Suzette Mayr
Suzette Mayr insegna inglese al College of Art and Desing di Alberta. Ha vissuto la sua vita tra Calgary ed Edmonton, dove ha ottenuto la qualifica in inglese all’università di Alberta. Ha realizzato il suo primo chapbook, Zebra Talk, nel 1991. Il suo primo romanzo pubblicato, Moon Honey, del 1995, ha riscontrato l’apprezzamento della critica. Il suo ultimo romanzo, invece, The Widows, ci accompagna nella giornata di tre donne che sfidano il mondo. È stata presentata al PanCanadian Wordfest 98.
Sito: suzettemayr.com/suzette/
Titolo: Monoceros
Autore: Suzette Mayr
Serie: //
Edito da: Miraviglia Editore (Collana: Atlantide)
Prezzo: 17,00 €
Genere: LGBT, realismo magico, commedia drammatica
Pagine: 331 p.
Voto:
Trama: Una scuola canadese cattolica. “Qualcuno ha scribacchiato 6 1 frocio con un pennarello rosso sul suo armadietto, e la ragazza del ragazzo di cui è innamorato gli ha tirato addosso merda di cane congelata.” Così Patrick Furey, diciassette anni, si suicida, dopo essersi incontrato un ultimo glorioso martedì con Ginger nel loro posto speciale, al cimitero. Sullo sfondo la neve di Calgary e una moltitudine di ragazzi e di emozioni, perché in “Monoceros” i ragazzi possono essere crudeli e indifferenti, fragili e soli. L’autrice inchioda le voci dei protagonisti ad una trama durissima, tirando fuori l’energia cinetica e la claustrofobia di una scuola moderna, mentre esplora l’effetto a catena che il suicidio del ragazzino ha su un gruppo eterogeneo di adolescenti. I capitoli formano un collage in rapido movimento. Nel cast figurano la crudele e spietata Petra e la sensibile Faraday, ossessionata dalla verginità e dagli unicorni che acquisterà in internet, Gretta, la madre di Patrick che cerca disperatamente di elaborare il lutto per la perdita del figlio, ma anche il preside Max e l’assistente scolastico Walter, legati da una relazione gay in forte crisi. Evitando sempre il “sentimentale” l’autrice ci offre il supremamente reale, con personaggi egoisti, violenti, immaturi, ma molto umani. Il romanzo progredisce incalzante. La maggior parte delle azioni è emotiva, fino allo squillo della campanella finale, vertiginoso e dal sapore del realismo magico.
Recensione
di Livin Derevel
Monoceros è un romanzo a tratti delirante, un chiaroscuro di serietà, humor nero e surrealismo, in cui i personaggi si inframmezzano, si scontrano, vivono una trama che è la stessa per tutti ma che conduce a esiti differenti, senza finali lieti o finali tristi, anzi, proprio a nessun finale, perché non sembra trattarsi altro di una serie di nuovi inizi.
La storia comincia con il suicidio di Furey. Bello, skater, gay, innamorato, fragile e incompreso.
È incomprensione il filo che lega coloro le cui vicende si snodano tra le pagine: tra gli individui che per un motivo o per un altro erano venuti a contatto col ragazzo prima della sua morte, c’è chi gli aveva parlato una sola volta e chi invece condivideva con lui passioni e giornate, chi lo detestava e chi invece l’aveva sempre amato, pur rendendosene conto dopo quel maledetto lunedì.
I capitoli si susseguono attraverso molteplici punti di vista, ognuno dei quali segnato dai suoi problemi e dalla sua storia. Ciascun narratore è stato scosso da quella morte inopportuna, inaspettata, tragica, ed ognuno ha reagito alla propria maniera nel veder cadere il velo di tranquilla normalità che caratterizza le sue giornate. Frustrazione, inerzia, delusione, repressione, gelosia: sentimenti che si evolvono riga dopo riga, fino a una conclusione quasi attesa, pragmatica, concreta nel suo essere di fantasia.
Si tratta di un libro particolare, schietto e privo di buonismo o compassione, si tratta di una lettura umana, con tutte le sfumature tipiche di una società maldisposta a tollerare che qualcosa prenda iniziative simili perché non abituata a reagirvi.
Lo consiglio a chi apprezza i romanzi fuori dall’ordinario, caustici per il loro realismo e incredibili per la loro irrazionalità.
Autore articolo: Livin Derevel
Livin è veramente una stronza. Ha la lingua biforcuta e il dente avvelenato, è arrogante e invadente, ha una critica per ogni cosa possibile e immaginabile e si diverte a far incazzare gli altri. Detesta chi le chiede dei soldi, gli imbecilli e le Mary Sue - sia immaginarie che in carne e ossa. Scrive di slash, di gente strana e sogna di diventare l'Oscar Wilde del ventunesimo secolo.
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