Quando ho avuto modo di cominciare a far parte con grande entusiasmo alla stesura del Manifesto degli insegnanti, sono entrata dentro questo florido e generoso gruppo di docenti sognatori mentre praticamente stavano limando le parole, la scelta dei contenuti, il soppeso dei termini e delle espressioni…che era maggio, quando la comitiva di folli stava in carreggiata già dal settembre prima…
Dove ero stata fino a quel momento? Perché non mi ero accorta fino a quell’istante della loro dinamicità? Mi son detta: “Che fortuna ,che bellezza, guarda quanta bella gente che ha voglia di fare cose buone mentre tutti si lamentano e fan tante cose stupide che non servono…”
Nel forum aperto sulla questione del Manifesto si è ragionato lungamente sulla scelta di alcune dichiarazioni che potevano sembrare troppo forti, si è ragionato molto sulla sua forma singolare o plurale, si è ragionato sul fatto che il testo dovesse rappresentare tutti e non solo una parte della categoria, si è ragionato molto sui concetti, vari e complessi, che dovevano essere tutti inclusi, infine si è ragionato molto sul titolo inteso come il simbolo stesso del Documento finale.
Sul titolo sostanzialmente il popolo del forum si è diviso su due fronti: chi lo voleva chiamato “Il giuramento socratico” e chi lo voleva detto “Il manifesto del nuovo insegnante”
Spiego il perché del “Giuramento socratico”:
- Perché giurare è per se un’attività solenne che riflette tutta la gravità dell’atto da compiere
- Perché Socrate è stato il fondatore della filosofia moderna, nonché martire del sapere) e a lui ancora sono intitolate molte scuole che utilizzano a tutt’oggi il metodo maieutico dell’insegnamento
- Perché richiamava il giuramento di Ippocrate da sempre utilizzato dai medici nell’atto in cui si investono dell’autorità di curatori della vita contro il pericolo della morte
Ora spiego il perché del “Manifesto del nuovo insegnante”:
- Perché il termine Manifesto è un termine moderno e attuale che ben riflette il nostro pensiero e la nostra società fatta di individui multipli, autonomi e perfettamente integrati o integrabili
- Nuovo perché quel nuovo voleva essere la cesura tra il tempo passato ed il nuovo tempo che avrebbe avuto il privilegio di ospitare il rinnovamento della scuola
- E naturalmente insegnante perché agli insegnanti si rivolgeva, alla loro missione e all’assunzione consapevole del loro mandato
Alla fine il nostro insieme di voci e di capisaldi ha voluto chiamarsi semplicemente Manifesto degli insegnanti, senza bisogno di specificarli nuovi o giusti o veri o altro…dopotutto un insegnante chi è se non un maestro ed un maestro è uno che insegna e basta, non c’è bisogno di definirlo né nuovo, né giusto, ne vero…
Nel cuore e nello spirito di molti di noi che hanno sottoscritto i 13 punti del tredicalogo rimangono un giuramento, per me dedicato a Socrate, padre della sapienza e non solo della scienza metafisica; nel cuore e nel sentire collettivo il testo è per l’appunto una Dichiarazione solenne di impegno, una serie di punti cruciali e seriosi che manifestano nulla di meno e nulla di più l’agire dell’insegnante.
I più feroci oppositori hanno bocciato Socrate e con Socrate chiunque altro avesse avuto la pretesa di sostituirlo, perché a loro dire l’insegnante di oggi non ha nulla da spartire con l’insegnante di ieri, ancora impelagato nella sue retorica, nella sua soffocante immagine, espressione di un’ autoritarismo burocratico, antiquato e ben poco collaborativo.
Ho accettato di buon grado, per amore della democrazia che discute e che si confronta con equilibrio, l’esito finale, ma non mi dissocio dall’antico sentire e dal mio amore per i grandi maestri: io credo che i veri maestri non passino mai di moda, credo che se un insegnante è stato grande nel suo tempo, continua ad esserlo anche nel tempo futuro, nonostante il tempo futuro abbia aggiunto al sistema scuola strumenti di lavoro e di conoscenza che il maestro in questione non ha minimamente conosciuto e sperimentato, semplicemente perché inesistenti nel suo contesto.
Facciamo l’esempio di Socrate che quando accusato di corruzione morale, piuttosto che fuggire e mettersi in salvo, si lascia giustiziare da innocente solo per amore della stessa verità tanto da lui amata, proprio come sanno fare i nostri politici che quando accusati giustamente nemmeno si dimettono. Addirittura Socrate ignora l’uso della scrittura, usando solo la parola parlata, dialogata, raccontata…e pur con un centesimo degli strumenti usati da noi oggi, riesce a fare con i suoi discenti cose che noi anche con l’uso di internet non sappiamo fare…
Facciamo l’esempio di Maria Montessori che rivoluziona e sconcerta, secondo il proprio tempo, le logiche dell’insegnamento, riconoscendo al bambino il suo ruolo di protagonista e di essere senziente e libero. Addirittura lei elimina la figura della maestra, i bambini sono i maestri di se stessi perché se ben guidati all’inizio possono da soli capire ciò che è bene e ciò che è male…sareebbe da suggerire alla Gelmini che ha avuto problemi con il maestro unico.
