densità demografica superiore a 3 milioni di persone.
Attorno a due centrali nucleari cinesi, ad esempio, si contano oltre 75milioni di persone presenti in un raggio di 30 km.
A confronto, le 200mila persone circa (già evacuate, nds) di Fukushima fanno impallidire.
La mappatura tridimensionale dei rischi potenziali è collocata e visibile sul sito di Nature, illustrante le zone di pericolosità maggiore in base a puntini verdi, gialli e rossi.
Sulla base di criteri semaforici, sono stati definiti come verdi quegli impianti a basso rischio (<500mila abitanti per raggio di 75 km). Sono invece classificati come rossi quegli impianti ad altro rischio (>20milioni di persone per raggio di 30 km).
Grazie a questo monitoraggio è possibile, in linea teorica, rendere più agevole il calcolo dei costi potenziali per la sicurezza: perdite di vite umane, salvaguardia dell'ambiente circostante e tutela dell'habitat ai primi posti.
Rimangono, comunque, moltissimi altri fattori di cui è assolutamente imprescindibile tenere conto: sismicità del territorio, esposizione a tsunami, incendi, inondazioni od attacchi terroristici.
E' altrettanto imprescindibile, appunto, tenere nel conto anche il potenziale verificarsi di fenomeni straordinari.
Fukushima insegna, purtroppo.

Fonte da cui è stato preso spunto per l'elaborazione dell'articolo: http://www.galileonet.it/articles/4db9187e72b7ab591e00008a

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