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Fedeli alla tradizione che vuole Natale con i tuoi e Santo Stefano su pal troi , eccoci ancora una volta ad espiare colpe e cattiverie di ieri, su per le montagne, in cerca di quel silenzio necessario, utile per restare soli con noi stessi e con i nostri peccati.
Serve un sentiero ruspante al punto giusto, non troppo ma neanche troppo poco, quel tanto che basta a eliminare il superfluo, in attesa dei prossimi giorni che incombono minacciosi…….. Abbiniamo l’escursione alla visita del piccolo paese/gioiellino di Poffabro che, in occasione del Natale, arricchisce la sua già preziosa esistenza con numerosi piccoli presepi all’aperto lungo le vie e le case in pietra e che nel pomeriggio, verso sera si illuminano di luci e visitatori. Raut e Rodolino sono penitenze eccessive, non siamo stati tanto cattivi e non ce li meritiamo, per cui, per stare abbastanza nelle vicinanze, scegliamo il Monte Cretò salendo da Tramonti di Sopra, lungo la strada che porta al Passo Rest, in quella Val Tramontina che così eterea ci appariva la settimana scorsa, dall’alto dello Sciara Grande. Superato il lago di Redona, con le sue case in pietra affioranti dalle acque, arriviamo in una ombrosa Tramonti di Sopra, un po' prima che il sole superi i profili delle montagne donando i suoi preziosi raggi alla terra ancor coperta da un diffuso strato di “gilugne”.Individuato l’attacco del sentiero, subito ci si rende conto del suo carattere un pochino monello, anche se qualche persona pia ha tentato di indorare la pillola con qualche angolino natalizio. Mentre affrontiamo i primi gradin,i il sole comincia a farsi vedere spostandosi progressivamente e mettendo in azione i suoi raggi sul versante che, rivolto parzialmente a settentrione, riceve immediatamente beneficio, al punto che, dopo un paio di rampe, siamo già a toglierci di dosso un po' di roba.
Nella pineta si oltrepassa un rio, poi un vecchio stavolo e poi ancora e sempre in salita nel bosco, stranamente fiorito di erica e primule. Alberi spogli, residui di un vecchio incendio, si fondono assieme ai nuovi che crescono e caratterizzano questo tratto di aspra salita, mitigata da preziosi scorci panoramici sul Monte Rest, sul Valcalda e sul versante Tramontino dello Sciara. Il sentiero tira sempre su, la scelta si rivela quindi e come previsto utile e necessaria al disintossicamento da panettoni. Quando questo sembra sbattere in faccia ad una grande fascia rocciosa, ecco che a destra si scopre una rampa erbosa che ci deposita su un bello sperone di roccia, dal quale si gode un’ ultima e magnifica visuale sulla valle e si può finalmente, dopo una raffica di Ave Maria e Padre Nostro, rifiatare addentando un pezzo di cioccolata con le nocciole accompagnato dal the con gli ottani maggiorati.
La salita riprende con un traverso, un piccolo tratto di sentiero rovinato, per poi cambiare brevemente direzione uscendo su un aperto costone pieno di alberi bruciati e su un ultimo ripiano dove, anche se parzialmente, si può godere di un po' di vista anche verso nord. Un breve tratto in piano e il passaggio sull’altro versante del Monte è caratterizzato da un cambio di vegetazione, dal bosco di pini si passa ai faggi, dal sole si torna per un po' in orma e la temperatura cala immediatamente.
Passiamo accanto ai ruderi dello stavolo Zouf per poi infilarci in una specie di canale boscoso, un impluvio invaso dalle foglie dove piacevolmente si sprofonda fino al ginocchio, ma che nascondono piccole insidie per le caviglie. Si riprende a salire lungo il crinale, attraversando il canale in più punti, sempre seguendo preziosi e sbiaditi segnavia. Il tratto finale che precede la piccola e boscosa cima è un sottile sentiero che si affaccia sul fondo della valle serrata dalle alte pareti della Costa Paladin.
La cima non è molto panoramica però consente di godere di una buona visuale sul selvaggio e roccioso versante del Monte Roppa Buffon e sui profili delle cime che sovrastano la Val Viellia. Siamo di nuovo al sole e ci fermiamo un po', la salita è finita. Sulla cima come detto non c’è un gran panorama e neanche un ometto o un libro di vetta, ma la temperatura è piacevole e basta spostarsi un pochino per ammirare il fondovalle.
Prima di scendere o meglio precipitare lungo la discesa nel bosco, si passa accanto ai ruderi degli stavoli Celant, poi ci si infila tra gli alberi, districandoci nell’impluvio di rocce affioranti del Rio Celestia, tortuoso ma abbastanza agevole. Un po di attenzione ai segnavia, qualche spostamento di versante, ancora bosco che si dirada su pulpiti panoramici. Si passa accanto ai resti di una piccola antica fornace per poi raggiungere la “fonte dei Malati” e successivamente il Rio Celestia sul versante basso del Monte Cretò.
Passando accanto alla più grande fornace di Predacies, ci raccordiamo con la comoda mulattiera di Casera Abis che aggirando le pendici del monte, a tratti lastricata e contornata da muretti a secco ci riporta, quasi pianeggiante, a Tramonti di Sopra.
Attraversiamo il paese e ripresa l’auto sulla strada del Passo Rest, riscaldamento a manetta, ci avviamo a Poffabro a veder presepi.Negli angoli più suggestivi di uno dei borghi antichi più belli di Italia, complice il vin brulè, in atmosfera natalizia da fiaba ci lasciamo affascinare da Poffabro, presepe nei presepi.
Decorazioni di cioccolata, altre di cotone, altre ancora di paglia, fatte con il pane o la pasta, in legno o in rame si fondono con la nuda pietra delle case e si accendono di fantasia illuminate da soffuse luci e migliaia di candele all’imbrunire.
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