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Montegranaro comunità o dormitorio?

Creato il 28 ottobre 2011 da Laperonza

 

veregra street, g.o., genitori oggi, di risio, de luce, Giorgia Benusiglio
In un vivace scambio di battute epistolari (elettroniche naturalmente) con una persona che spesso critico ma che comunque stimo, questi mi e si chiede come mai a Montegranaro non si riesce a creare un clima “comunitario” come invece accade, ad esempio, a Monte San Giusto in occasione di Clown&Clown. Montegranaro ha una popolazione apatica, poco ricettiva, poco sensibile. I Montegranaresi fanno fatica a rispondere alle sollecitazioni, sono assenti dalle iniziative, non solo non danno il loro impegno ma non usufruiscono nemmeno di quello degli altri.

 

A Veregra Street erano tutti ammucchiati nei luoghi di ristoro e disertavano gli spettacoli. L’associazione G.O. Genitori Oggi la scorsa settimana ha organizzato un’ottima manifestazione per fare da apertura alla seconda edizione del progetto “Ragazzi che si bevono la vita”, realizzato in collaborazione con le Scuole Medie (ora non so nemmeno più come chiamarle) per educare i ragazzi al rispetto della vita propria e degli altri. Sono intervenuti, oltre che al Maresciallo Di Risio e al Presidente della Croce Gialla Massimo De Luce, Giorgia Benusiglio, autrice del libro “Vuoi trasgredire? Non farti” nel quale racconta la sua esperienza traumatica a seguito di una sola pasticca di droga. Al La Perla non c’era quasi nessun genitore. I ragazzi della Junior Band, ne ho già parlato, hanno suonato a Porto San Giorgio domenica ma di Montegranaro non c’era quasi nessuno.

 

Posso citare un’infinità di esempi ma il succo è che Montegranaro non risponde. Al massimo segue la Sutor ma si fa davvero fatica a proporre qualsiasi altra cosa. Perché? Non ho una risposta, ma credo che questo derivi da anni, decenni, di mancanza del concetto di comunità dalle nostre teste. Il paese-fabbrica di cui abbiamo tanto sentito parlare ora con la crisi ha visto sparire la fabbrica e si accorge che il paese non c’è. C’è un agglomerato di case, gente chi si incontra e si parla ma non condivide quasi nulla, al massimo un po’ di invidia e qualche maldicenza.

 

Esistono delle micro-comunità: penso a San Liborio che più che un quartiere è un paese nel paese, penso ai vari gruppi cattolici, alle varie associazioni. Ma non esiste un amalgama cittadino, non c’è un sentire comune, quel sano campanilismo che pure esisteva e i nostri vecchi ce ne danno testimonianza. Si può rimediare? Credo di sì, lo credo perché altrimenti non varrebbe la pena impegnarsi per questa città come, invece, molti fanno. Sono proprio quei molti che fanno sperare in un cambiamento, in una inversione culturale. Non sarò facile ma si può fare, basta non perdersi d’animo. E la tentazione è forte.

 

Luca Craia

 


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