Monopoly

Il Monopoly compie 75 anni. Celebro questa ricorrenza citando da wikipedia:

I giocatori competono per guadagnare denaro mediante un’attività economica che coinvolge l’acquisto, affitto e commercio di proprietà terriere mediante denaro finto. [cut] Il gioco prende il suo nome dal concetto economico di monopolio, il dominio del mercato da parte di un singolo venditore.

Insomma lo conosciamo tutti il monopoli: i giocatori investono denaro finto in attività edili, nel cemento, creando altro denaro finto e divorando pian piano i più deboli. Un gioco capitalista, tanto che negli URSS era vietato, e lo è tuttora a Cuba.

Il gioco sembra una perfetta descrizione del mondo dei nostri giorni: politicanti scaltri e senza scrupoli muovono le proprie pedine sul tabellone di cartone per soddisfare la propria sete di potere. E la domanda si pone quasi da sola: e se stessimo vivendo tutti in un grosso monopoli? E se noi non fossimo altro che pedine colorate mosse da una mano invisibile?

Qualunque sia la risposta, dobbiamo rischiare, dobbiamo tentare di opporci a questo movimento automatico che ci sposta sempre nella stessa direzione (studio – lavoro – carriera), sempre verso le stesse mete, tutti alla ricerca di soldi, di sicurezza economica. Finanche i più anarchici, se non vogliono essere esclusi dal gioco, finiscono sempre per muoversi lungo il percorso.

Ma dobbiamo opporci, dobbiamo tentare di squarciare il tabellone di cartone che ci tiene ancorati a questa folle corsa e stare finalmente faccia a faccia con chi ci usava come pedine.