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Montagna e Fotografia

Da Marcoscataglini

Montagna e Fotografia

Il Gran Sasso innevato. 

Se rinasco faccio il fotografo di still-life. Vuoi mettere? Ti alzi comodo comodo, te ne vai in cucina e ti spari la prima dose di caffeina della giornata (per non parlare dell’overdose di zuccheri:hmmmm), quinditomo tomo te ne vai nello studiolo a fotografare rape e ciliegie, scarpe o bottiglie di vino, o anche cose più complesse, che so: automobili, motociclette, vasche da bagno, quello che vi pare. Bello no? Invece i fotografi come me si svegliano la mattina presto, preparano lo zaino, si fanno tre ore di auto e poi scarpinano per sei faticosissime ore sul fianco di una montagna per andare a fotografare il paesaggio (straordinario!) che si vede da lassù. Bello, poetico, non c’è dubbio. Però, salendo, ogni tanto mi sembra di sentire lontano, lontano, l’eco appena distinguibile di un qualche maledetto gruppo di sconosciuti che mi urla: “sceemo! sceeemo! sceeeemo!”. Eppure, stadi di calcio in zona non ce ne sono. Mah! Sarà il mio alter-ego che protesta. Mi consolo sempre riflettendo sul fatto che i fotografi come me, o il mio amico e collega Giulio, sono certamente più tonici, scattanti, atletici visto tutto l’allenamento che fanno, e che si godono l’aria pulita e fresca, lo spettacolo grandioso della natura, mentre i fotografi di still-life, porcaputtana, debbono per forza averci la panza, il colesterolo alto e anche il diabete mellito (tié). Però guardandomi allo specchio stamattina,  nel disperato sforzo di capire se da qualche parte nel mio corpo ci sia almeno un muscolo anche piccolo che non sia dolente, col sopracciglio inarcato a valutare le dimensioni delle “maniglie dell’amore” mi sono di nuovo detto: no, se rinasco mi do allo still-life!

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