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Montefiori. Sulla visibilità gay sbagli

Da Bolo77

Montefiori. Sulla visibilità gay sbagli
Gentile Stefano Montefiori,

spiace leggere una analisi tanto superficiale sulla lotta all’omofobia nella scuola comparsa sulle pagine del “Corriere della Sera”. Lei critica una dichiarazione di Najat Vallaud-Belkacem, portavoce del governo francese, che in una intervista chiede giustamente che i testi scolastici raccontino anche l’omosessualità di scrittori e personaggi storici ove caratterizzante l’opera o della vita dell’autore stesso. In Italia si parlerebbe ad esempio di Sandro Penna, di Pier Paolo Pasolini e così via.

Lei trascina il ragionamento fino ad improbabili outing della vita privata, di questo o quell’autore gay. Ma nessuno ha mai parlato di questo, tantomeno la portavoce che palava della coppia omo Rimbaud e Verlaine.

L’evidente fastidio che lei prova nel fare i conti con il desiderio di Giulio Cesare, Alessandro Magno, Luigi XIII la porta a concludere ingenerosamente che di questo passo si passerà, per i gay, “dall’esecrabile obbligo di nascondersi all’obbligo di mostrarsi, e non è detto che quest’ultimo sia più accettabile”.

Se non è assolutamente chiaro chi abbia obbligato chi e soprattutto a fare che cosa, ci può spiegare come e perché non sia accettabile per un omosessuale mostrare, ad esempio, sul lavoro di avere un marito, un compagno, un fidanzato o una frequentazione saltuaria? Perché non è accettabile che una lesbica presenti la sua compagna ai propri familiari piuttosto che la nasconda?

Visto poi, come lei sostiene che “l’orientamento sessuale può restare una questione privata”, è accettabile nascondere di convivere con il proprio uomo alla propria cerchia di amici? Ad una rimpatriata scolastica con mogli e figli è accettabile, se omosessuali, non essere accompagnati con il proprio partner?

Stefano Bolognini


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