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Monte Cimino, Viterbo

Da Annarita
Dopo parecchi mesi, sono tornata a fare una piccola escursione, fuori dalla mia regione, ma non troppo lontano. 
"Si inizia a 763 m di altitudine, lungo la Strada del Cimino, dove imbocchiamo una comoda sterrata forestale che in graduale salita porta alla vetta del Monte Cimino (1053 m), il più antico e alto vulcano del Lazio. La parte sommitale, occupata in tarda 'età del bronzo da un importante abitato, è costituita da una straordinaria faggeta, più impenetrabile e più spaventosa che non siano state al mio tempo le foreste della Germania (Livio). Maestosi faggi plurisecolari, alternati da grossi massi lavici formano uno scenario di grande suggestione, set di alcuni celebri film come Il Marchese del Grillo di Mario Monicelli. Passiamo davanti al Sasso Naticarello, enorme macigno lavico rimasto curiosamente in bilico sopra una sporgenza rocciosa, naturae miraculum (Plinio il Vecchio), per poi procedere verso la cima dominata da una torretta moderna. Scendiamo dal versante opposto e dopo una breve digressione verso i straordinari massi trachitici (...)"

"maestosi faggi plurisecolari" è stata la frase che mi ha convinto...

La faggeta era, ovviamente, bellissima, maestosa e magica, ancora intirizzita dal freddo e spoglia, ma piena di bucaneve e ciclamini pronti a sfidare il clima, ai bordi di un sentiero di terra nera; più avanti antichissimi castagni, in gruppo o solitari, le cui buie cavità erano chiaramente dimora di streghe e chissà chi altro. Ancora scendendo, boschi di castagni più giovani, alti e diritti verso il cielo, con le radici affondate in una terra molto rossa e i cui tronchi e rami mossi dal vento gelido battevano in alto fra di loro suonando ritmi segreti.

Monte Cimino, Viterbo

http://www.flickr.com/photos/_alchimista_/sets/72157633061040330/ Io naturalmente ero sempre l'ultima della fila, macchina fotografica alla mano, naso all'insù, ginocchia sporche di terra per fotografare un bucaneve minuscolo o un lichene, o un fungo, deviazioni per toccare  e restare incantata da qualche albero altissimo, piena di rispettosa devozione.

Non avrei voluto andarmene, c'era una sensazione di pace e di protezione lì sotto.
Spero di poterci tornare nelle altre stagioni!
Più guardavo i rami, o quel lichene che ho in mano in una delle foto, e più pensavo ad una foto vista in rete la sera prima, e alla riflessione scaturita, a quanto siamo collegati con tutto ciò che ci circonda; a quanto i rami degli alberi, le piante, il nostro sistema circolatorio, le ramificazioni dei fiumi, i nostri bronchi, il sistema linfatico, abbiano una struttura simile.
Siamo un unico organismo, e questo mi rasserena, il senso di solitudine e di paura dell'ignoto insito dell'essere umano, si dissolve; per contro tutto ciò mi rende sempre più sensibile alle nefandezze che abbiamo compiuto e stiamo compiendo nel nostro sistema vivente.

 *

Con questa foto, come altre volte, spero di diventare un'altra puntina nella mappa del Viaggio Emotivo
http://ilviaggioemotivo.blogspot.it/

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