Nota bene, Montessori si cimenta con bambini di tutte le estrazioni sociali, dal miserabile orfano cresciuto negli ospedali psichiatrici alla stregua dei malati di mente, ai bambini privilegiati figli di famiglie medio borghesi ai quali era stata riservata da sempre ogni genere di attenzione. E con tutti ottiene ottimi risultati a dispetto delle leggi ministeriali che non si raccapezzano davanti a tanta bravura e a tanta diversità indecifrabile…
Facciamo l’esempio di Lorenzo Milani che raccoglie nella sua scuola gli scarti del mondo scolastico, quelli che la scuola dello Stato bocciava o quelli che il sistema sociale privava della più elementare forma di educazione e di istruzione solo perché appartenenti a famiglie di contadini o di operai non in grado di mandare i propri figli a studiare. Addirittura lui abolisce il tempo normale per creare il tempo continuo, altro che tempo pieno o prolungato; non ci sono feste che possono interrompere il piacere ed il bisogno del sapere, non ci sono distrazioni che possono giustificare la perdita di tempo, per chi il tempo ce l’ha contato…
Ma quale istituto scolastico italiano ha fatto nel proprio comune quello che l’esiliato prete di Barbiana ha saputo fare per il suo umilissimo borgo montano?
Quale scuola d’eccellenza italiana ha saputo fare per i propri alunni quello che la Montessori seppe fare in un tempo storico affatto facile e tenero, soprattutto con le donne, per i bambini che ebbe la fortuna, il privilegio e la sfida di accogliere e di formare secondo un metodo di apprendimento che di fatto non aveva nulla di metodologico e di astratto.
Mi si potrebbe venire a dire che però oggi nelle scuole c’è internet, c’è la Lim, ci sono i blog di classe e c’è Facebook , ed io rispondo prontamente : “E allora?” Se loro avessero avuto internet chissà cosa sarebbero riusciti ad inventarsi, chissà quale magie avrebbero saputo costruire intorno al complicato problema dei libri di testo che ormai sono diventati un ingombro, un ostacolo, un incubo e non più uno strumento pedagogico; o intorno al complicato problema dei programmi che sono obsoleti e che non interessano da sempre gli scolari che a scuola si annoiano e che vivono il tempo passato tra i banchi come una tortura o come una prigione…
Mi si potrebbe venire a dire che oggi non basta il talento, che ci sono dei meccanismi contorti e complessi che non danno speranze, che non permettono nessuna facile illusione e che siamo in tanti, in troppi; che c’è molta concorrenza; che c’è la crisi economica…ed io rispondo prontamente: “E allora? Forse che Montessori e Milani non hanno avuto i loro ostacoli, le loro inimicizie nascoste e nemmeno dichiarate, i loro guai economici e non solo, i soprusi di un sistema che voleva metterli a tacere e mortificarli? Tanti dubbi e poche certezze? Certo che hanno avuto tutto questo, ma non hanno mollato e non si sono fermati a criticare; hanno pensato a fare fare fare, perché le cose potessero funzionare…
Altro che essere diventati sorpassati e non più attuali; così che io avrei volentieri chiamato il giuramento socratico anche Il giuramento del maestro in onore alla straordinaria figura pedagogica di Maria, o anche La promessa di Lorenzo in onore al sacrificio umano e professionale di questo inimitabile sacerdote che ha dato tutto alla sua idea di scuola vista come luogo laico ed autentico di vita e di crescita e di confronto…
Il popolo del network La scuola che funziona non ha voluto esempi , non ha voluto padri o madri, punti di riferimento del passato, ed ha scelto d’essere semplicemente un momento di svolta, di passaggio, di auto assunzione del proprio ruolo sociale.
Per me i veri maestri sono maestri del futuro, non muoiono mai, ce li portiamo nel cuore se li abbiamo conosciuti, ce li portiamo nel cervello se li abbiamo studiati…
Ed io ne sono comunque felice; felice che qui si possa essere in molti che ogni giorno crescono, felice che qui si possa essere in tanti che si confrontano, consapevoli che il pericolo di vedere incepparsi il meccanismo è sempre possibile, ma qualora si dovesse inceppare, pazientemente ne troveremo la falla, pazientemente lo rimonteremo.
Per concludere ecco chi ha studiato il metodo Montessori cosa dice a proposito del suo essere antiquato:
il metodo montessori
e cosa si dice della inattualità della scuola di Barbiana
Vorrei che la mia scuola, quella reale che viviamo tutti i giorni, potesse essere un poco inattuale come loro